"Berretti rossi" in marcia

8 / 8 / 2018

Centinaia di braccianti hanno partecipato questa mattina alla “marcia dei berretti rossi”, partita dal ghetto di Rignano e giunta fino alla Prefettura di Foggia. La Capitanata è una delle zone d’Europa dove maggiormente si concentra lo sfruttamento bracciantile: manodopera migrante a basso costo, paghe orarie da fame, condizioni di vita pessime, il caporalato che regola i rapporti di lavoro in ogni sua sfaccettatura, dalle assunzioni al trasporto nei campi. È proprio nel foggiano che sono avvenuti i due incidenti stradali che, nei giorni scorsi, sono costati la vita a sedici braccianti.

I “berretti rossi” in marcia oggi sono il sintomo di un riscatto non solo dallo sfruttamento razziale che da anni ha invaso le campagne italiane, ma anche dalla retorica che vuole contrapporre lavoratori migranti e autoctoni. I tanti italiani che hanno voluto solidarizzare oggi con i braccianti sono il segno evidente che la “guerra tra poveri” ha il fiato corto, soprattutto quando emerge la solidarietà “di classe”, mossa da condizioni materiali similari e da un comune desiderio di emancipazione.

Già dalle prime ore della mattina appare chiaro che lo sciopero dei braccianti è riuscito. «È questa la nostra battaglia – ha affermato prima della manifestazione Aboubakar Soumahoro, del coordinamento lavoratori agricoli USB - la tutela dei lavoratori e la rivendicazione dei loro diritti negati, in Puglia come in Calabria, in Piemonte o nel Lazio». Intorno alle 8 un corteo con diverse centinaia di lavoratori si è mosso dal ghetto di Rignano verso il capoluogo, attraversando le stesse strade di campagna dove sono morti i 16 braccianti. Lo slogan è chiaro: «oggi non si lavora, oggi nessuno raccoglie i pomodori». Intorno alle 10,30 la marcia dei braccianti è arrivata a Foggia e si è unita ai centinaia di solidali venuti da ogni parte d'Italia.

Un unico coro che ha attraversato le strade di Foggia al grido di «Basta schiavismo!» e «non si può restare indifferenti davanti a quello che sta succedendo nelle nostre campagne!». Moltissimi gli interventi nel corso del corteo, che confermano la volontà di combattere il caporalato in ogni sua forma. 

La prima manifestazione contro lo sfruttamento dei braccianti nella zona della Capitanata si è cocnlusa davanti alla prefettura intorno alle 12, con un minuto di silenzio per i 16 lavoratori morti questa settimana. Qui sono state portate varie casse di pomodori, simbolo dello sfruttamento che in tanti e tante subiscono ogni giorno.

Un intervento conclusivo ha spiegato a fondo le ragioni dello sciopero di oggi. «Lo sfruttamento non ha colore» dicono al microfono, «da quando gli sfruttati erano gli italiani nelle miniere in Belgio (oggi ricorre il sessantaduesimo anniversario della strage di Marcinelle, ndr) , fino ai braccianti di oggi nel foggiano. Lo sfruttamento, ieri come oggi, ha solo una soluzione: la lotta di classe».