MILANO - Sono entrati nel campo e hanno distrutto, calpestando le
piantine, la coltivazione di mais dell'imprenditore agricolo Giorgio
Fidenato che nei mesi scorsi aveva annunciato di seminare mais
geneticamente modificato nonostante il divieto di semine ogm in Italia. È
successo ieri in Friuli Venezia Giulia a Vivaro (Pordenone):
protagonisti dell'azione una settantina di no global appartenenti ai
Centri Sociali del Nord Est e dell'associazione YaBasta.
Il blitz ha
scatenato una bagarre politica tra il ministro dell'Agricoltura
Giancarlo Galan, e il governatore del Veneto e suo predecessore Luca
Zaia. Di «azione di violenti, squadristi della peggior specie,
intolleranti da condannare in ogni senso» parla Galan. Di tutt'altro
parere Zaia: «È stata ripristinata la legalità – afferma –. Non bisogna
confondere i fatti con i principi»
E aggiunge: «Abnorme era la situazione di Vivaro, in cui vi era una
coltivazione di mais ogm assolutamente illegale. Non è possibile pensare
di introdurre arbitrariamente organismi geneticamente modificati in
Italia senza che questo non inneschi le proteste, sacrosante, di tutti
coloro che hanno a cuore la nostra agricoltura e la biodiversità, che ne
è cardine fondamentale. Ci sono delle regole che vanno rispettate, e
bisogna far capire alle multinazionali che nel nostro paese non si
possono introdurre coltivazioni Frankenstein senza autorizzazione».
Ma
Galan ribatte: «Confermo che le istituzioni preposte a seguire la
vicenda degli ogm in Friuli Venezia Giulia stanno proseguendo
nell'attività di accertamento e a giorni saranno resi noti i risultati
di verifiche e analisi» aggiunge il ministro che nei giorni scorsi ha
inviato dei tecnici sui campi incriminati. «In ogni caso – aggiunge –
ogni cittadino italiano, soprattutto in casi del genere, è tenuto a
rispettare leggi e regole proprie di ogni civile convivenza».
Oltre alla lite Zaia-Galan, l'azione no global ha anche determinato qualche spaccatura in seno al Pd. Mentre il senatore Flavio Pertoldi disapprova Zaia perché «ha giustificato un atto di illegalità» e per Ernesto Carbone, coordinatore del forum agricoltura del Pd, «il nostro paese ‚ l'unico a non fare ricerca vera e rimarremo sempre indietro rispetto al resto del mondo», il senatore Francesco Ferrante (lunga militanza in Legambiente) è più vicino al governatore Veneto e meno duro con i no-global: «la vera illegalità è la semina e la vergogna è che l'autorità non sia intervenuta per impedirla». Nel mirino di Ferrante e del fronte no-ogm l'inazione delle autorità. Particolarmente forte la reazione di Coldiretti, che senza mai citarlo manda a dire a Galan: «chi ha tollerato ieri non sia censore oggi», lamentando che «l'autodenuncia di semina ogm è avvenuta il 25 aprile e, dopo ripetuti appelli alle autorità tesi a ottenere il ripristino della legalità, il ministro è intervenuto solo il 30 luglio».