il mondo visto da una conca

Cosenza, un diario ribelle del 2010

Nelle Calabrie dove pare non si muova mai niente

Utente: tobbia
7 / 1 / 2011

Gennaio
Si apre con la protesta a oltranza dei lavoratori Valle Crati. La società è fallita. Centinaia di posti a rischio. Dal dicembre 2009 i lavoratori sono in fermento. Dopo l’occupazione dei tetti del palazzo della Provincia iniziata nel settembre 2009, durante le festività natalizie è volato dalla finestra del municipio l’albero di Natale incendiato.

E con la Befana, scoppia la Rivolta di Rosarno. Centinaia di auto distrutte, cassonetti divelti e svuotati sull’asfalto, ringhiere di abitazioni danneggiate. Scene di guerriglia urbana a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, per la rivolta di alcune centinaia di lavoratori migranti impegnati in agricoltura e accampati in condizioni inumane in una vecchia fabbrica in disuso e in un’altra struttura abbandonata. A fare scoppiare la protesta il ferimento da parte di persone non identificate di due giovani neri con un’arma ad aria compressa e pallini da caccia. Nei giorni successivi avviene una vera e propria caccia al nero. La popolazione locale scatena i pogrom contro i migranti. La polizia li deporta a Crotone. I riflettori dei media globali si accendono sulla Calabria. Per la prima volta, si assiste ad una sommossa contro la borghesia mafiosa. A Cosenza si svolge una partecipata assemblea cittadina. Notevole è il senso d’impotenza delle associazioni antirazziste calabresi.

Febbraio
La Procura di Cosenza annuncia l’imminente sgombero del campo rom. Dopo anni di silenzi e indifferenza, prefettura e comune lanciano l’ennesima soluzione xenofoba di una questione sociale mai realmente affrontata. Si mobilitano le associazioni a sostegno dei rom. Cortei non autorizzati in città e irruzione nella casa delle culture dove il Comune e l’Opera Nomadi hanno organizzato una passerella con la scusa della Giornata della Memoria.

Nella settimana di San Giuseppe, come ogni anno, nell’area occupata/liberata dei capannoni ex FCL si tiene FieraInmensa, un melting dal basso con le comunità migranti che lavorano nella fiera millenaria.
Marzo
Nella nottata fra il 28 febbraio e il 1 marzo numerose realtà, associazioni cosentine laiche e non, trascorrono la notte nel campo rom di Cosenza a Vagliolise. La comunità rom e le associazioni temono l’esecuzione di uno sgombero che in base ad un’ordinanza notificata alla Provincia e al Comune di Cosenza, ma non ai cittadini Rom, doveva essere eseguita entro e non oltre la data del primo marzo.
La nottata al campo trascorre tranquillamente ma arrivate le otto del mattino arrivano le prime voci di uno sgombero imminente.
Le forze dell’ordine nella mattinata giungono, però non per effettuare lo sgombero bensì per notificare ai rom le indagini svolte nei loro confronti in merito ai presunti reati di occupazione abusiva di suolo, abbandono di rifiuti anche speciali, allaccio abusivo alla rete elettrica.
Il temuto sgombero non ha quindi luogo. I rom chiedono, da tempo, la realizzazione di un campo attrezzato che potrebbe poi essere una base sulla quale costruire un futuro discorso insediativo in appartamenti.
Aprile
Inizia la raccolta firme sui TRE REFERENDUM in difesa dell’acqua.
Il percorso referendario si trasforma in una occasione di azione politica, dibattito, approfondimento. Primo obiettivo: la raccolta firme per depositare i tre quesiti referendari. Intorno ai referendum si sviluppa un percorso di partecipazione che attraverso la costituzione dei Comitati Promotori costruisce spazi pubblici d’azione collettiva. In città molto attivo il comitato benicomuni.

Trionfale quanto cialtrone annuncio del sindaco Perugini che chiama a raccolta i giornalisti per illustrare loro l’ordinanza che entrerebbe in vigore dal 12 aprile. A Cosenza, il primo mega manifesto che sta per fare la sua comparsa dà un messaggio molto chiaro: “sulla gestione dei rifiuti si volta pagina”. A tutt’oggi, nonostante sia stata finanziata e rifinanziata, la raccolta differenziata a Cosenza non è mai partita.

