Ancona - "La vita non è né bella né brutta, la vita è strana"

14 / 1 / 2014

“La vita non è né bella né brutta, la vita è strana”. Così il protagonista de “La coscienza di Zeno”  afferma a un certo punto delle sue peripezie. Ho letto il capolavoro di Svevo diversi anni fa, ma la frase mi è rimasta in mente. Magari la memoria m’inganna e Zeno Cosini non dice proprio così, ma sicuramente è questo il concetto. Ed è proprio vero, la vita è ben strana. Pensate a ciò che sta accadendo ad Ancona. In una città conformista, soporifera, a/conflittuale come lo sono tante località della provincia italiana, il 22 dicembre un folto gruppo di senza casa ha occupato una scuola comunale materna chiusa da tre anni, per un’inagibilità non grave. Qualcosa di impensabile fino a non molto tempo fa. Uno scenario da grandi metropoli si presenta ora davanti agli occhi di una città sorpresa, dove lo slancio solidale di tanti si affianca ai commenti un po’ sciocchi e superficiali di chi non capisce o fa finta di non capire. Il tutto ha avuto inizio l’ultima domenica prima di Natale quando siamo entrati nella scuola…oppure no, tutto ha avuto inizio il 29 novembre con l’assemblea cittadina sul problema casa …o forse il 12 novembre quando abbiamo bloccato lo sfratto della signora Elisabetta, una pensionata che vive con 520 euro al mese…o forse a settembre quando è nato il progetto Ancona Bene Comune, nel quale sono confluite associazioni, movimenti, soggetti politici…

In realtà come il mondo che contiene tanti mondi del Sub, anche la storia di Casa de nialtri ha un inizio che contiene molti inizi. In questo momento c’è solo una certezza: dal 22 dicembre la vita di molti è cambiata. E’ cambiata la vita di Adam, insegnante sudanese arrivato nel 2011 a Lampedusa con alle spalle due anni di una montagna russa simile a tanti altri, è cambiata la vita di Emilio un tempo assistente in un Sert di una importante città del Nord, è cambiata la vita di Alex, giovane rumeno con una storia di dolori e separazioni. E’ cambiata la nostra vita, perché tutti ci siamo dovuti mettere in gioco, lasciare nell’armadio le varie “divise” e sperimentare e sperimentarci in una dimensione mai vissuta da queste parti. Ma soprattutto è cambiata la vita di chi, appunto, viveva nella disperazione, nella solitudine e invece ha trovato il calore di una comunità, di una vita dove il mattino ci si alza con la speranza concreta di avere una chance, di avere la possibilità di riscattarsi da una condizione di emarginazione. “Eravamo soli, ora siamo una famiglia”. Quante volte abbiamo sentito questa frase. Quante volte abbiamo visto i visi dei nostri amici guardare con sicurezza il giornalista durante l’ennesima intervista, il volto pieno di collera e disprezzo del sindaco, le facce ammirate dei partecipanti “esterni” alle assemblee quotidiane e rivendicare con orgoglio il ritrovamento di questa dimensione collettiva.

Nessuno di noi sa come finirà questa vicenda. Sull’occupazione di Via Ragusa incombe lo sgombero a causa  dell’ottusità di un sindaco, il quale si è posto subito con l’arroganza di un amministratore delegato, di un Marchionne, non di chi dovrebbe essere punto di riferimento di un’intera comunità e in quanto tale avere capacità di ascolto e mediazione, sensibilità sociale. “Vorrei vedere se occupassero casa tua” ha scioccamente affermato a uno di noi, come se la scuola fosse una sua proprietà privata.

Negli ultimi giorni ha cercato di dividere la comunità autogestita nata il 22 dicembre. A chi rivendica una progettualità alta, un percorso di autoemancipazione, ha formulato ipotesi provvisorie, sei mesi al massimo e poi chi vivrà vedrà,  per disperdere questo patrimonio di umanità e di ricchezza sociale. Alcuni hanno accettato. Ma in tanti hanno deciso di rimanere dentro Casa de nialtri. Comunque finisca questa battaglia, abbiamo già vinto.

Sergio Sinigaglia, giornalista e scrittore