Ibridare le lotte, ripartire dai territori

Un primo bilancio delle giornate romane di mobilitazione anti-razzista

22 / 10 / 2009

Il bilancio delle giornate di mobilitazione contro il razzismo e per i diritti è decisamente positivo.

Sul corteo di sabato 17 vale la pena soffermarsi, non solo sul dato numerico ma soprattutto sul dato qualitativo. Il protagonismo degli immigrati è stato netto, deciso, segno di una indisponibilità ad accettare oltre il ricatto delle leggi razziste italiane; il corteo è stato anche terreno di sperimentazione di alleanze, ibridazioni, di ricomposizione a partire dall'individuazione di campi di conflitto comuni. L'onda migrante e l'onda studentesca dietro lo stesso striscione "respingiamo il razzismo" aprivano il corteo partito dalla Sapienza, seguiti da "Yo Migro - orgoglio meticcio" che a partire dalle periferie metropolitane ha scelto il linguaggio dell'hip hop per dare forma pubblica e visibilità a giovani precari, immigrati di seconda generazione, esperienze di autorganizzazione e sottrazione alle leggi razziste di Maroni, dai migranti e gli occupanti di Action e dal "Veneto libero dal razzismo e dalla paura" che ha coagulato l'indignazione e la solidarietà attaverso il ribaltamento di segno dei simboli e del linguaggio leghista. Esperienze che hanno teso oltre il limite testimoniale degli appuntamenti di piazza classici ma che ne hanno fatto momenti di precipitazione di percorsi in divenire ma vivi dentro i tessuti territoriali e dentro le lotte.

Da sabato a martedi si è aperta la mobilitazione dei rifugiati e migranti di caserta, in tremila nelle piazze di Roma, la cui cronaca abbiamo seguito sulle pagine di globalprojeect. La determinazione e la capacità di pressione che hanno saputo esercitare ha prodotto un incontro col ministero dell'Interno e dei risultati concreti su alcune questioni specifiche immotivatamente bloccate da mesi. Ma si sono aperti terreni possibili di confronto e di conflitto riguardanti l'estensione delle regolarizzazioni come il recepimento in Italia della direttiva europea per l'emersione del lavoro nero e la regolarizzazione che sana le situazioni di fatto, per ora calendarizzata solo per il 2011. L'efficacia di questa iniziativa non va misurata solo dai suoi risultati effettivi, che pure ci sono stati: la mobilitazione ha riattivato intorno a se meccanismi di solidarietà del tessuto antirazzista al di là della semplice espressione del dissenso. non solo, ha saputo imporre a diversi deputati dell'opposizione di esporsi e prendere impegni su questi temi.

C'è un clima nuovo. L'italia fa i conti con la sedimentazione del fenomeno immigrazione e se qualcuno pensa di poter mettere alla porta migliaia di persone che vivono e producono ricchezza in Italia ormai da anni si illude di grosso. le 200mila persone in piazza, i 3000 migranti a roma in mobilitazione permanente dicono: noi tutti la crisi non la vogliamo pagare, e non la pagheremo, a partire dal riaprire battaglia sulle regolarizzazioni, per il diritto di asilo, contro i respingimenti in mare, contro i cie, contro il pacchetto sicurezza. La natura nuova di queste giornate sta nella tensione a costruire ponti, legami, ibridazioni, alleanze, nel riconoscimento di poste in gioco comuni, di condizioni condivise, di una precarietà che gioca come arma di ricatto trasversale se pur con intensità è specificità differenti. è su questo piano che si stanno muovendo possibili ricombinazioni e la costruzione di un programma comune, di conflitti prossimi.