Arsenico, metalli pesanti e amianto sotto scuole e ospedali a Crotone. 35mila tonnellate di ferriti sepolte tra agrumeti e oliveti a Cassano Ionio. La regione stanzia 3 milioni e mezzo per la bonifica. E vorrebbe affidarla agli inquinatori. I comuni danno invece l’appalto a un’altra società, indagata a Genova.

L’ “ambulatorio medico senza confini” è inaugurato mercoledì 21 Aprile alle ore 17 (attivo dal 5 maggio) grazie alla sinergia tra Cgil e l’Auser di Cosenza. Una nota informa che la struttura, sia pur rivolta ai migranti sprovvisti di aiuto, sarà utilizzabile da chiunque. La sede del presidio sanitario è ubicata nel quartiere Spirito Santo, in via Manzoni. Una decina di professionisti, tra personale medico e paramedico, si dichiarano pronti ad offrire le rispettive competenze ed abilità.

Inaugurato all’Università della Calabria l’anno accademico. Che c’era ben poco da inaugurare, anzi che non c’era assolutamente nulla da festeggiare, s’era detto con forza e determinazione anche l’anno precedente, quando il 15 gennaio del 2009, in un’università totalmente militarizzata, è stato impedito agli studenti ed ai ricercatori di esprimere il proprio dissenso. In uno scenario palesemente drammatico per le sorti dell’università, determinato da anni di riforme scellerate e definitivamente aggravato dai tagli imposti dalla 133, gli studenti sentivano e sentono la necessità legittima di protestare contro il governo chiedendo il ritiro della legge.

Arrestate a Rosarno trenta persone. Indagini avviate dopo gli scontri del gennaio precedente. “Emergono sfruttamento e minacce ai lavoratori extracomunitari”. È questo il bilancio del blitz contro il racket dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù degli immigrati in agricoltura. L’operazione anti-caporali nasce dalle indagini avviate in seguito alla clamorosa rivolta dei migranti impegnati nella raccolta degli agrumi.
Dalle indagini emerge chiaramente che alla base di quella rivolta c’era lo sfruttamento e le condizioni inique in cui gli immigrati erano costretti a lavorare. I giovani neri, inoltre, avrebbero subito anche ripetute minacce. Erano costretti, infatti, a lavorare in condizioni di schiavitù.
Si sviluppa un dibattito pubblico sull’area urbana cosentina. E questo a ridosso dell’esito dei comizi regionali, caratterizzato, ben oltre la sconfitta del centro-sinistra, da una massiccia astensione elettorale; e ad un anno dal rinnovo dell’amministrazione comunale del capoluogo. Sicché, obiettivamente, l’apertura di questa discussione dà il via, per tempo, alla campagna per il municipio cosentino. E tutto questo con ragione dal momento che l’area urbana non è un affare per specializzati, politici o urbanisti che siano; ma, al contrario, una questione che riguarda il mutamento delle forme della vita urbana, insomma: il nostro comune destino. Va da sé che in una simile prospettiva non è compatibile con la riduzione della intera questione alla costruzione della metropolitana leggera o alla moltiplicazione delle imprese edili o alla dilatazione del commercio o ad un nuovo piano regolatore.
Maggio
Circa duecento tra precari e migranti di Cosenza prendono parte alla manifestazione del primo maggio a Rosarno per portare in piazza una voce fuori dal coro. Studenti dell’Unical, rifugiati politici, rom e precari del movimento cosentino, sfilano per le vie della città indossando una maschera bianca, simbolo dell’invisibilità delle loro condizioni di vita, non adeguatamente rappresentate dai sindacati confederati, che nei tragici giorni della caccia al nero, si sono resi anch’essi latitanti.
I precari e i migranti cosentini riescono a guadagnare il palco.

A Cosenza Vecchia, in piazza Toscano, alcune associazioni e liberi cittadini – tra cui Radio Ciroma e la Coessenza – pongono sotto tutela l’ex Centro Informazione Turistica, abbandonato al degrado. Sarà trasformato nel Centro Documentazione Interattivo “R. De Luca”, che nei mesi successivi ospiterà una sperimentazione culturale autonoma costellata di partecipati dibattiti, rassegne, concerti dal vivo e performance.

