Condannati a morte

Dopo la strage del 19 aprile nelle acque del Mediterraneo, la retorica politica italiana ed europea specula ancora una volta sulla parola “solidarietà” per rafforzare il regime dei confini.

Utente: Maurilio
22 / 4 / 2015

700 morti. Una strage senza precedenti. Le parole pesano come macigni davanti a eventi del genere. Solo nel 2014 sono ufficialmente decedute (ma il numero sarà molto più alto) 3419 persone nel tentativo di passare dal nord Africa in Europa via mare, una media di 9 al giorno. Il Mediterraneo è un cimitero di corpi e barconi.

Davanti a un evento del genere risultano inappropriati termini come “emergenza” o “tragedia”. Non siamo davanti a qualcosa di straordinario: come si può parlare di crisi, di eccezionalità rispetto a un fenomeno che va avanti da anni senza arrestarsi nonostante le fallimentari e scellerate politiche di contenimento delle migrazioni? Come si può considerare tragico qualcosa che a cadenze regolari si ripete a dispetto di tutte le belle intenzioni sbandierate dai nostri politicanti ogni qualvolta un barcone affonda. “Mai più”, eppure continua ad accadere. Viene il sospetto che parlare di tragedia o di emergenzialità serva a scaricare le proprie responsabilità davanti a queste stragi, incolpando sempre qualcun altro e mai le politiche messe in campo da chi dovrebbe avere almeno la decenza di star zitto invece di provare a raccogliere qualche pugno di voti anche in queste occasioni.

700 morti, come se fosse una guerra o uno sterminio. Eppure si rimane allibiti nel sentire le soluzioni proposte. C'è chi propone di bombardare i barconi, chi di effettuare blocchi navali. Sempre in nome della solidarietà, si intende. Lo dobbiamo fare per il bene altrui e nostro. Mai vista tanta generosità da parte dei nostri politicanti che per altruismo non vedono loro di riempire ancora più di morti il Mediterraneo. Cos'è un blocco navale? È uno schieramento di navi da guerra di fronte a una costa per impedire che qualsiasi imbarcazione si avventuri per mare. Come lo si effettua? Bombardando, speronando, affondando, respingendo qualsiasi cosa si avvicini. Curiose forme di solidarietà violenta. Dovrebbe ricordarlo bene il governo Prodi quando nel 1997 lo applicò nei confronti delle navi che arrivavano dall'Albania. Il risultato? Pochi giorni dopo una corvetta della marina militare italiana speronò una motovedetta carica di donne e bambini. Ne morirono 81.

C'è anche chi invece pensa che la soluzione di tutto sia prendersela con i trafficanti. È tutta colpa loro, bisogna combatterli e magicamente il problema si risolverà. Come se bastasse chiudere l'ombrello per far smettere di piovere. Come se la causa di tutto fossero gli scafisti e non le condizioni di miseria e morte da cui scappa chi affronta il Mediterraneo pur sapendo benissimo cosa rischia. Di fronte a una morte certa e a una morte possibile, voi cosa scegliereste? La fuga di esseri umani dall'Africa all'Europa esiste perché l'Africa è un territorio devastato da anni di guerre, espropriazioni, colonialismo, saccheggi e devastazioni di cui noi europei siamo i maggiori responsabili. Il business criminale delle migrazioni esiste perché ci sono delle leggi italiane ed europee altrettanto criminali che rendono illegali i flussi migratori. Eppure è consolante prendersela con gli scafisti perché così siamo tutti assolti, capro espiatorio perfetto per continuare a perseverare lungo la strada dei respingimenti. Affondiamo le navi (senza le persone sopra s'intende, noi siamo quelli buoni), così dopo proveranno a venire con i gommoni, le zattere, a nuoto. Oppure cambieranno le rotte, magari più lunghe, meno pattugliate, ancora più rischiose. Bloccare le partenze: si ma chi parte dopo dove va? Cosa fa? In che condizioni resta e perché scappa? Nella retorica dei potenti la voce degli ultimi non trova spazio, condannata a rimanere marginale, in silenzio, a non esistere, a morire.

