Nardò, Sabato 8 agosto 2011
Incontro fallito. Presidio permanente sotto la Prefettura
Alla fine dell’incontro con le istituzioni e datori di
lavoro abbiamo deciso di manifestare in presidio permanente sotto la prefettura
di Lecce. Abbiamo ribadito con forza il nostro disappunto rispetto alle
risposte aleatorie che sono arrivate dalle istituzioni locali e regionali e
chiediamo il rispetto dei punti presentati al tavolo.
Tutto continua come se niente fosse. I caporali
continuano a ricattare, e noi siamo sfruttati come se la nostra protesta non
fosse mai avvenuta. Non andremo via da qui fino a quando non avremo
risposte concrete.
Nardò, Sabato 6 agosto 2011
Giovedì abbiamo manifestato sotto la prefettura di Lecce, una nostra delegazione ha ottenuto un incontro con il prefetto per discutere le nostre rivendicazioni. Da questo incontro abbiamo ottenuto un tavolo con tutte le aziende (datori di lavoro),le associazioni e le istituzioni, per discutere di tutti i punti di cui abbiamo parlato, fissato per lunedì 8 alle 12.
Discuteremo di:
- avere contratti di lavoro veri
- aumentare il prezzo del cassone oppure essere pagati all’ora
- abolire il sistema del caporalato
- aprire un ufficio (centro per l’impiego) dentro al campo
- che ci vengano messi a disposizione i mezzi di trasporto e i medici
Nel frattempo volevamo invitarvi oggi sabato 6 agosto alle 16:30, a partecipare ad un’assemblea qui al campo a cui parteciperanno molte associazioni antirazziste italiane, per sostenere la nostra lotta.
Quindi vi preghiamo di venire in molti ad accoglierli. Vi ringraziamo per il vostro sostegno. I BRACCIANTI DI NARDO’
Vediamo ancora i caporali come se niente fosse, che continuano a sfruttare molti lavoratori. Nonostante tutte le denunce fatte nei loro confronti il tutto va avanti anche perchè non ci sono normative adeguate per fermarli. Chiediamo quindi al Governo un provvedimento d’urgenza che introduce sanzioni penali e non più amministrative contro i caporali.
Nardò, Giovedì 4 agosto 2011
Stamattina, dopo un partecipato presidio sotto la Prefettura siamo stati ricevuti dal viceprefetto di Lecce, e abbiamo ottenuto alcune prime vittorie:
l’impegno a effettuare controlli contro i caporali
la convocazione di un tavolo coi datori di lavoro per lunedì 8.
Nonostante questa prima vittoria continueremo a lottare per rivendicare i nostri diritti : il diritto al lavoro, a un salario giusto e a contratti regolari.
I Braccianti di Nardò
Nardò, Mercoledì 3 agosto 2011
Nonostante il quinto giorno di sciopero , vediamo i caponeri ( caporali ) che continuano a sfruttare i lavoratori. Non abbiamo ancora notizie rispetto alle nostre richieste per l’incontro in prefettura con isituzioni parti sociali ed aziende. Continueremo la nostra protesta fino a quando questo non verrà concesso. Aderiamo alla richiesta delle associazione antirazziste pugliesi di convocare per sabato pomeriggio un’assembela aperta contro il caporalato lo sfruttamento, ed i diritti.
Nardò, Martedì 2 agosto 2011
Siamo arrivati al quarto giorno di sciopero, per denunciare le
condizioni di sfruttamento che siamo costretti a subire e per questo
chiediamo l’aiuto di tutte le forze politiche sociali e istituzionali.
Chiediamo con forza un’incontro al Prefetto di Lecce, con le aziende i
sindacati e le associazioni. Fino a quando non verrà convocato
l’incontro continueremo la nostra protesta per avere accoglienza degna e
il diritto al lavoro.
Oggi abbiamo distribuito ,insieme alle Brigate di Solidarietà Attiva ,
circa 200 buste con generi alimentari, acquistate grazie a una
sottoscrizione di solidarietà per permetterci di continuare la lotta.
Nardò, Lunedì 1 agosto 2011
Anche questa mattina praticamente nessuno è andato a lavorare nelle
campagne di Nardò. Il primo sciopero completamente auto organizzato dei
lavoratori braccianti, tutti immigrati, che raccolgono pomodori ed
angurie in Puglia continua. Dalla Masseria Boncuri, ci dicono che i
braccianti si sono organizzati e si sono divisi i compiti tra loro,
utilizzando moltissimo i cellulari riescono a rendere efficace uno
sciopero che in Puglia non si era mai visto. Il tutto avviene attraverso
forme pacifiche di relazione tra pari, che dimostrano come, al di la
dei facili slogan l’auto organizzazione rompe il paternalismo di chi per
decenni ha visto i migranti come soggetti dipendenti da assistere
senza mai dargli la possibilità di prendere voce.