E l’8 maggio viene occupato a scopo abitativo uno stabile abbandonato su viale Trieste dal comitato “prendo casa”. A distanza di una settimana si fa viva la BNP rivendicando la proprietà del palazzo. La banca milanese sporge denuncia alla questura di Cosenza chiedendo lo sgombero immediato del palazzo. La Bnp ne rivendica la proprietà omettendo il fatto che dal 2005, e fino al 2017, fa parte del fondo comune di investimento Patrimonio Uno suddiviso in quote virtuali che ogni anno distribuisce proventi a ciascuna quota attraverso giochi in borsa senza l’obiettivo reale di venderlo

Il 17 maggio i lavoratori della Città dei Ragazzi di Cosenza occupano la sede della Biblioteca dei Ragazzi per protesta contro la sospensione dei contratti che segue alla sospensiva del Tar dopo il ricorso di una delle cooperative che aveva partecipato al bando di gara per il servizio. Da due mesi i 33 operatori sociali sono senza stipendio e non hanno accesso agli ammortizzatori sociali. La vicenda della CDR, che segue la chiusura della Biblioteca dei ragazzi sotto Palazzo dei Bruzi, non troverà soluzione per tutto il 2010. La struttura è rimasta aperta in totale cinque mesi negli ultimi due anni. Nel dicembre 2010 i dipendenti sono riusciti ad ottenere, dopo mesi di lotte, soltanto la cassa integrazione.

Esasperati, al culmine delle due proteste, i dipendenti della Città dei Ragazzi e i senza casa dello stabile di Viale Trieste fanno irruzione in municipio durante il consiglio comunale per chiedere un incontro al primo cittadino. La seduta è sospesa. Maggioranza in fuga. Tensione con le forze dell’ordine. Sindaco e consiglieri bloccati nel palazzo fino a tarda sera. Perugini non riceve nessuno.

Intanto scatta la mobilitazione degli studenti all’Unical. Sit-in Rettorato,
lunedì 24 maggio, contro l’aumento delle tasse e per la proroga della scadenza di pagamento della seconda rata.
Assemblee Studenti contro il DDL Gelmini in tutte le facoltà.
Si lotta contro la guerra all’intelligenza.

Il 25 maggio il Comune annuncia che costruirà un mega-auditorium nell’unica area rimasta non cementificata in città. È quella recuperata e rivitalizzata dal basso dalle associazioni cosentine che si battono contro il razzismo e la precarietà, e in difesa dei beni comuni. L’amministrazione comunale finge di ignorare che da anni l’area delle ex officine delle Ferrovie della Calabria, un’area dismessa e nociva della città, è stata oggetto di un’azione di auto-recupero dal basso, che ha portato nuova vita sociale nel cuore dell’intera area urbana. Scatta la mobilitazione. Una serie di associazioni e realtà (associazione Baobab, associazione Calafrica, associazione Gli Altri Siamo Noi, sportello antisfratto Prendocasa, comunità Filippina, comunità Senegalese, collettivo L’Evasione, comitato Benicomuni, comitato Fiera In Mensa, Compagnia teatrale delle Onde, CPOA Rialzo, Coordinamento calabrese acqua pubblica ‘Bruno Arcuri’, GAS/Mercatino ‘Utopie Sorridenti’, Libera associazione di idee, Mo.C.I., Officine Babilonia, Stella Cometa onlus, Unitalsi, Verdebinario) promuovono un’assemblea pubblica. Partecipano 300 persone che dicono NO ai progetti devastatori promossi dal vicesindaco Franco Ambrogio. Sono le stesse realtà sociali che offrono alla città una serie di servizi ed iniziative: Sportello di consulenza legale rivolto ai migranti; Sportello per il diritto all’abitare; Gruppo di acquisto solidale e mercatino biologico; recupero e riutilizzo di mobili usati; riciclo dell’alluminio; cooperazione internazionale; mercatino dei vestiti usati; distribuzione farmaci; laboratori di arte, musica, teatro, giocoleria, riciclo creativo e giardinaggio urbano; inclusione sociale a persone con disabilità; internet social point; attività ludico-sportive; sala prove musicale; area concerti; sostegno ai detenuti. Il tutto condito da numerosi momenti di socialità, basti pensare a Fiera in Mensa, l’annuale appuntamento che si svolge in concomitanza con la Fiera di S. Giuseppe.

