Inchiesta sugli interessi criminali dietro il pogrom alla periferia est di Napoli

Quando la camorra sgomberò i campi rom di Ponticelli...

di Emiliano Di Marco

5 / 2 / 2010

La reazione esasperata degli immigrati a Rosarno ad un gravissimo episodio di razzismo e di mafia ha portato all'attenzione mediatica una vicenda che, al di là degli evidenti fini elettorali ed economici, ricorda molto da vicino, con le opportune distinzioni, i gravi episodi di “razzismo elettorale ed affaristico” accaduti a Napoli, nel 2008, nei quartieri di Ponticelli e di Pianura.
Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio 2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una decina di giorni dal Pogrom dei “campi rom” di Ponticelli. Le immagini dei roghi dei campi, sulle quali si scatenarono tutte le testate giornalistiche e televisive nazionali,  fecero il giro del mondo, accompagnate dalla narrazione giornalistica di una "ribellione popolare" causata dalla esasperazione dei residenti, “costretti” a convivere da anni con i "reati "dei rom accampati nel quartiere. In realtà niente altro che dei miseri baraccamenti dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni .
Quello che non tutti videro invece fu il vistoso protagonismo dei clan della camorra che, utilizzando abilmente i media, riuscirono a coinvolgere parte della popolazione del quartiere per attaccare e sgomberare i rom, non a caso proprio quelli accampati a via Argine e via Malibran che insistevano su un'area interessata da un progetto di risanamento urbanistico per decine di milioni di euro, strumentalizzando una vicenda, il “tentativo di rapimento” di un bambino da parte di una minorenne rumena che non viveva nemmeno nei campi rom. Del totale di 10 campi rom abusivi di Ponticelli, ne furono incendiati solo due, quelli che si trovavano nel posto sbagliato.

Il PRU di Ponticelli
I PRU, programmi di recupero urbano, sono uno dei pochi strumenti di edilizia pubblica disponibili per recuperare i quartieri degradati delle grandi città italiane, istituiti con l'art. 43 della legge n°493/93.
Per la realizzazione dei PRU i comuni devono garantirsi la partecipazione finanziaria di soggetti privati, prevedendo la possibilità di approvare varianti urbanistiche con procedure più veloci di quelle ordinarie.
Il PRU di Ponticelli è uno dei quattro PRU (gli altri tre sono quelli di Soccavo-Rione Traiano, Poggioreale-Rione S. Alfonso e Centro Storico) oggetto dell’Accordo di Programma stipulato, ai sensi dell’art. 27 della legge 142/90, nell’agosto del 1994, tra il Ministro dei LL.PP., il Presidente della Regione Campania ed il Sindaco di Napoli, che comprendeva anche ulteriori interventi di riqualificazione e completamento degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, per un finanziamento complessivo di 350 miliardi delle vecchie lire.
Con la delibera n.47 del 9/3/2001, il Consiglio Comunale di Napoli approvò i programmi preliminari di recupero urbano relativi agli ambiti di Ponticelli e Soccavo che, con la pubblicazione del bando relativo agli ambiti sub 1 e sub 2, impegnava solo per il quartiere di Ponticelli aree per 108.000 mq (1/5 delle aree da impegnare) con tempi strettissimi per la valutazione, affidamento e inizio delle opere entro e non oltre il 4 agosto del 2008.
In particolare il PRU di Ponticelli si poneva l'obiettivo di recuperare il complesso delle aree interne al piano di zona 167 e alle aree contigue attraverso: la riqualificazione del sistema viario, le realizzazione della spina di servizi integrati “Fascia C.I.S. (Centro Integrato di Servizi)”, la realizzazione di un nuovo sistema di attrezzature e spazi pubblici, il completamento la riqualificazione e la ristrutturazione degli insediamenti di edilizia pubblica residenziale.
La superficie da impegnare, nel progetto, veniva inizialmente indicata in 543.411 mq di cui 185.500 mq la superficie massima fondiaria ( cioè destinata alla nuova edificazione) e 200.000 mq. la superficie minima da destinare ad attrezzature e spazi pubblici, mentre la volumetria massima non poteva superare i 630.700 mc.
Il progetto prevede complessivamente la suddivisione delle aree su cui intervenire in 9 Sub-Ambiti di attuazione; di questi 5 riguardano edilizia residenziale pubblica, (con finanziamenti in massima parte pubblici) e 4 riguardano la cosiddetta “Fascia C.I.S.” (Centro Integrato di Servizi) da realizzarsi con finanziamenti privati.
Per la parte pubblica gli interventi sono finanziati in prevalenza con i seguenti fondi dell’Accordo di Programma tra Ministero delle Infrastrutture, Regione Campania e Comune di Napoli:


