Alcune riflessioni su un possibile raduno naziskin in città

Rimini - Nè nazi nè nazirock

25 / 2 / 2011

Mentre nel resto del territorio regionale, da diverso tempo si assiste al tentativo, mal riuscito, da parte di Casa pound di aprire “sedi” e di conquistare spazi, nella città di Rimini si mostra differente il tentativo di provare ad aprire percorsi e progetti intorno alle istanze dei movimenti neo nazifascisti. Dopo gli arresti e le condanne subite dal gruppo locale riconducibile a Forza nuova per l'attentato al Laboratorio sociale paz (sett. 2007), si sono verificati alcuni segnali significativi sulla presenza più o meno attiva di singoli o piccoli gruppi.

Dalle scritte sui muri, alla scritta intimidatoria con croce celtica e svastica contro l'ass. No Border fino ad arrivare - nell'estate 2008 – all'organizzazione di un concerto/benefit di musica Oi con gruppi che gravitano sulla scena naziskin. Concerto finalizzato a raccogliere fondi da destinare alle spese legali di alcuni militanti neofascisti pesaresi, arrestati a seguito di alcune gravi aggressioni fra la Romagna e le Marche. Il pub, che ospitò l'iniziativa, fu giustamente sanzionato dal basso con manifesti e scritte antifasciste sulle vetrine.

Ora si apprende dalla stampa e da alcuni siti internet in rete, che per il prossimo fine settimana (5marzo) è previsto un grande raduno skin, per un altrettanto grande concerto con alcuni gruppi molto conosciuti su questa scena musicale, alcuni dichiaratamente di ispirazione nazifascista, altri apolitici. Certo è - e questo deve far riflettere - che nel territorio locale qualcuno sta provando ad aprire varchi e percorsi politici sfruttando la creazione di eventi musicali”, per promuovere idee e pratiche che poco hanno a spartire con i diritti, con la difesa di quella società che si deve nutrire delle alterità e della cultura e delle pratiche di Resistenza che hanno dato vita alla nostra Costituzione.

Sarebbe significativo capire come attualizzare e declinare oggi l'antifascismo dentro una percorso in cui al centro ci sia una pratica quotidiana di lotta ad ogni forma di intolleranza, razzismo, sessismo, omofobia e xenofobia e nel contempo una “esodo” dal perimetro delle celebrazioni legate al 25 aprile, per cercare di intravedere non solo nella storia passata ma anche in quella presente e recente, come quelle idee siano ancora ancorate e presenti nella gestione politica e pubblica di alcuni nodi fondamentali: immigrazione, identità, religione, famiglia. Pensiamo ad es. come viene tratta dal Governo e dai media mainstream la questione dei possibili approdi dei migranti che fuggono dalla Libia o dal Maghreb.

Provare insomma a mettere al centro del comune sociale e politico di questo territorio la lotta antifascista come pratica costituente di un nuovo modo di vivere la città, le strade, le piazze e il rapporto con gli altri.

Forse è il miglior modo per non riprodurre scenari già visti e semmai cogliere l'occasione di parlare ad una molteplicità di soggettività colpite dalla crisi rispetto a cosa oggi è, e soprattutto può essere l'antifascismo. Una pratica quotidiana, appunto.