Sui media locali appare la notizia che l’Enel rilancia un assurdo progetto di Centrale a carbone. La multinazionale, già impegnata nella devastazione di alcuni territori dell’America Latina, vorrebbe ora trasformare tutta la piana di Rossano in un enorme buco nero. Nero di carbone e di polveri sottili che entrerebbero ovunque e decimerebbero una popolazione già stremata e fatta fuori, giorno dopo giorno, dall’elettromagnetismo indotto dai cavi elettrici che partono dalla sua centrale ed attraversano a bassa quota interi quartieri. Quartieri come la contrada Petraro, o quella di Spina Santa o quella di Piragineti. Contrade popolose che fanno da cintura al centro di Rossano e che da decenni stanno subendo una decimazione per tumori di ogni specie. A Rossano decine di comitati e gli stessi sindaci della Sibaritide annunciano che si opporranno con ogni mezzo a questo progetto. Si svolgono assemblee e pubblici dibattiti.

Lunedì 31 Maggio 2010 sit-in della comunità Rom di Cosenza davanti la prefettura in piazza XI settembre. Ancora una volta i rom del campo di Vaglio Lise di Cosenza vengono colpiti da decreti di allontanamento le cui motivazioni sono legate alla precarietà delle condizioni di vita in cui versano e sono determinate dall’immobilismo e dall’indifferenza delle istituzioni.
Giugno
Si apre con lo sgombero della casa occupata in viale Trieste. Duecento agenti in divisa, tra poliziotti e carabinieri, alle due del pomeriggio paralizzano la città e abbattono con una motosega il portone d’ingresso dello stabile occupato. Ancora una volta in questa città si rivendicano diritti e la risposta che arriva è solo quella degli apparati repressivi. Il comitato “ Prendocasa” scrive: “Abbiamo chiesto più volte l’intervento del comune e della prefettura ma al loro posto rispondono la procura e la questura effettuando uno sgombero con un impiego di uomini e mezzi degni di un’operazione antimafia. 16 uomini e donne sono stati portati in questura come dei criminali e trattenuti fino a tarda sera per allungare l’elenco degli indagati. Ancora una volta la digos di Cosenza mette in piedi teoremi fantasiosi che cercano di dividere in buoni e cattivi i componenti dei comitati che portano avanti battaglie sociali. Che cercano di indicare “i soliti attivisti” come fomentatori dei bisognosi ed è così che nel mucchio vengono inseriti anche coloro che sono venuti a portare la loro solidarietà alla lotta”. Dopo un corteo, fino a tarda sera, davanti la questura di Cosenza, si svolge un presidio per chiedere l’immediata liberazione dei migranti fermati.

15 giugno, con una lettera aperta al sindaco Perugini, appaiono le richieste delle associazioni per i rom di Cosenza:
“Gentile Sindaco, ancora una volta siamo costretti a denunciare come la comunità di rom rumeni accampata a Cosenza continui ad essere oggetto di politiche pubbliche schizofreniche, a volte assistenzialistiche a volte repressive, evidentemente incapaci di risolvere le tante emergenze che questa gente si trova ad affrontare.
In particolare dobbiamo evidenziare come lo scorso 5 maggio, la Prefettura di Cosenza abbia emesso altri 14 decreti di allontanamento, in funzione di un impianto accusatorio che da mesi è sempre lo stesso. E’ un impianto rivolto a far ricadere sui rom la colpa delle precarie condizioni igieniche e abitative che caratterizzano l’accampamento costituitosi sul greto del fiume Crati, anche se la magistratura ordinaria, qualche mese fa, ha rigettato questo tipo di ragionamento. L’ha fatto lo scorso novembre, annullando tutti i 96 provvedimenti di allontanamento che, in quell’occasione, vennero emessi contro i rom dalla Procura di Cosenza. La lezione fu tale che, pochi mesi dopo, la Procura stessa dovette ritornare sulla questione, ma questa volta intimando il Comune e la Provincia ad adoperarsi tempestivamente affinché garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali dei rom e provvedano alla loro sistemazione”. Il sindaco, ovviamente, non risponde.

Il tribunale di Cosenza assolve i cinque compagni denunciati dopo la protesta all’Unical in occasione della venuta del presidente Napolitano nel gennaio 2009.
Luglio
2 luglio, la procura di Paola stima la presenza di oltre centomila metri cubi di rifiuti industriali seppelliti nell’alveo del fiume Oliva e nei terreni adiacenti, vicino Amantea. È la stessa zona in cui si arenò circa venti anni fa la nave Jolly Rosso.

