Baobab, un esempio di organizzazione dal basso dell’accoglienza che va salvaguardato

Arrivato l'avviso di sgombero entro la settimana al centro autogestito di Roma che ha ospitato centinaia di migranti

4 / 12 / 2015

Si è tenuta ieri - giovedì 3 dicembre - la conferenza stampa convocata urgentemente dai volontari del Centro Baobab, a causa dell’avviso di sgombero che dovrebbe essere effettuato entro fine settimana, come già preannunciato dal Dipartimento delle Politiche sociali del Comune.
Le voci di un imminente sgombero circolano da giugno, quando l’ex assessore alle Politiche sociali Francesca Danese, visitò la struttura e ne parlò come una «sistemazione temporanea e inadeguata», senza però preoccuparsi di trovare altra soluzione per accogliere le persone bisognose di un posto dove poter stare.
Ma facciamo un passo indietro: da quando è stato occupato, il Baobab, ha ospitato circa 35mila migranti, arrivati a Roma in seguito alla grande ondata di rifugiati giunti dal nord Africa, ma non solo. A questo va aggiunto che lo sgombero di Ponte Mammolo, avvenuto lo scorso 11 maggio e durato otto ore (senza risparmiare violenze sulle persone coinvolte), ha lasciato circa 400 persone in mezzo ad una strada, che hanno subito trovato sistemazione ed accoglienza proprio al Centro Baobab.
L'occupazione di via Cupia , al momento, ospita ancora trenta persone a cui non è stato possibile trovare un altro alloggio, mentre solo 20 tra gli occupanti sono stati ricollocati in altre strutture, con priorità per minori, donne e malati.
I volontari dichiarano che non si allontaneranno finché tutti migranti non vengano accolti in altri centri e finché non venga trovata una soluzione stabile e concreta per gli altri migranti che transitano continuamente per la città. Il problema dei migranti che si sottraggono al sistema istituzionale dell’accoglienza, cercando di sfuggire all’identificazione e alla foto-segnalazione in modo da poter continuare il viaggio verso l’Europa del Nord, e che transitano per il nostro Paese per raggiungere la meta prefissata, va trattato come priorità assoluta.

Il Baobab è uno spazio autogestito che rappresenta un vero e proprio modello di organizzazione dal basso dell’accoglienza e che è stato riaperto negli scorsi mesi - dopo la sua chiusura per il coinvolgimento nell'inchiesta di Mafia Capitale - dai volontari.

La resa di questo spazio  è possibile solo grazie all’impegno continuativo di circa 50 volontari, coadiuvati da altri 800 che mettono a disposizione il proprio tempo libero, oltre che alla generosità di 1.200 donatori (stimandone 10 al giorno) e di una rete di grandi donatori, da tutta Italia e dall’estero. Il Baobab ha saputo in questi mesi riempire il vuoto lasciato dall’amministrazione comunale romana, che ha comunque fortemente beneficiato dello sforzo dei volontari e dei donatori, ricavandone, in termini economici, un grandissimo risparmio ed evitando lo sforzo di fronteggiare una gran parte dell’emergenza verificatasi in tutto il territorio.

“Ci stiamo attivando per un ricollocamento degno degli ospiti rimasti nella struttura – sottolineano i volontari – e continuiamo a denunciare l’atteggiamento di totale indifferenza delle istituzioni che sfocia ora, con la minaccia di sgombero, in aperta ostilità. Si tratta di una soluzione inaccettabile, con la quale il Comune anziché impegnarsi a definire una risposta organica al problema dei transitanti e rifugiati, relega il problema a mero ordine pubblico. Nessuna ragione di ordine pubblico e nessun allarme-terrorismo può giustificare il disinteresse verso la dignità umana e i diritti fondamentali dell’individuo”.

“Da qui non ce ne andremo”: questo è lo spirito che esce a gran voce dalla conferenza stampa, e l’unica cosa da fare non resta che aspettare e sperare che in questi pochi giorni venga trovata una soluzione alternativa per accogliere queste persone.

QUI il link per firmare la petizione contro lo sgombero del Centro Baobab