Non “sempre” la legge corre a braccetto con la giustizia

Belluno - Valle del Mis, finalmente abbiamo i "responsabili"...!

13 / 1 / 2015

Ebbene sì, da questa mattina abbiamo finalmente dei “responsabili” rispetto a quanto è accaduto in Valle del Mis dove si è costruita quasi completamente, con danni irreversibili per il paesaggio, illegittimamente e contro la legge di tutela delle aree protette, una centrale idroelettrica all'interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e area Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Ma chi è stato condannato? Sono stati condannati coloro che hanno costruito l’opera? Coloro che l’hanno autorizzata? Forse uno dei i proponenti della centrale? Forse uno di quei solerti funzionari che - in un modo o nell'altro - hanno contribuito a rilasciare una autorizzazione illegittima? Oppure, il Tribunale, ha finalmente letto la sentenza della Cassazione ed è intervenuto nei confronti di chi non sta facendo il proprio dovere obbligando Eva Energie Valsabbia a ripristinare i luoghi illegittimamente occupati.

No, certo che no! Nessuno di questi è stato condannato. 

Non “sempre” la legge corre a braccetto con la giustizia.

Al momento gli unici a pagare siamo noi, che siamo riusciti a bloccare quell’opera illegale! Questa mattina, infatti, un nostro attivista è stato condannato a 10 giorni di reclusione più un ammenda di 250 euro per aver partecipato ad un’iniziativa pubblica in Valle del Mis nella quale abbiamo ripulito dalle immondizie una parte del cantiere, oggi diventato una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto in una delle zone naturalistiche più importanti al mondo, disobbedendo alla disposizione del questore che ci vietava l’ingresso nell’area. Condannato per aver violato una transenna in un luogo i cui terreni, peraltro, di uso civico non dovevano essere interessati da alcun lavoro. Ma si sa le formalità della legge sono molto spesso astruse, incomprensibili a chi chiede soltanto e semplicemente giustizia.

E allora chiediamo al solerte Tribunale di Belluno di essere altrettanto solerte nel confronti di coloro che illecitamente hanno stuprato la valle e che, magari, con l’auto di servizio,un qualche procuratore aggiunto vada a vedere quei luoghi e che alla luce di quanto stabilito dalla nota sentenza della Suprema Corte, si dia una mossa. Chiediamo al Tribunale di Belluno, prima che sia troppo tardi, di non farsi complice di coloro i quali stanno brigando per aggirare la legge, di andare a vedere gli atti della Commissione Ambiente del Senato dove si sta discutendo, ormai da un anno e mezzo, modifiche alla legge 394/1991 sulle aree protette che se approvate saneranno l’abuso e tutti gli eventuali reati penali a questo collegati.

La vicenda, insomma, si commenta da sola.

Soprattutto nel momento in cui ancora nessuno ha predisposto i lavori di ripristino ambientale e i responsabili pubblici non sono ancora stati sollevati dall’incarico.

Soprattutto in una vicenda che di dignitoso ha avuto solo l’impegno di chi ha combattuto e sta ancora combattendo contro quello scempio illegittimo e illegale.

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà al nostro fratello condannato, ribadiamo tutta la nostra corresponsabilità collettiva a quell’iniziativa e siamo ancora più convinti nell’andare avanti, consapevoli che chi si sta leccando le ferite sono i vecchi e nuovi speculatori che hanno perso milioni di euro a “causa” delle nostre battaglie di questi anni contro la privatizzazione del bene comune acqua.

Su la testa, la battaglia continua, per continuare a vincere!

Comitato Bellunese Acqua Bene Comune

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