17 e 18 luglio due giorni di forum ambientalista a Rossano Calabro.
Intanto, al via nel tribunale di Paola l’udienza preliminare nel procedimento che vede indagati i vertici della Marlane-Marzotto, presunti responsabili della morte di centinaia di operai avvelenati in tre decenni dalle sostanze tossiche sprigionate dalla fabbrica tessile di Praia. Presenti davanti il tribunale le associazioni ambientaliste. Numerose le richieste di costituzione di parte civile. Indagato anche l’attuale sindaco di Praia, Carlo Lomonaco, all’epoca dei fatti responsabile del reparto tintoria nella Marlane. Grave l’atteggiamento dell’amministrazione di Praia, della Provincia e della Regione che non si costituiscono parte civile.

Il 20 luglio la Corte d’Appello di Catanzaro conferma la sentenza di primo grado che aveva assolto i 13 attivisti accusati dal P.M. Fiordalisi, in seguito all’indagine dei R.O.S., di “cospirazione contro i poteri dello Stato” e “associazione sovversiva”.
Agosto
Muore Adolfo Grandinetti, compagno. È bello e giusto ricordarlo con le parole dei compagni del PCL: “Con l’inaspettata morte di Adolfo Grandinetti scompare una delle figure più miti e dolci che la natura abbia mai creato. Per chi lo ha conosciuto e insieme a lui ha condiviso ideali, battaglie e speranze. Con Adolfo muore un comunista, un “Compagno” come egli preferiva farsi chiamare da tutti coloro, che in ossequio alla sua professione di medico, lo chiamavano “Dottore”. Persona mite, mai superba, con umiltà (la più profonda qualità dei giusti) ha sempre operato nella vita privata e negli impegni politici e di partito”.
Settembre
I dipendenti delle cooperative B occupano per diversi giorni il Comune. L’assenza di una risposta alla loro legittima richiesta di dignità, è un caso emblematico di quanto Cosenza, a causa dell’inettitudine dell’attuale amministrazione comunale, stia subendo un pesante processo di degradazione. Oltre cinquecento famiglie, da sempre precarie e disagiate, sono adesso umiliate da una “classe” politica che evidentemente non ha alcuna reale intenzione di stabilizzare la loro condizione.

Si apre con una mobilitazione generale l’anno scolastico per gli insegnanti calabresi e non. Solo nella nostra regione c’e una riduzione di 1370 contratti.
Questi dati ci danno l’idea di quello che possiamo definire un “licenziamento epocale” ai danni dei precari della scuola.
Sit-in permanente degli ATA in piazza XI settembre, teatro di una delle tante iniziative che serviranno a dare voce a tutto il personale coinvolto in questa “mattanza”.

Mentre continuano le attenzioni da parte del Rettore La Torre sull’area del polifunzionale, proseguono anche le iniziative proposte dagli studenti per proteggere il Filorosso, e tutta la zona del polifunzionale dalle attenzioni poco gradite che le istituzioni universitarie stanno rispolverando su quegli spazi.

Le reti studentesche romane accolgono l’appello “Uniti contro la crisi” e indicano “La Sapienza” come luogo dove dare vita ad una grande assemblea pubblica, capace di garantire continuità al percorso che si aprirà il 29 settembre e procederà fino alla grande manifestazione del 16 ottobre. Anche a Cosenza si mettono in moto i movimenti.

Dopo aver manifestato la propria indignazione, la popolazione di Cavalerizzo, frazione di Cerzeto, colpita da una frana ormai più di 5 anni fa, cerca di capire quando e come poter ritornare alla vita che gli è stata negata. Mentre c’è chi abbatte i cancelli per tornare ad abitarere nella propria casa, sfidando i diktat della Cricca già vista in azione a L’Aquila e in Sardegna, si accoglie la visita di Guido Bertolaso. Proteste nei suoi confronti. Si assiste a servizi della stampa di Stato mistificatori della realtà.
Ottobre
Una dopo l’altra, gli studenti occupano tutte le scuole cosentine. È un movimento che cresce di ora in ora e che mette in discussione sia la didattica convenzionale sia gli equilibri di potere all’interno delle aule. Ma soprattutto, attacca frontalmente la riforma Gelmini e l’impoverimento della scuola pubblica, voluto dalle scelte neoliberiste di questo governo e dei precedenti. A differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni, quando le “assemblee permanenti” erano eventi simbolici, quest’anno i ragazzi danno vita ad occupazioni vere, pernottando nelle scuole e riempiendole di vita.

