Vicenza- Report dell'assemblea della Piazza dei Beni Comuni: come andare oltre il 15 ottobre

20 / 10 / 2011

Grande assemblea ieri sera al Presidio No Dal Molin, nella Piazza dei Beni comuni, che ha visto la partecipazione di tante persone per discutere della manifestazione del 15 ottobre a Roma. E' stata un occasione importante per discutere di quello che è successo ma anche di come proseguire la mobilitazione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Hanno partecipato gli spazi sociali di Vicenza e provincia, comitati di difesa del territorio, Fiom, studenti e tante singole persone. Da tutti gli interventi è emerso il rifiuto delle pratiche che hanno segnato in negativo quella giornata e la volontà di uscire al più presto da questa situazione tornando in piazza in tanti e diversi.

Il dato politico più importante della giornata del 15 ottobre è la straordinaria partecipazione alla manifestazione. Più di 500 mila persone sono scese in piazza contro le politiche di austerity e per un alternativa, come non si vedeva da molto tempo. Una grande qualità del discorso politico ha attraversato il corteo, che parlava di costruzione di alternativa e di un nuovo modello di sviluppo. Purtroppo la giornata è stata segnata da pratiche che hanno voluto distruggere quella manifestazione. Un gruppo di poche centinaia di individui ha praticato azioni che hanno messo a repentaglio le centinaia di migliaia di persone. Le macchine bruciate o la caserma della guardia di finanza incendiata durante il passaggio del corteo stanno lì a dimostrarlo. In maniera molto vigliacca hanno usato la gente come scudo per compiere atti che nessuno presente in piazza ha voluto accettare. Hanno cercato di impedire i comizi in piazza San Giovanni e di far fallire l'unità del movimento. Hanno cercato di mettere in crisi la democrazia all'interno del movimento dal momento in cui alla piazza è stato imposto qualcosa che non voleva accettare ed è stato impedito alla maggioranza di manifestare come aveva deciso nelle tante assemblee che hanno preceduto la manifestazione.

Non accettiamo neanche l'atteggiamento della polizia che sfrecciava a 80 km/h all'interno del corteo, che faceva caroselli con le camionette in Piazza San Giovanni e usava gli idranti contro tutti indiscriminatamente. Le scene viste in Via Labicana ci ricordano, per quelli che c'erano, le giornate di Genova che pensavamo di aver ormai superato.

Rifiutiamo le pratiche messe in atto da pochi perché non ci appartengono ma rifiutiamo anche la delazione di massa che ha preso piede in questi giorni. I fatti di Roma infatti, ci riportano indietro di molti anni, ci costringono ad aprire un dibattito sulla repressione, sulle leggi speciali, sui divieti di manifestare. Volevamo tornare da Roma ragionando su come proseguire la mobilitazione nei nostri territori proprio sull'onda della piazza romana. Questa costrizione dimostra come i fatti di Roma sono prima di tutto un danno per il movimento e le persone che li hanno messi in atto sono prima di tutto nostri nemici.

Per uscire da questa situazione bisogna ripartire dalla straordinaria ricchezza della manifestazione del 15 ottobre e dalle 500 mila persone che vi hanno partecipato. Una partecipazione non casuale perché dopo la Grecia, l'Italia è il paese dove la crisi economica sta mostrando il suo volto più doro.

L'unico modo per non farci togliere lo spazio pubblico, come si è cercato di fare, è allargare il terreno su cui costruire conflitto che rappresenta il sale della democrazia. Un conflitto intelligente che parla a tanti altri, che parla a quei 27 milioni che hanno votato al referendum per l'acqua pubblica, ad esempio. Quello di sabato non era un conflitto, è stato un atto di guerra che si auto rappresenta e che non parla a nessuno e non cerca il consenso.

Abbiamo di fronte due sfide importanti. La prima è quella di tenere aperti gli spazi di partecipazione e democrazia e quindi ritornare senza paura nelle strade della nostra città. La seconda è accelerare i percorsi che abbiamo intrapreso prima del 15 ottobre che ci hanno permesso di costruire a Vicenza e in provincia una Piazza dei Beni Comuni con tanti e diversi perché solo attraverso l'unità delle differenze è possibile costruire un alternativa. Continuare quindi con il progetto Uniti per l'alternativa che qualche centinaio di idioti ha voluto cancellare.

Di qui ai prossimi giorni, alle prossime settimane, dobbiamo immaginare una nostra agenda politica, aprire subito un dibattito che coinvolga tanti e che parli a migliaia di persone.

La prima risposta, come abbiamo detto, è tornare in piazza subito. Pertanto lanciamo per sabato 22 ottobre alle ore 18 30 in Piazza Duomo a Schio un'assemblea pubblica per riflettere insieme sulla giornata del 15 ottobre ma soprattutto su come andare oltre il 15 e quali iniziative costruire per questo autunno.

Il 29 ottobre andremo in tanti ad Adria, alla manifestazione contro la centrale a carbone per dire che l'alternativa al nucleare sono le energie rinnovabili.

Per il 5 novembre il comitato No Pedemontana ha lanciato un corteo a Mason, in occasione della sentenza del TAR sul ricorso presentato dai comitati e che ha come obbiettivo raggiungere il cantiere della nuova autostrada pedemontana.

Ci aspettano sfide importanti e quindi dobbiamo essere capaci di connettere centinaia di soggetti per riversarli nelle piazze. Solo così possiamo rispondere a chi ha voluto privarci della democrazia e dei nostri spazi pubblici e di democrazia.

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