Reggio E. - Verso il 1° marzo, sciopero migrante

Lanciata anche a Reggio Emilia la campagna di mobilitazione per 24h senza di noi

9 / 2 / 2010

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del gruppo locale che sta costruendo la giornata di mobilitazione per il 1° marzo, sciopero dei migranti. Fanno parte dei promotori il Comitato No Pacchetto Sicurezza e l'associazione Città Migrante.

La giornata del 1° marzo sarà l'occasione per denunciare la condizione in cui vivono migliaia di migranti anche a Reggio Emilia. Il Pacchetto Sicurezza crea sempre più clandestinità e questa clandestinità diffusa permette lo sfruttamento selvaggio sui posti di lavoro.

"I fatti di Rosarno sono molto più vicini a noi, di quanto ci si possa immaginare" - affermano i promotori - "e questo perchè centinaia di persone vengono quotidianamente sfruttate perchè prive di permesso di soggiorno, dunque non possono rivendicare i propri diritti, pena l'espulsione o il carcere".

Questo "Giorno senza di noi" vuole diventare un momento politico nel quale i migranti, oltre a scioperare, possano far vedere alla città che esistono e lottano per i propri diritti.

Ovviamente alla mobilitazione parteciperanno non soltanto i migranti, ma tutte le persone sensibili ai temi del diritto al lavoro e al diritto di cittadinanza.

"Auspichiamo il coinvolgimento dei sindacati" - continuano i promotori - "affinchè diano un segnale forte contro lo sfruttamento, il lavoro nero e per una regolarizzazione diffusa. Già la Fiom-Cgil ha dato l'adesione e l'appoggio all'iniziativa".

Il percorso verso il 1° marzo continuerà con un momento pubblico, un'assemblea il 20 febbraio per discutere dei temi che verranno trattati durante la manifestazione.

La giornata del 1° marzo invece, seppur ancora in fase di definizione, vedrà almeno due momenti importanti: un appuntamento in mattinata davanti alla Prefettura e un presidio lungo tutta la giornata in una o più piazze del centro storico.

Di seguito l'appello di lancio della manifestazione:

1° MARZO 2010 - UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

E' NATO ANCHE A REGGIO EMILIA IL GRUPPO PROMOTORE PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE

INTERNAZIONALE “PRIMO MARZO 2010, UNA GIORNATA SENZA DI NOI” FORMATO DAL COMITATO

PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA E DALL'ASSOCIAZIONE CITTÀ MIGRANTE.

Si vuole portare avanti un percorso aperto a tutta la cittadinanza, migrante e non, in vista della mobilitazione europea del “Primo Marzo 2010, Una giornata senza di noi” che si ispira e si terrà in contemporanea con la Journée sans immigrés, 24h sans nous che si svolgerà in tutta la Francia, ma che si sta diffondendo anche in altri paesi europei che via via si stanno attivando.

Una giornata che mette al centro le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e che mobilita tutti i lavoratori colpiti da questa crisi economica. A Reggio Emilia, come in tutta Europa, i migranti costituiscono una parte sempre più significativa della società. Partecipano attivamente alla vita comunitaria della città, contribuiscono in modo determinante allo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio. Sono attori chiave per i settori cardine del tessuto produttivo reggiano: dalla metalmeccanica alle produzioni agricole, dall'edilizia all'assistenza agli anziani. Hanno preso parte insieme a tutte le lavoratrici e i lavoratori agli scioperi per la difesa dei diritti del lavoro.

Oggi nessuna lotta sociale può più prescindere dalla centralità del mondo migrante.

La legislazione sull'immigrazione a partire dalla legge Turco-Napolitano, fino alla Bossi-Fini per terminare con il “Pacchetto Sicurezza” ha creato con il legame tra lavoro e permesso di soggiorno persone altamente ricattabili: chi perde il lavoro perde anche il permesso di soggiorno e sempre più spesso anche chi ne ha diritto, a causa dei lunghissimi tempi di attesa per il rinnovo, è in una condizione indefinita tra regolarità e irregolarità. Questa condizione costringe ad accettare lavori a qualsiasi condizione, indebolendo così il potere contrattuale di tutto il mondo del lavoro. L'attuale crisi, vissuta da tutti senza distinzione di colore della pelle, non fa altro che creare conflittualità tra lavoratori facendo credere ad alcuni di essere “protetti” perché altri sono buttati fuori dai processi produttivi e dal paese. Questi provvedimenti legislativi hanno di fatto istituzionalizzato il razzismo, indicando i soggetti più deboli come nemici per impedire ogni tentativo di trasformazione sociale negando loro persino l'applicazione delle direttive europee.

La clandestinità non viene combattuta ma prodotta: si ottiene un serbatoio di manodopera a basso costo, senza diritti e altamente ricattabile. Il lavoro migrante è il modello di una progressiva precarizzazione di tutto il lavoro che risponde sempre più solo alle logiche di mercato e del profitto basate sullo sfruttamento e il lavoro in nero.

Reggio Emilia è la quarta città italiana per numero di irregolari: lo dimostra il numero di domande presentate in occasione dell'ultimo decreto flussi e della sanatoria-truffa per colf e badanti. E' un terreno fertile ad infiltrazioni mafiose: un primo passo per evitarle è la regolarizzazione di tutti i migranti e il rilascio automatico del permesso di soggiorno. L'irrigidimento dei criteri per l'ottenimento del ricongiungimento famigliare e della cittadinanza e anche semplicemente i vincoli per l'idoneità alloggiativa hanno l'effetto di autorizzare la residenza in Italia solo ai migranti privati dei propri affetti e quindi destinati ad una permanenza temporanea. Senza una riforma immediata del diritto di cittadinanza, nessun futuro potrà essere garantito: i genitori non avranno la pensione e i figli sono costretti ad accettare limiti razzisti per l'ingresso nella scuola come ha dimostrato l'esperienza di Luzzara e l'introduzione del tetto del 30% di studenti immigrati nelle classi. Di fronte alla crisi, la strategia del governo è quella di ridurre al minimo i costi sociali del lavoro. Una strategia che spiega perché, in caso di espulsione oppure se lasciano l'Italia, i migranti non possono ritirare i contributi versati. Come i lavoratori italiani, i migranti subiscono un attacco complessivo agli ultimi residui di welfare. Di fronte a tutto questo, è necessario costruire

mobilitazioni che lottino per l'abrogazione della Bossi-Fini e del “Pacchetto Sicurezza”, per la piena regolarizzazione dei migranti e l'estensione di tutti i diritti a partire da quello di cittadinanza.

Per un futuro d'integrazione, per una città libera e plurale è necessaria una risposta forte, contro il razzismo, la xenofobia e tutte le leggi che li creano e legittimano: uno sciopero del lavoro migrante da costruire come forte protesta di tutti i lavoratori, italiani e migranti. Una giornata in cui tutti gli stranieri si fermano per far capire quanto è importante la loro presenza, che non possiamo fare a meno di “loro”. E soprattutto che non ci devono più essere contrapposizioni tra “noi” e “loro”, e che solo insieme possiamo costruire una città migliore e più vivibile. I sostenitori della mobilitazione si impegneranno in prima persona partendo dal basso a costruire con i migranti, i lavoratori e la cittadinanza tutta una realtà basata sull'uguaglianza, il rispetto e la solidarietà.

COMITATO PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA - ASSOCIAZIONE CITTA' MIGRANTE

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