Torino - Intervista a Giorgio Airaudo della Fiom: la situazione in città ed ai cancelli della Fiat

Il giorno prima del referendum

12 / 1 / 2011

A poche ore dal referendum Fiat parliamo con Giorgio Airaudo del clima che si vive in città e ai cancelli Fiat dove la Fiom è costantemente presente.

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D. Mancano poche ore al referendum, ci puoi dire qual'è  il clima davanti ai cancelli di Mirafiori?

Giorgio Airaudo: Nella citta si è aperto un grande dibattito. La gente, a differenza di altri temi, è molto informata e molto schierata: ovunque si parla, dai mercati alle strade, si formano capannelli di discussione e dibattiti. Un dibattito molto schierato, dove spesso affiorano le vecchie divisioni del 1980, quando ci fu quella dirissima sconfitta sindacale. Sembra quasi che la città riscopra le sue origini di conflitto tra capitale e lavoro, di rappresentanza. Chi sta con i lavoratori, chi pensa che sia inevitabile seguire quello che dice l'impresa, però anche una città che esprime molta solidarietà, abbiamo fatto molti presidi, molti volantinaggi, oggi abbiamo una fiaccolata nel centro di Torino.

C'è anche un lavoro molto forte alle porte della fabbrica perchè questo accordo è stato siglato dopo 20 giorni di chiusura, tra cassa integrazione e chiusura festiva, così i lavoratori hanno trovato il contratto siglato a fabbrica chiusa. Stamattina alle cinque c'è stato il primo rientro in massa dei lavoratori.

Questa mattina all'alba, quando c'erano poche televisioni, c'eravamo solo noi a dare il nostro materiale e i lavoratori ci ringraziavano per la presenza.

Noi abbiamo fatto la scelta di distribuire il testo dell'accordo sciagurato e vergognoso, che noi non abbiamo firmato: l'abbiamo distribuito noi perchè i sindacati del si non l'hanno fatto, per cui, senza di noi, i lavoratori avrebbero firmato solo in base alle minacce di Marchionne, non su tutte quelle condizioni che gli cambiano la vita, dalla riduzione delle pause alla messa a disposizione del mercato e dell'impresa sacrificando tempo libero, tempo di cura e tutte le attività umane oltre il lavoro.

Diciamo che lo strumento più efficace, per noi, è stato distribuire l'accordo: questo è molto apprezzato, migliaia di opuscoli, il camper metalmeccanico che gira per la città, ecc.

La cosa che è successa stamattina ha del clamoroso, mai successa nella nostra città e nella nostra fabbrica: la FIAT ha deciso di fare lei le assemblee, sostiuendosi ai sindacati del Si, e ha interrotto il lavoro per un'ora facendo piccole assemblee a lato delle catene di montaggio con gruppi di 40 o 50 lavoratori, spiegando l'accordo.

Dai comunicati vediamo che l'azienda lo rivendica, lo definisce una sua prerogativa. Anche in questo c'è il cambio di modello, cioè, i lavoratori sono dell'azienda, non è prevista un'altra soggettività autonoma e democratica, un'altra rappresentanza .

In qualche modo la FIAT, con queste assemblee, svela il fatto che il referendum non è dei sindacati che hanno firmato l'accordo, il referendum è suo: l'ha voluto lei, l'ha imposto lei, lo spiega lei ai lavoratori ed è lei che si fronteggia direttamente con quelli che non sono d'accordo.

Domani, quindi si voterà in questo clima.

Noi garantiremo, comunque, la trasparenza delle operazioni anche se consideriamo illegittimo il referendum e non ne rispetteremo l'esito.

Pensiamo che non sia un referendum, si fa “scegliere“ ai lavoratori su un solo quesito, non c'è un'opzione alternativa, si cerca il plebiscito, non il referendum.

Noi garantiremo la trasparenza solo perchè non vogliamo svilire lo strumento del referendum, che oggi viene usato contro i lavoratori e contro quelli che dissentono, ma è uno strumento che invece avrebbe bisogno di una sua legge e di una sua esigibilità.

I lavoratori voteranno in una condizione di ricatto e c'è una novità molto rilevante, che ci ha molto colpito e che non ci aspettavamo: molti lavoratori dicono tranquillamente ai moltissimi giornalisti e telecamere in giro per la città, di votare Si perchè costretti, perchè hanno il mutuo da pagare, perchè

hanno i figli piccoli, perchè non hanno alternativa, perchè sono ricattati... e quindi è più incazzato chi vota Si che chi vota No.

Abbiamo un No sereno e tranquilloe un Si molto incazzato perchè costretto.

Il fatto che questo Si sotto ricatto abbia il coraggio di uscire, di venir fuori con delle facce e delle persone, rende fallimentare l'accordo di chi ha firmato dicendo che faceva il bene dei lavoratori.

Praticamente la FIAT sta incamerando due dissensi, uno di chi è costretto a votare Si, ma lo dice, e l'altro di chi vota No per respingere l'accordo, non sottostare al ricatto.

Questo è il clima a Torino di queste ore e una cosa che colpisce è la totale impotenza della politica.

Di fronte allo stapotere dell'azienda, di quello che rappresenta l'onnipotenza di Marchionne (che è solo un manager, ma dietro c'è una proprietà, una famiglia, una potenza finanziaria), tutta la politica e tutte le istituzioni sono impotenti.Questo ci dice quanto la politica dovrebbe cambiare e avrebbe bisogno di una reale alternativa, ci dice di quanto, con ipocrisia, si stia scaricando su questi 5.500 lavoratori, che dovrebbero sacrificarsi nell'interesse generale e risolvere il problema degli impotenti di fronte all'onnipotenza FIAT. Questa è, francamente, una beffa.

Intervista a Giorgio Airaudo - Torino 12 gennaio 2011