Presidente Cossiga, pensa che
minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi
abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d`essere il
presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è
il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non
seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una
figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni
dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro
dell`Interno».
Ossia?
«In primo luogo,
lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa
succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente
ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli
fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università,
infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e
lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i
negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le
città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti
del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà
sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel
senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non
dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli,
che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma
picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche
i docenti?
«Soprattutto i docenti».
Presidente,
il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani,
certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di
quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i
bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E
lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del
genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle,
questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che
divampi l`incendio».
Quale incendio?
«Non
esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le
strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le
Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E
che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il
Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque
possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è
probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero
perché il fuoco non fu spento per tempo».
Tratto dall'intervista al Quotidiano Nazionale del 22 Ottobre 2008 di Andrea Cangini