Anche i 10 punti del supposto piano europeo sono un mix di retorica e razzismo. Cosa prevedono? Contrasto all'immigrazione irregolare, rimpatri, controlli dei migranti, poteri straordinari, polizia. Il confine si sposta sempre più in là, dal mare alle coste. La stessa soluzione attuata dal governo Berlusconi che condannò alle brutali carceri libiche chi provava a imbarcarsi per l'Europa.

Dalla Lega al Pd, da Roma a Bruxelles, tutti condividono la stessa prospettiva: non una parola su chi migra, nessun ripensamento delle politiche di accesso, nessun ragionamento sui flussi migratori. L'unico obiettivo è quello di alzare un muro, che sia nel mezzo del mare o sulla terra, per far si che queste persone non arrivino mai più. Così non moriranno davanti alle coste italiane e non dovremo sentirci più responsabili dell'ennesima strage. Moriranno sulle spiagge libiche in attesa di partire; moriranno nelle carceri di qualche paese da cui sono scappati, una volta rimpatriati; moriranno nel deserto, vagando senza meta perché anche quell'ultima speranza che si chiamava Europa gli è stata negata; moriranno nelle guerre che combattono i bambini-soldato; moriranno di fame perché gli avremo sottratto anche le ultime risorse pur di estrarre petrolio o coltivare le piantagioni di qualche multinazionale. L'importante è che muoiano lontano da noi, così magari potremo anche sentirci superiori perché da noi certe cose non succedono. Supposta e schifosa superiorità occidentale.

I veri barbari siamo noi che ci giriamo dall'altra parte; noi che invece di prendercela con chi sta sopra esultiamo su facebook per la morte di chi sta un po' più sotto di noi; noi che non abbiamo più neanche un sussulto di rabbia quando un altro uomo subisce violenza; noi che ci facciamo la guerra fra poveri invece di farla ai ricchi; noi che pensiamo di poterci salvare da soli; noi che non abbiamo fatto nulla per meritarci un pezzo di carta che decide se nella vita puoi restare o devi andare via.

I veri barbari sono tutti quei politici che negli ultimi vent'anni hanno progettato, approvato e reiterato delle politiche di chiusura dei confini. Buoni solo a fare parate e sproloqui televisivi, ma subito pronti ad approvare una nuova legge che sbatta la porta in faccia a chi non ha altra alternativa nella propria vita se non sfidare la morte.

Barbari sono tutti quegli imprenditori mafiosi che hanno messo su un business delle migrazioni, che traggono profitto dall'emergenzialità, che vincono appalti truccati e si intascano i soldi che invece dovrebbero andare nei progetti d'accoglienza. Avete trasformato una condizione drammatica di vita in una fonte di profitti che si alimenta grazie al regime dei confini e alla guerra ai poveri.

C'è un dato che dovremmo tenere ben presente: la mobilità è una condizione centrale nella società contemporanea. Viviamo in un mondo globale dove tutti i luoghi sono interconnessi fra di loro; per questo viaggiano le merci e viaggiano anche gli esseri umani. Imporre confini e barriere vuol dire provare ad accumulare ricchezze da una parte e povertà dall'altra. Ed è sciocco pensare che una volta dentro saremo al sicuro perché il confine è un regime mobile a più livelli e si fa presto ad essere esclusi.

Non si tratta di estendere Triton o di tornare a Mare Nostrum. Tanto meno di giocare alla battaglia navale o di requisire i barconi. Bisogna aprire dei canali di libera circolazione ora e subito. Tutto il resto è solo propaganda o, peggio, favoreggiamento, collaborazione e progettazione delle stragi nel Mediterraneo.

Maurilio Piron, cs TPO, Bologna