Nella valle del Gallico, durante la notte, ignoti attentano al capannone di Ludovico, socio e compagno del Consorzio Equosud. “Ludovico – si legge in una nota a suo sostegno – quello che va in giro sempre con Mimmo Tramontana per tutt’Italia a spiegare che cos’è quell’avventura folle che si chiama Equosud, quella cosa dei piccoli produttori calabresi…
Quello della lotta contro la discarica che volevano fare nella vallata del Gallico, che parla sempre delle arance che si fanno là, che se ti vede che tagli un tarocco per fare una spremuta si mette a gridare al delitto! Quello ch’è fissato con le belladonna, le arance più dolci del mondo…”

Tutti a Roma per la manifestazione della Fiom del 16 Ottobre scorso. Un grande successo di determinazione e consapevolezza. Anche la nostra città e la provincia, con la partecipazione di centinaia di studenti universitari, precari della conoscenza e dei servizi, attivisti dei centri sociali e dei movimenti in difesa dei beni comuni, cittadini e cittadine, dà un contributo come da tempo non accadeva. La determinazione dei metalmeccanici si è intrecciata con i movimenti e le istanze che hanno animato negli ultimi tempi i conflitti sociali nel nostro paese. Anche a Cosenza si consolida il comitato Uniti contro la Crisi.

Ancora tensione intorno al campo rom di Cosenza. In riferimento all’”operazione di bonifica” avvenuta il 28 ottobre presso il campo rom di Vagliolise, le associazioni e i singoli cittadini da tempo impegnati insieme alla comunità rom nella lotta per il riconoscimento e la difesa dei loro diritti, dichiarano:
“tale operazione, condotta con un massiccio dispiegamento di mezzi e personale delle forze dell’ordine, svela il reale disegno politico che la sottende e criminalizza un’intera comunità colpevole per il solo fatto di esistere e di cercare una condizione di vita più dignitosa”. Intanto le associazioni lavorano su frequenza scolastica, doposcuola, attività ludiche nel campo rom e vaccinazioni. Il prefetto Reppucci attacca le associazioni sulla questione rom, ma nel giro di poche settimane chiederà pubblicamente scusa, spiegando che le sue critiche erano dirette all’Opera Nomadi.

Arriva una raffica di diffide ai danni di numerosi giovani ultrà del Cosenza Calcio per aver osato scandire, prima della partita con il Taranto, cori contro il ministro Maroni.

Il 31 ottobre nella piazza centrale di Montalto Uffugo numerosi cittadini celebrano il quinto compleanno dell’elettrodotto Laino-Rizziconi, un mostro carico di corrente elettrica, targato multinazionale Terna, che attraversa la Calabria da capo a piedi. I cavi a 380 kw attraversano le vite degli abitanti della zona, provocano campi magnetici, preoccupando esperti e medici. Aumentano i casi di leucemie e tumori tra i bambini. Nell’indifferenza della classe politica locale e nel silenzio delle autorità preposte al controllo del territorio, prosegue la lotta del Comitato Insieme per la Salute di Montalto Uffugo.
Novembre
2 novembre, ancora una volta, ci troviamo costretti a comunicare un gravissimo attacco in stile squadrista che questa volta colpisce il compagno anarchico Ruben del collettivo “Riscossa” di Catanzaro. Il collettivo rappresenta nella città l’unico baluardo della resistenza antifascista militante, in una città storicamente “controllata” e stuprata dall’estrema destra fascista e dal malaffare (legale o meno). Ai compagni la solidarietà di tutti gli antifascisti calabresi. Nei giorni successivi, per le strade del capoluogo, si terrà un corteo antifascista.

Si svolge a Cosenza il presidio antifascista in piazza dei Bruzi in occasione della venuta di Adriano Tilgher, noto neofascista che negli anni settanta è stato fondatore del gruppo avanguardia nazionale (sciolto nel 1975 ) e incriminato per aver tentato di ricostituire il partito fascista. In seguito inquisito per la strage dell’italicus e per la strage di Bologna. Incidenti tra antifascisti e polizia che impedisce loro l’accesso a Palazzo dei Bruzi.

A Francavilla la presentazione del libro di Francesco Cirillo “La Notte di Santa Lucia”, edito da Coessenza, offre l’opportunità di fare il punto della situazione sulla vicenda delle ferriti di zinco, prodotte a Crotone dall’ENI e interrate clandestinamente nella piana di Sibari nel corso degli anni novanta.
A novembre inizia la bonifica. L’incarico è affidato dal Ministero alla Syndial (ENI), con il coinvolgimento della SOVRECO di Crotone. Sarà fondamentale un controllo sociale e democratico delle popolazioni locali sulle modalità di svolgimento delle operazioni di bonifica.

Si fa chiamare Lupik e si diverte a sbugiardare i padroni della città. L’11 novembre espone striscioni in aree precise di Cosenza e sfida tutti a fare un gioco: divertiamoci a individuare le prossime aree su cui si concentrerà la speculazione edilizia. Sono disposto a giocare con voi, purché rispondiate a questa domanda: qual è la vera mafia di Cosenza e Rende?
Siete in difficoltà? Bugiardi! Anche i bambini lo sanno: è quella del cemento!
I padroni dell’edilizia costruiscono dove e come vogliono, approfittando di coperture e “amicizie” importanti. Intanto, nell’area urbana più cementificata d’Italia, migliaia di famiglie vivono in costante emergenza abitativa, costrette a pagare salatissimi affitti e a sopravvivere in case umide e pericolanti.

Dopo lo sgombero dell’occupazione (multietnica) del palazzo di viale Trieste, sede dell’ex ufficio di collocamento, avvenuto il 4 giugno scorso, arrivano decine di denunce che cercano di intimorire chi in questa città si organizza dal basso per riappropriarsi dei diritti negati da decenni di politica corrotta, parolaia e strumentale agli interessi delle lobby di potere che a Cosenza, come nel resto d’Italia, disegnano un quadro a tinte fosche fatto di interessi (di pochi) e compromessi (tanti) a scapito dei più.

Scoppia il caso dell’ex Centrale dell’Arte di via Degli Stadi, dove sorgeranno due palazzoni e un centro commerciale. Diversi capannoni ricoperti d’amianto vengono abbattuti senza che i padroni del cemento cosentino abbiano adottato la più elementare delle misure di sicurezza. Grazie a questi “signori”, tutti così abbiamo respirato pulviscolo d’amianto. A fine novembre si viene a sapere che l’Asp, il Comune e la procura, seguiranno la rimozione dei detriti con attenzione, e che sarà effettuata una bonifica. Ma la domanda è semplice: nessuno pagherà per i danni già arrecati alla salute degli abitanti di via degli Stadi durante i “lavori” di abbattimento senza le minime misure di sicurezza?

Il 22, tremila studenti dell’Unical, nell’ambito della più ampia giornata di protesta nazionale contro la Gelmini, occupano l’autostrada Salerno-Reggio Calabria all’altezza dello svincolo di Cosenza Nord.
Dicembre
“Signori della corte, vi chiediamo scusa, perché se oggi siamo qui a discutere ancora una volta di questa vicenda, al cospetto di un tribunale che forse in Calabria dovrebbe occuparsi di ben altro, la responsabilità è anche nostra. Se fossimo stati meno inadeguati, oggi questa corte avrebbe avuto la possibilità di impegnare in maniera più proficua e seria il proprio orario lavorativo”. Si era conclusa così, con un tono fortemente ironico, il 20 luglio 2010, l’arringa di uno degli avvocati dei 13 attivisti imputati per i reati di cospirazione politica. Ma la Procura di Cosenza, la digos e il ROS vanno avanti e presentano ricorso in Cassazione. Non sono ancora soddisfatti. In fondo sinora hanno speso inutilmente soltanto due milioni di euro per dare la caccia alle streghe e giustificare i propri stipendi all’erario.

L’emergenza rifiuti in Campania si estende anche alla Calabria. Contro le discariche si mobilitano le popolazioni e i comitati di Pianopoli nei pressi di Lamezia, e Bucita, frazione di Rossano.
11 dicembre occupata a Cosenza la sede di Confindustria. Mobilitazione in vista della prossima manifestazione a Roma del 14 dicembre.

“Noi la crisi non la paghiamo!”, è la parola d’ordine che caratterizza le mobilitazioni portate avanti dal movimento studentesco che si oppone attivamente ai tagli e alla ristrutturazione in senso privatistico dell’università. Crisi strutturale di un sistema economico ormai al collasso, che da oltre 40 anni, sistematicamente si ripercuote sui settori sociali più deboli.

In tutta Italia manifestazioni a favore dell’acqua pubblica. Corteo regionale anche a Cosenza. La polizia lo blinda con camionette e divise antisommossa per creare il vuoto intorno ai contenuti lanciati dal Comitato.