Lo sciopero inoltre mette insieme rivendicazioni di diritti, salari, e
rischieste di accoglienza degna, un terreno di lotta inedito e
replicabile in molte parti del paese.
Nardò, 31 Luglio 2011
Ieri mattina nella campagna di Nardò è successo qualcosa di
sorprendente. Quaranta lavoratori migranti stavano raccogliendo pomodori
per 4 euro a cassone, un’ora circa di lavoro. Quando il caporale chiede
loro di svolgere un’ulteriore mansione, esigono un adeguato aumento di
compenso. Ovviamente non lo ottengono, e fin qui niente di inedito. Ma a
differenza delle altre, questa volta tutti e quaranta i lavoratori
decidono di non prestarsi all’ennesimo sopruso e di propria spontanea
iniziativa abbandonano il campo interrompendo la raccolta.
Da vent’anni in queste campagne si assiste ad uno strutturale e diffuso
fenomeno di sfruttamento di centinaia di stagionali migranti. Le
condizioni di indigenza e la drammatica precarietà in cui vivono li
spingono a sperare, ogni mattina, di essere reclutati dai caporali per
paghe da miseria. La quantità di forza lavoro disponibile eccede di gran
lunga la reale necessità di impiego, producendo un effetto di
livellamento verso il basso dei compensi e della qualità delle
condizioni lavorative. In altri termini, per ogni migrante che rifiuta
di lavorare per pochi euro l’ora, ce ne sono altri dieci pronti ad
implorare di essere reclutati pur di guadagnare almeno i soldi per
mangiare.
Ma ieri mattina i migranti della Masseria Boncuri hanno fatto fronte
comune incrociando le braccia in un’unica protesta. Per la prima volta
li abbiamo visti radunarsi in assemblea e definire i punti salienti
delle proprie rivendicazioni. Li abbiamo guardati con compiaciuto
stupore mentre nominavano tra loro un rappresentante per ogni comunità:
sudanesi, francofoni, nord-africani sono riusciti a superare le
differenze di etnia e condizione lavorativa stabilendo una piattaforma
comune di richieste e contestazioni. Denunciano lo sfruttamento del
lavoro nero e il sistema dei finti ingaggi che consente ai caporali di
far lavorare più migranti irregolari sotto un unico ingaggio falso.
Pretendono il rispetto dei compensi definiti dal contratto provinciale,
stabilendo un minimo sindacale di 6 o 10 euro a cassone a seconda della
varietà di pomodoro. Chiedono alle autorità competenti di effettuare in
modo sistematico i controlli nei campi ed esigono un impegno reale per
l’avvio di meccanismi di incontro tra domanda e offerta in grado di
eliminare l’intermediazione del caporalato tra imprenditore e operai.
Rivendicano diritti, finalmente consapevoli del ricatto cui ogni giorno
si sottopongono e decisi a scioperare finché non vedranno segnali
concreti di un’inversione di rotta.
La protesta iniziata ieri è stata completamente spontanea e autogestita.
Oggi buona parte dei lavoratori sono rimasti presso la Masseria
rifiutandosi di andare a lavorare. La campagna “Ingaggiami contro il
lavoro nero” già dall’anno scorso prevede pratiche, oltre che di
assistenza e accesso ai servizi, di sensibilizzazione e informazione dei
lavoratori rispetto al fenomeno del lavoro sommerso e alle normative
contrattuali vigenti in agricoltura, che speravamo potessero fornire gli
strumenti necessari per una presa di coscienza collettiva dei migranti
in quanto specifica categoria lavorativa sfruttata. Oggi possiamo dire
che dalla consapevolezza dei diritti esigibili possono nascere principi
di autorganizzazione che, se tutelati da una presenza concreta e di
supporto, trovano il terreno favorevole per permettere ai braccianti di
ribellarsi alle condizioni di schiavitù su cui si erge gran parte del
sistema agricolo italiano. Auspichiamo che le rivendicazioni emerse fino
ad ora siano l’inizio di un processo di emancipazione che a partire dal
basso venga riconosciuto dalle istituzioni competenti. Dal campo di
accoglienza per braccianti di Nardò è nata un’esperienza che ha prodotto
risultati concreti in termini di emersione del lavoro nero che crediamo
possa essere un valido modello replicabile anche altrove.
Braccianti della masseria Boncuri - Brigate di Solidarietà Attiva - Nardò
Leggi il Comunicato di solidarietà dall’E.R. delle associazioni Rumori sinistri e Citta Migrante
Per approfondire:
Braccianti della masseria Boncuri
Brigate solidarietà attiva
Salento, la rivolta dei braccianti
gli immigrati stagionali in sciopero da Repubblica.it
Nardò, s’infiamma la protesta
migranti bloccano la provinciale da Repubblica.it
FOTO NELLA MASSERIA DEGLI IMMIGRATI da Repubblica.it