Basta violenza dei tribunali contro le donne! Senza consenso è stupro!

Appello per l'iniziativa del 12 aprile alle ore 12.00

4 / 4 / 2017

Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino ha assolto Massimo Raccuia, ex commissario della Croce Rossa, accusato di molestie e stupro da una dipendente interinale della Cri. Nel procedimento, avviato nel 2011, il pm Marco Sanini ha chiesto 10 anni per l’imputato, credendo alle parole della donna. La donna invece è passata da parte lesa a imputata per calunnia, poiché il suo racconto è stato giudicato inverosimile e il fatto non sussiste. Ora, prima di ogni analisi, il nostro pensiero va a Laura a cui noi crediamo. Le sue parole e il suo gesto ci danno forza e da ora in poi non la lasceremo sola.

Se toccano una toccano tutte!
I processi per stupro li conosciamo in tutta la loro violenza, per questo motivo alcune avvocate richiedono un cambiamento sostanziale nel modo in cui vengono affrontati. La prassi è che la donna, parte lesa, venga obbligata a ricordare e raccontare nei particolari i momenti della violenza subita di fronte all’accusato. Inoltre vengono assunti particolari irrilevanti quali le abitudini e lo stile di vita della donna che influenzano la valutazione dell’attendibilità della parte lesa.
Ma veniamo alla sentenza del collegio presieduto dalla Giudice Diamante Minucci: non ci stupisce ma ci ricorda l’arroganza dei tribunali. Questa volta però per quanto ci riguarda si è passato il limite del ragionevole. Basterebbe poco a confutare la base stessa della sentenza, secondo cui “se non ha urlato non c’è stata violenza”: molto spesso chi subisce violenza non è in grado di reagire. Ma quello che più ci interessa non è la mancanza di logica e l’evidente ignoranza di questo collegio, ma la precisa responsabilità politica e sociale che si assume con questa pronuncia. Trattando il caso senza il dovuto approfondimento ripropone, perpetua e rafforza un modello culturale sessista e violento, e si rende complice delle violenze future.

Qui infatti non si parla di lettura dei fatti ma di ragionamento fondato sul non riconoscimento della violenza perché la reazione ad essa è stata giudicata debole. È evidente che questo impianto non segue alcuna logica, perché la reazione non misura la veridicità della violenza agita. Inoltre la giudice per sostenere la sua tesi sentenzia che dire Basta non Basta e prosegue affermando che il racconto della donna è inverosimile poiché non è accompagnato da condotte tipiche riscontrabili durante uno stupro. Questa posizione del tribunale oltre che assurda e illogica è di una gravità inaudita; non siamo di quelle che chiedono pene e aggravanti ma di certo riconosciamo il portato che queste sentenze hanno sulla nostre vite: rafforzano il potere di chi stupra e indeboliscono chi reagisce.
Ora poniamo noi delle domande: La violenza c’è solo se chi la subisce urla? Lo stupro sussiste solo se c’è il test di gravidanza che lo prova o altre condotte tipiche? Se la reazione non è forte vuol dire che c’è consenso? Una donna che racconta uno stupro deve essere lucida e chiara?

Ci basta il basta di Laura per dire che se non c’è consenso è stupro.

Questa sentenza ci coinvolge tutte per questo la nostra lotta sarà più forte e più determinata.

Lanciamo anche l’appello a tutte le Reti Nudm di costruire presidi, azioni o volantinaggi davanti i Tribunali delle varie città il 12 aprile alle ore 12.00 #LottoMarzo sempre #NonUnaDiMeno

** Foto tratta da Non Una di Meno - Torino

Tratto da: