Quando dopo la tragedia del 3 ottobre, dalle pagine di questo sito, abbiamo lanciato l’idea di ritrovarci a Lampedusa per un incontro tra tanti e diversi, le nostre giornate erano cariche di indignazione. Non solo per le immagini di quei corpi allineati sul molo del porto, ma perché le tante lacrime versate dalla politica in quei giorni, insieme al carico di retorica che le accompagnava, sembravano voler cancellare decenni di scelte scellerate: le vere cause di quel naufragio e delle migliaia di morti degli anni precedenti.
Dopo quella notte molte cose sono successe e le nostre giornate sono state scandite dai tempi delle rivolte scoppiate nei CIE, da manifestazioni e presidii, da occupazioni e vertenze, da blocchi e picchetti contro gli sfruttatori che in Italia in Europa ed oltre sono stati all’ordine del giorno. Un processo che più di ogni altra cosa rappresenta la scrittura concreta di ciò che abbiamo chiamato Carta di Lampedusa.
Ciò che sembrava un
orizzonte lontano, si è insomma materializzato come possibilità sotto i
nostri occhi. La questione del confine, della crisi della sua
legittimità, è diventata oggi un tema inaggirabile per tutti e con
questa realtà devono fare i conti, volenti o nolenti, i governi degli
stati e l’Unione stessa.
Si tratta, crediamo, di un’occasione imperdibile. Se infatti la politica
sta facendo un uso umanitaristico del dibattito intorno al confine, ai
suoi morti, alle sue leggi, relegando la discussione alla sfera
dell’umanitarismo ed alla retorica dell’accoglienza, è vero che
l’attualità di questa discussione può offrire a noi tutti la possibilità
di andare molto oltre la questione della "gestione delle frontiere". In
ballo oggi c’è una più ampia sfera dei diritti legata all’Europa ed al
suo assetto, in cui la questione del confine, del suo intreccio con
l’austerità, si candida ad essere uno tra i punti chiave.
Per
questo crediamo che ciò che sta avvenendo intorno alla Carta di
Lampedusa, a questo tentativo di costruire un patto euromediterraneo per
dar vita ad un nuovo orizzonte sul terreno delle migrazioni, sia
assolutamente eccezionale.
Oggi più che mai, poter sancire in forma collettiva alcuni principi
condivisi, fuori dalle ambiguità che in passato hanno dominato la
discussione, poter costruire intorno ad alcuni punti un’azione europea e
mediterranea, facendo tesoro di un dibattito decennale che rappresenta
su questo terreno un vera ricchezza, ci pare altrettanto importante. Non
è un fatto per niete scontato.
A Lampedusa lavoreremo insieme per far si che questo "manifesto
collettivo" sia il migliore possibile, ed affronteremo un’ulteriore
sfida, quella di trovare, a partire dalle differenti esperienze e dai
diversi linguaggi che appartengono ad ognuno, alcuni modi condivisi per
trasformare in conquiste le nostre rivendicazioni. Vale la pena di
giocarla senza remore.
Di certo sappiamo che non esiste
possibilità di affermare la libertà di movimento, quella di scegliere
dove vivere e di farlo digniosamente, senza affrontare il problema della
destrutturazione delle regole esistenti, senza un processo che le metta
radicalmente in discussione, senza la diffusione di pratiche capaci di
metterlo in crisi producendo conquiste materiali dei diritti. C’è però
un secondo punto oggi inaggirabile che crediamo sia opportuno ed
importante affrontare insieme. Si tratta della possibilità di affermare
le conquiste fino ad oggi ottenute e quelle che ambiamo ad ottenere,
della capacità di codificarle negli ordinamenti, vincendo la partita
della trasformazione delle regole esistenti. E’ insomma possibile
costruire una enorme vertenza collettiva intorno all’impianto che regola
le migrazioni?
A questa domanda, non esistono, crediamo, facili risposte. Nè assumendo
questa questione come distante, esclusivo terreno di lavoro della
politica istituzionale, né trattandolo come mero esercizio tecnico.
Veniamo allora a noi, a chi ha l’ambizione di trasformare radicalmente la realtà di questo pezzo di mondo.
Abbiamo una grande occasione, è quella di rimetterci in cammino dando
una spinta propulsiva alle tante battaglie che ad ogni latitudine stiamo
conducendo, di costruire uno spazio comune in cui possano essere
condivise e rielaborate, di tracciare un orizzonte ed insieme la strada
per raggiungerlo, di trovare punti di convergenza che diventino
immediatamente dirompenti e trasformativi.
Non esistono scorciatoie. Non lo sono gli ipotetici tavoli per elargire
consigli a chi fino ad oggi non ha voluto ascoltare, così come non è
possibile stare fermi a guardare da spettatori ciò che accade, forti
delle nostre ragioni ma incapaci di tradurle in pensieri collettivi e
diffusi.
No. Abbiamo troppo a cuore la trasformazione dell’esistente.
Non esiteremo a metterci in discussione con chi avrà la stessa tensione.
Non esiteremo ad ascoltare le ragioni di tutti quelli che vorranno
condividerle, non esiteremo a battagliare perché questo magma di punti
di vista non lasci spazio ad alcuna ambiguità.
Abbiamo insieme una grande occasione per farlo: la Carta di Lampedusa. Un’occasione vera per scegliere da che parte stare.
15 gennaio 2014 - ore 18 - Seconda assemblea per la Carta di Lampedusa in Globalconference
Per
partecipare all’assemblea on line scrivi a [email protected], ti
verranno inviate le istruzioni per accedere alla web conference.
E’ ovviamente data priorità per la partecipazione a realtà collettive
che desiderano mettersi al lavoro per costruire l’evento del 31.01-02.02