Per chi suona la campana

di Ernesto Voccoli- C.S.CloroRosso Taranto *

19 / 12 / 2010

Sono passati diversi giorni dalla straordinaria giornata del 14 Dicembre a Roma e ancora i principali quotidiani e telegiornali si dimenano in prime pagine e titoloni ad effetto: “Scarcerati i violenti di Piazza del Popolo”, “Black Block in libertà”, “Nessun infiltrato della polizia tra i teppisti”.

Viene scomodato anche Saviano, direttamente da Repubblica.it, il colosso della presunta libera informazione del pluripotentato di marca De Benedetti. Già lo immagino, contattato in fretta e furia, tra un’ospitata e un’altra, totalmente distaccato dai disagi che vive la nostra generazione, pronto a pronunciare le seguenti parole: “isolate quei 100, non siamo nel ’77”. Ci manca solo: “gli studenti buoni, bravi, puliti, profumati e belli vinceranno sugli orchi cattivi, sentite me che ho parlato di camorra e per questo ho la verità in tasca”.

Finito lo sbadiglio, consapevole di assistere al solito teatrino mediatico già impacchettato e pronto per essere servito all’audience come uno zuccherino ai cavalli, un primo immediato pensiero: questi se la stanno facendo sotto di brutto, qualcosa sta cambiando.

Ero a Roma il 14 Dicembre 2010 e mai mi sarei aspettato di vivere un qualcosa di incredibile, un frammento di vita che, ciascuna di quelle centomila persone che si stringevano l’un l’altro in piazza, si porteranno dentro per sempre.

Fortunatamente in Italia c’è ancora una parte di stampa che riesce a raccontare la verità (come dovremmo fare senza di loro se gli tagliassero i finanziamenti?), dove non ci arriva questa ci pensano macchinette fotografiche e video: internet è un’arma potentissima.

Il 14 Dicembre 2010 è stato il giorno in cui la separazione tra paese reale e Palazzo è balzata agli occhi di tutti. Da un lato il governo della vergogna, quello delle risate durante il terremoto a L’Aquila, dei sistemi di potere paralleli targati Protezione Civile, delle ronde, etc, salvato dai voti comprati di qualche ignobile parlamentare di un’opposizione inesistente (in primis di alcuni dipietristi); dall’altro una intera generazione in piazza a chiederne la caduta. Ragazzi pieni di rabbia, di dignità, incazzati neri per non essere mai presi in considerazione su niente.

Non ci sono black block, non ci sono fantomatici Sandokan della violenza di piazza, non ci sono gruppi isolati. C’è un forte sentimento collettivo, c’è la consapevolezza di non avere piu’ niente da perdere perché te l’hanno scippato, spazzando via anni di conquiste e di lotte dei tuoi predecessori.

Hai provato in qualsiasi modo a farti sentire, hai bloccato tutto cio’ che si poteva: strade, aeroporti, stazioni, hai occupato facoltà, monumenti, teatri, sei salito sui tetti e sui ponti ma niente. E lo fai anche da parecchio: da quando quindici anni di politiche bicolore ti hanno distrutto il futuro e condannato alla precarietà come condizione esistenziale, col pacchetto Treu e la legge 30, da quando ti hanno smantellato e dequalificato l’università pubblica consentendo anche processi di privatizzazione dell’istruzione, il tutto in nome del “Processo di Bologna” tramite la Zecchino-Berlinguer, la Moratti e ora la Gelmini.

Ma loro di te non ne vogliono sapere niente, non ti ascoltano. L’unica faccia che ti mostra il potere è quella di Stefano Cucchi, di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Gabriele Sandri. Se sei un migrante ancora peggio: ti respingono in mare a colpi di mitragliatrice mentre scappi dalla povertà, i piu’ fortunati vincono una vacanza premio in Lager di stato chiamati CPT dalla sinistra e CIE dalla destra.

Ti giri e ti guardi intorno, mentre avanzi su Via del Corso e tieni strette le persone a te più care sotto una pioggia di lacrimogeni: siamo un sacco! E non siamo neanche soli!

Ci sono le felpe degli operai della FIOM di Pomigliano, i ricercatori precari, le mamme incazzatissime di Terzigno e Chiaiano sommerse dai rifiuti e dalle discariche, i caschetti dei terremotati de L’Aquila, tante persone con cui hai contribuito a raccogliere la bellezza di un milione e mezzo di firme per il referendum sull’acqua bene comune, i migranti della gru di Brescia, insomma l’Italia che non si piega!

Oggi una nazione intera ci deve sentire e deve dare e ricevere un segnale!

Del resto ad Atene, a Londra, a Parigi i riflettori dei media ammiccano gli occhi alle insorgenze metropolitane. Che goduria le facce di Carlo e Camilla che fuggono impaurite tra la folla! Lo abbiamo pensato tutti.

Per una giornata intera Roma è tua. E’ vero qualche banca brucia. Eppure ne hanno salvate di banche con i miei soldi, a Wall Street come a Bruxelles, e il bello è che nessuno me lo hai mai neanche chiesto. Almeno un po’ di cortesia: “vuoi salvare con i tuoi risparmi il capitalismo in nome di tagli alla spesa sociale? Sei pronto all’austherity?”. Neanche questo.

Ma per noi soldi non ce ne sono mai: per un welfare giusto, per l’università, per la ricerca, per il reddito garantito come gran parte dei nostri colleghi europei, per la cultura, per una sanità efficiente. Eppure basterebbe qualche F35 in meno, usato negli anni per esportare la democrazia in Bosnia o in Afghanistan, per trovare qualche gruzzoletto.

E non diteci che siamo matti o che vogliamo l’impossibile, ad una famiglia e ai figli nessuno qua è autorizzato a pensarci. Però diamine: ci avete aumentato anche il costo dei preservativi,…ma che lo fate apposta?

La serata volge al termine, si ritorna nelle facoltà occupate e sui tetti. C’è chi farà visita al solito discount di basso livello per fare la spesa, c’è chi deve tornare al pub a fare il cameriere levando tempo allo studio, c’è chi andrà a fotocopiarsi il libro (anche quello di Saviano se ci girano le palle) per l’esame perché trenta euro sono troppe, o chi tornerà semplicemente a casa ascoltando gioiosamente il proprio IPOD stracolmo di musica scaricata gratuitamente a manetta!

E i fermati sono tutti scarcerati, tutti incensurati: c’è il falegname, la fuorisede, la precaria del call center.

Le sfide alla porta sono ancora tante: continuare a colorare le strade di gioia e voglia di cambiare, chiedere a gran voce lo sciopero generale, ma soprattutto dare corpo e risposte alle varie anime di Piazza del Popolo, le stesse che riempivano il 16 Ottobre in centinaia di migliaia la piazza della FIOM, le stesse che vivono sulla propria pelle la crisi della rappresentanza, lo smantellamento dello stato sociale, l’emergenza climatica ed ambientale, e che reclamano a gran voce una società diversa da quella di oggi.

* tratto da www.siderlandia.it