La Grecia. il default e il poker

22 / 2 / 2012

Christian Marazzi ha ben spiegato quale sia il rapporto, assolutamente indissolubile, tra stati d’animo come il panico, l’euforia, la depressione e l’andamento finanziario. La parte emozionale della produzione di denaro a mezzo di denaro o se volete, quella che lucidamente affida al calcolo irrazionale l’esito di operazioni che muovono quantità di ricchezza nominale che corrisponde a molte volte il PIL mondiale, in questi anni si è strutturata e organizzata. Le agenzie di rating, società private, condizionano gli stati, ma questo è noto da tempo. Se poi ad essere il cuore e il cervello di quelle agenzie, che in mano hanno il destino dei governi oltre che delle banche, sono gli stessi capitalisti della speculazione finanziaria che posseggono attraverso gli hedge found consistenti quote del debito pubblico di uno stato, e contemporaneamente hanno investito attraverso i Credit default swap sulla probabilità che esso fallisca, allora forse risulta chiaro che il “gioco delle emozioni” è esattamente come quello che si instaura in un tavolo di poker, solo che il piatto è composto di beni e vite altrui.
“La Grecia ha evitato il default” annunciano da Bruxelles, dopo aver stretto l’accordo con il governo Papademos, un fantoccio messo lì dalla Banca Centrale per garantire gli interessi privati delle banche tedesche e francesi che sono piene di titoli ellenici. Subito risponde qualche altro illustre giocatore, dalle pagine del Financial Times “misure ancora insufficienti”, e la partita continua.
Il piatto, cioè la posta in gioco, cresce di quantità e qualità, aggiungendo brividi ed emozioni per i giocatori: le privatizzazioni di beni pubblici,il taglio dei salari, i licenziamenti fanno cassa. Ma poi si mette in mezzo al tavolo la costituzione, la sovranità, si sperimenta fino a che punto di profondità anche la vita, la rabbia, la disperazione di un popolo intero possa diventare denaro, si possa convertire in azioni, in finanza derivata, in obbligazioni future.
Ora, dopo l’accordo di Bruxelles, già si porrà il problema di non far svolgere le elezioni in Grecia previste per Aprile. Nella Costituzione Papademos dovrà introdurre il rispetto degli accordi, e i funzionari della Troika siederanno sopra il Parlamento nazionale e controlleranno il Governo. Louka Katseli era ministro del Lavoro e della Previdenza sociale durante il governo Papandreu. E’ stata buttata fuori dal suo partito, il Pasok, perché si è rifiutata di avallare le scelte decise dal direttorio europeo per la Grecia. Ma è anche una nota economista di fama internazionale. E’ lei a ripetere in queste ore che tutte le misure varate, che devastano la società greca e introducono definitivamente l’era post-democratica in Europa, serviranno solo a prendere tempo.
Non c’è alcun default scongiurato perché la Grecia, il cui rapporto debito pubblico/pil raggiungerà entro due anni quello della Nigeria, è già pienamente insolvente. Semplicemente si stanno sperimentando nuovi meccanismi di drenaggio di ricchezza, anche sotto la forma della privatizzazione completa di beni comuni come l’acqua o l’immenso patrimonio artistico, che serve ad alimentare la partita a poker di cui sopra.
La favoletta della riduzione del credito dovuto dalla Grecia ai privati di cento miliardi di euro, è buona per le opinioni pubbliche frastornate e terrorizzate dal big crash. Ma è evidente, anche ad esempio scorrendo le dichiarazioni di un Bocconiano come Marco Onado docente senior al Dipartimento della Finanza e amico del superpremier “tecnico” italiano, che l’obiettivo di tutta questa operazione è “innanzitutto salvare le banche”, a costi sociali che sono già sotto gli occhi di tutti. Anche secondo Oddo, la situazione per la Grecia non solo non è cambiata, ma anzi, si è aggravata e con essa anche quella di tutta l’eurozona.
Come dire che non solo la Grecia siamo noi, ma saremo anche il futuro della Grecia. O che il nostro futuro si sta disegnando proprio lì, adesso. Per la prima volta tutti i diritti, anche costituzionali, sono stati venduti da uno stato sotto forma di derivati. Se li sono giocati in borsa insomma. I creditori privati potranno attingere perfino all’oro della Banca Centrale ellenica.
Le emozioni aumentano, e i territori di conquista della finanziarizzazione si espandono. La Deutche Bank, era una notizia di qualche tempo fa, ha messo a punto un nuovo tipo di bond, chiamati i “bond morte”. Sostanzialmente si investe sulla probabilità di vita di un certo numero di cittadini, e si scommette che muoiano entro un tot di anni. Se ciò si verifica si moltiplicano i soldi investiti.
Ecco forse noi dovremmo smetterla di fare tanto gli schizzinosi: questi signori giocatori di poker con le vite altrui, giocano pesante.
Forse dovremmo entrare in questa filosofia e investire energie, cooperazione, intelligenze, che sono la nostra sola ricchezza, sul fatto che moltitudini di gente incazzata, prima o poi, gli rovesci il tavolo in testa.
Forse dovremmo alimentare con speranza quello che sta accadendo in Grecia in termini di rivolta, e riuscire a trasformarlo in un sentimento diffuso, comune, europeo. Non si può stare a guardare mentre investono sulla nostra morte.