1) MODULO C: Fondi ordinari Regionali (delib. CIPE 22.12.93) € 51.645.689,91
2) MODULO D: Fondi ex art. 3, lettera “q”, L. 457/78 Interventi Straordinari € 15.493.706,97
3) MODULO B: Fondi ex art. 11 della L.493/93, € 36.151.982,93

I fondi del Modulo B sono da distribuire tra Ponticelli, Soccavo e Poggioreale.
Con i fondi di cui al Modulo C, saranno realizzati gli interventi di edilizia pubblica previsti, tra i quali il “Campo Evangelico” e il “Lotto N” di pertinenza IACP; con i fondi del Modulo D sarà realizzato l’intervento del “De Gasperi”.
Tutti gli interventi di edilizia pubblica, previsti nei diversi sub-ambiti, sono destinati alla mobilità degli attuali residenti del “Villaggio Evangelico”, del “Lotto N” e del “De Gasperi”, il rione del boss Ciro Sarno, detto “o'sindaco” per la sua capacità negli anni '80 di piazzare nelle case popolari, ottenendone l'assegnazione, famiglie di occupanti e senzatetto napoletani. L’intervento di risanamento previsto per Ponticelli, prevede la realizzazione di 536 alloggi, un affare che oltre a fare gola, mobilita interessi clientelari, come da migliore tradizione napoletana.
Per l'avvio dei lavori di questo progetto, per la parte finanziata interamente con fondi pubblici, furono indetti due bandi, nel 2004 e nel 2006, andati misteriosamente deserti.
Il sub ambito 1 comprende l’area delimitata dal Rione ex Incis e dal palazzo dell’ARIN (area retrostante), mentre il sub-ambito 2 del Piano di Recupero Urbano di Ponticelli,comprende proprio l’area che va da Via Argine a via San Michele.