14 dicembre, uniti a Roma, contro la crisi.
Lettera di un ultrà:
Si raccolgono caschi neri intorno al focolare. Roma, 14 dicembre, falò di fine anno. Brucia le illusioni, resuscita ogni sogno. “Chi sono questi giovinastri”?, si chiedono i cronisti a due dimensioni. “Ecco i rivoluzionari del nord del mondo”, strombazzano i movimentologi in preda al rituale orgasmo della parola. E giù categorie, classificazioni, abluzioni cerebrali e stanche etichette. “Sono studenti”. “No, precari della mente”. “Ma che dite? Si tratta di insorgenti”. Le muse dell’epica digitale s’azzuffano pur d’accaparrarsi la paternità della rivolta. C’è chi la strada la scrive e chi la descrive. E mentre i sacerdoti delle buone maniere s’affrettano a prender le distanze, i caschi neri fanno sul serio: “attacchiamo gli spazi”, “verticalizziamo”, “conquistiamo la profondità”, “ci divertiamo”. Per loro la guerriglia è gioco. Se n’accorge pure Roberto “Mangiafuoco” Maroni. Capisce che stavolta nel teatrino han preso vita tanti soggetti in corpo e sangue, insofferenti a chi vorrebbe reggerne i fili. Cori festosi accompagnano l’assalto alle divise oscure. Il travisamento è preventivo. Imparata bene è la lezione in tanti anni di corpi schiacciati da camionette e cadaveri lasciati a terra tra lamenti di sirene tristi. Ma qui non c’è più spazio per il pianto greco. Non si subisce più. Al gas nervino si risponde col malox: previene il bruciore, avvolge la pelle d’un bianco color cera. Il ministro della Polizia ha la sensazione d’aver già visto questo quadretto. Riconosce demoni antichi, vecchi almeno quarant’anni. Riemergono improvvisi i linguaggi soffocati dalle multinazionali del Dio Pallone, le forme di conflitto delle gradinate. Sconquassano il velo che avvolge simulacri d’esistenze e perenni varietà televisivi. Tie’, Maroni, beccati questo! Tanti saluti a chi t’ha scritto il pacchetto sicurezza. Il demone risorge all’improvviso, si fonde con l’armata delle 900 euro al mese. Altro che studenti! Qui c’è la gente vera. Quella che soffre, a prescindere. Perché se arriva a mille euro, è condannata a vivere subordinata al verbo dei bisogni. E quando non ci arriva, alleva rabbia e tanta insofferenza. La novità è che non ci si dispera più! Maroni lo sa che un tempo li chiamavano “Ultrà”. Così invoca le leggi speciali. Vuole applicare il Daspo alle manifestazioni sociali. E per spazzare via il demone dagli stadi, si prepara a introdurre la tessera pure per le partite in casa. Magari lo facesse, magari osasse fino a tanto. Sai che bellezza un 14 dicembre al mese! Professionisti della parola, esperti di neologismi, topi d’accademia: preparate il vostro pianto allegro, la vostra lamentazione ricorrente, avrete un bel da fare: reinventarvi, pontificare. D’ora in avanti troverete grosse difficoltà a catalogare. Un nuovo demone s’aggira per l’Europa. Per spirito e vocazione, oltrepassa barriere e categorie. E mentre si ribella, egli adora cantare.

Il 22 dicembre nuova manifestazione di potenza dell’Onda studentesca. Corteo anche a Cosenza.

27 dicembre Bergamini Day. In collaborazione con l’associazione Verità per Denis, radio Ciroma ospita Donata, sorella del calciatore morto 21 anni fa in circostanze mai chiarite. La sera, al cinema Morelli, suonano e si esibiscono per raccogliere fondi tantissimi artisti cosentini.

29 dicembre, il sindaco risponde alle domande sul suo fallimento politico, in una lunga intervista che rilascia a Radio Ciroma. Da democristiano ben collaudato, Perugini gioca a scaricabarile su questioni come la mancata attivazione della raccolta differenziata, l’indisponibilità a collaborare con tantissime realtà sociali sui temi caldi della città, i progetti di cementificare l’area dei capannoni, l’abbandono del centro storico, la chiusura della Biblioteca e della Città dei ragazzi, la totale assenza di questa amministrazione sulle problematiche sociali come la questione rom. Tace sul dissesto delle strade e sui continui disservizi.
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UN FELICE, SERENO… E RIBELLE 2011
A TUTTE E TUTTI
con la Ciroma nel cuore

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