15 ottobre: ce n'est que un debut

Uniti per l'alternativa

14 / 10 / 2011

Il 15 ottobre sarà una grande giornata. Centinaia di piazze (662 in 79 paesi) saranno attraversate dalle mobilitazioni promosse dall'appello United for global chance. Uniti, appunto, perché solo l'unità dei movimenti può creare le condizioni necessarie per un'inversione di tendenza. La crisi del capitalismo finanziario, infatti, continua ad approfondirsi. Come un cane che si morde la coda, le politiche anti-crisi, prevalentamente concentrate sul taglio della spesa pubblica, stanno aggravando la situazione: compressione dei salari e dei diritti sociali, aumento della disoccupazione, riduzione drastica dei consumi. Ciò che dovrebbe curare il malato, non fa altro che aggravarne le condizioni di salute. E il virus distruttivo, la finanza priva di regole, cresce, si fa più robusto, tanto quanto il malato ‒l'economia, il lavoro, le popolazioni ‒ procede inesorabilmente verso il baratro.

Uniti per l'alternativa ha scelto fin dall'inizio di raccogliere la sfida degli indignados globali, perché è proprio la ricerca, paziente e faticosa, dell'unità, della ricomposizione delle lotte, la cifra distintiva del suo percorso. Connettere le differenze, questa è il primo obiettivo da praticare per invertire la rotta della crisi! Come procede, infatti, la crisi? Scompone il tessuto sociale, sposta il conflitto verso il basso, poveri contro più poveri, accresce la solitudine.

Costruire un campo, invece, in cui chi si batte per difendere i diritti acquisiti impari a sostenere le lotte di chi diritti non ha e viceversa, unire le generazioni, questa è la scelta di Uniti per l'alternativa! Chiaramente, l'unità da sola non è sufficiente. Non basta combinare le resistenze operaie con le lotte studentesche o in difesa dei beni comuni, c'è bisogno di un progetto comune di trasformazione. L'alternativa è questo orizzonte, questo desiderio di cambiamento che si fa programma politico concreto: la capacità di egemonia dei movimenti – ampiamente dimostrata dai risultati referendari di giugno ‒ non può non prendere la forma di un processo costituente di un nuovo modello sociale, economico e politico.

Il 15 ottobre sarà occasioni per tutte e tutti, e non solo per noi, per esprimere al meglio questo desiderio, per farlo crescere nel Paese e nel mondo. In questo senso è decisivo che le manifestazioni siano partecipate da centinaia di migliaia di persone. I numeri da soli non bastano, di questo ne siamo certi, ma di fronte alla violenza della finanza e delle banche, i numeri sono la prima condizione per cominciare ad affermare un rapporto di forza favorevole. Ci vuole poi una mobilitazione permanente, che sappia fare tesoro delle straordinarie esperienze americane di questi giorni, oltre che della primavera araba e delle mobilitazioni spagnole. Per questo Uniti per l'alternativa guarda con molto interesse e sostiene le iniziative, nate sui social network e promosse dai Draghi ribelli, che contestano Draghi e il ruolo della Banca d'Italia nella gestione della crisi. Il 15, infatti, non il punto d'arrivo della mobilitazione contro l'austerityimposta dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale: prima del 15 e oltre il 15 è necessario far crescere la protesta, affinché la vita possa alzare la testa e respingere le molestie della finanza.

Le mobilitazioni italiane, che in nessun modo saranno provinciali, ma che guardano alla costruzione di un'altra Europa, saranno concentrate anche su un obiettivo necessario: sfiduciare, dal basso, il governo Berlusconi. Sappiamo che chiudere i conti con il ventennio berlusconiano non è cosa risolutiva, altrettanto, però, riteniamo decisivo farla finita con un epoca ed essere parte, da movimento e con chi ne avrà voglia, di un nuovo processo costituente.

*** Uniti per l'alternativa