L'ombra dei casalesi...
Disgraziatamente per i poveri rom che avevano istallato le loro baracche a via Argine e via Malibran, ignari degli interessi che si stavano coagulando proprio su quelle aree e sulle loro teste, la loro presenza costituiva una delle principali cause di impedimento per l'avvio dei lavori di bonifica, al punto che il 29 febbraio del 2008, visto l'approssimarsi della scadenza dei termini per l'aggiudicazione dell'ultimo bando, il consiglio della VI municipalità “Barra-Ponticelli-San Giovanni a Teduccio”, approvò un ordine del giorno nel quale si invitava il comune di Napoli al “rigoroso rispetto dei tempi previsti dalle procedure di gara”, avviando i lavori entro le scadenze definite con il Governo nazionale.
Il successivo episodio del tentato rapimento di minore da parte di una ragazza rumena di 16 anni, che viveva una vita isolata (insolita per una rom) con il suo compagno anch'egli minorenne, fuori dai campi di Ponticelli, scatenò in tempi rapidissimi, grazie anche all'enfasi mediatica garantita dalle tv nazionali, una reazione che di popolare aveva ben poco, benchè i campi di via Malibran e via Argine avessero radunato in poche ore anche folle di curiosi. Singolare è poi la circostanza che a reggere l'accusa di tentato rapimento sia solo un teste, la madre del bambino su cui sarebbe stato esercitato il tentato rapimento, che ha un precedente penale per “falso ideologico”.
Dalle indagini condotte dalla Digos di Napoli, coordinate dal pm Luigi Musto, non si trattò di una protesta casuale. Tra le immagini riprese dalla polizia scientifica è emerso con chiarezza il ruolo svolto da alcuni pregiudicati affiliati del clan Sarno nell'aizzare la folla. Il boss Ciro Sarno, detenuto dal 1999, avrebbe avuto “contatti” nel carcere di Opera, a Milano, con il boss dei casalesi Francesco Schiavone, detto “Sandokan”.
Il resto è storia nota a pochi. Dopo lo sgombero dei campi di via Argine e via Malibran miracolosamente la gara d'appalto per i sub ambiti 1 e 2 fu assegnata.
Il sub ambito 2 è stato aggiudicato alla A.T.I.“Fontana Costruzioni S.p.A.”, di Fontana Luigi di Casapesenna (CE) e figli, Elvira e Nicola, con sede legale in San Cipriano d'Aversa (CE), in viaSalvatore Vitale 18, nell'area P.i.P. creata nella stessa strada in cui si trova, al n.7, la casa del boss latitante Michele Zagaria.
In seguito il Servizio Edilizia Pubblica del Comune di Napoli con Determinazione Dirigenziale n. 28 del 29/10/2009 ha revocato l’aggiudicazione dell’appalto per sopraggiunta interdittiva antimafia emesso Gruppo Ispettivo Antimafia (G.I.A.) il 10 luglio del 2009.
Il GI.CO. della  Guardia di Finanza, su mandato della DDA, aveva riscontrato delle anomalie in relazione al passaggio della “Fontana Costruzioni”, il 16 gennaio 2007, dello stato da “società a responsabilità limitata”, con un capitale sociale di 10.400 euro, a “società per azioni”,  con un capitale di 1.000.000 di euro. In relazione all'anomalo aumento di capitale una nota della questura di Napoli riferiva che gli interessati avessero diffuso la voce che l'aumento di capitale sociale sarebbe stato originato “da una consistente vincita al lotto”(sic!).
La Fontana Costruzioni S.p.A., le cui quote, al 95% sono detenute dal Nicola Fontana, figlio di Luigi Fontana, risulta collegata ad un consorzio molto famoso tra gli ambienti e le carte della magistratura antimafia, il “Cogeimtec”, del quale è socio un cognato di Luigi Fontana, Michele Fontana detto “o'sceriffo”, arrestato nel 2006 per associazione camorristica , estorsione, reimpiego di capitali illeciti, concussione e detenzione di armi da guerra, insieme ai cugini Michele e Pasquale. "O' sceriffo" gestiva i rapporti con le istituzioni per la realizzazione degli appalti per la linea ferroviaria “Alifana”, che collegherà Giugliano con Piedimonte Matese. I Fontana risulterebbero avere avuto anche legami con Immacolata Capone, la donna manager, imparentata con i Moccia, uccisa nel 2004 a Sant'Antimo.
La Fontana Costruzioni S.p.A., gestita dal giovane Nicola Fontana, di 36 anni, pur essendo una importante impresa edile di San Cipriano d'Aversa (CE), è una azienda fortunata, infatti secondo una nota del Comando provinciale dei Carabinieri di Casertadel 5 febbraio 2008, riferita ad un interrogatorio di Nicola Fontana, «sentito in merito ad una patita estorsione ad opera di elementi del clan dei casalesi, negava tale evento dichiarando di non aver mai subito ogni forma di estorsione».
In una nota del Comando provinciale Carabinieri di Napoli
del 19 dicembre 2008 risulta, invece, che un sindaco effettivo della Fontana Costruzioni s.p.a. ha a suo carico un procedimento penale con richiesta di rinvio a giudizio per riciclaggio con l’aggravante, tra l’altro, del concorso esterno in associazione mafiosa.
In una nota della Questura di Napoli – Squadra Mobile  del 16 marzo 2009    Fontana Nicola risulta controllato con vari personaggi ritenuti vicini al clan del latitante Zagaria Michele.
Ciò nonostante, il 28 gennaio 2010, la prima sezione del TAR della Campania, ha accolto il ricorso presentato dalla Fontana Costruzioni SpA, ritenendo che, il solo rapporto di affinità che leghi un soggetto ad un esponente della criminalità organizzata, se non rafforzato da altre circostanze, non costituisce indizio sufficiente di contiguità mafiosa.

La giustizia ha vinto, i lavori per il sub ambito 2 del PRU di Ponticelli possono ricominciare.

incendio campo rom -Ponticelli

incendio campo rom 2 -Ponticelli