Comporre l' Europa

Un contributo del Laboratorio Aq16 sul dibattito Europa spazio politico.

22 / 1 / 2014

Spesso chi si espone e propone  contributi di pensiero che cercano di andare oltre la soglia del conosciuto, apre la discussione. E più il momento è importante e più la discussione, a seconda dell’intelligenza degli attori in campo può diventare sterile e rancorosa, oppure diventare articolata e ricca e quindi portarci a fare determinati e determinanti passi avanti.

Questo è uno di quei momenti importanti. Un momento che segnerà la nostra parte di mondo e le nostre vite per parecchi anni. I prossimi mesi vedranno susseguirsi e intrecciarsi eventi  per tutti (volenti o nolenti) molto significativi, ci saranno le elezioni europee( che potrebbero ridisegnare l’arena parlamentare europea), il semestre greco e a ruota quello italiano della presidenza, l’appuntamento di aprile sulla disoccupazione giovanile e  un  possibile vertice sull’immigrazione a giugno. Il tutto inserito nel contesto politico e sociale che già conosciamo. Sono tutte scadenze europee e in questo senso vanno lette e agite. Il fatto poi che i due vertici in programma si svolgano a Roma comporta responsabilità maggiori,  sul piano della concretezza, rispetto alla riuscita continentale delle piazze e all'eco che ne deve scaturire.

“Uscire dalla crisi”,  per noi, è fare dei passi in avanti, non certo ritornare alla condizione pre-bolla subprime e né, ancor peggio ritornare ancora più indietro ad una situazione pre-trattati di Roma.

Per noi, questa fase pre-elettorale va vissuta e agita. In quel preciso momento si alza la soglia dell’attenzione media (da non confondersi con aumento della partecipazione al voto da parte della cittadinanza europea) e si apre la possibilità di entrare in un dibattito dal quale veniamo quotidianamente esclusi. Siamo convinti che non si possa lasciare che i nostri nemici (questo sono) occupino tutto lo spazio, riproponendo ricette come l’austerity e il commissariamento di intere popolazioni sulle decisioni, senza una adeguata controparte in grado di mettere sul piatto un alternativa di mondo, di vita, di politica e di  economia. Siamo chiari, questo è un loro spazio, uno spazio apposito che porterà nuovi “eletti” sulle poltrone della governance (territoriale o europea) neoliberale. Ma è uno spazio che oggi non possiamo permetterci  di subire. Invece che subire dobbiamo cercare di invaderlo, dobbiamo cercare di conquistare terreno da sottrarre alla controparte (e non certo riempire qualche spazio vuoto  tra un candidato e l’altro). In questo caso è chiaramente e principalmente un campo teorico, che per noi che viviamo di prassi e teoria congiunte si concretizza e si esprime direttamente sulla materialità dell’agire quotidiano, anche perché non abbiamo promesse da fare a nessuno ma una strada da costruire con chi si vorrà mettere in cammino. Una proposta di costruzione di un programma tra tanti e tante e a livello europeo è  soprattutto  un ipotesi ardita, ma altra cosa rispetto alla tranquilla purezza del rifiuto ideologico.

Costruire e agire direttamente un dibattito europeo di movimento ci pare quanto mai non più trascurabile, per lottare contro la governance arrogante e tecnocratica incarnata nelle istituzioni Europee per come sono oggi. L’Europa nella sua complessità è il terreno di lotta, e la lotta va agita direttamente all’interno di questo spazio europeo e mediterraneo al contempo, fatto di trattati statici, di istituzioni ingessate e inutili in cui l’unica vera unione oggi si manifesta solo sul piano militare attraverso Frontex ed Eurogendfor. Entrare nelle crepe del sistema per ribaltarne i rapporti di forza in favore delle classi oppresse dalla violenza del capitale, o si fa in Europa o qualsiasi lotta (seppur generosa) che non segue questa ottica è sconfitta in partenza. Tutto ciò che ragiona, o ci rimanda ad un conflitto contro questa unione europea  per un ritorno alla sovranità monetaria è disperdere preziose energie. Parlare di distruzione dell’unione europea per un ritorno alla sovranità monetaria vuole dire ritornare direttamente anche ad una sovranità nazionale, ma questo è e deve rimanere terreno delle destre xenofobe (da combattere), non certo un terreno per chi guarda il mondo da sinistra. Ragionare oggi, da sinistra, di uscire dall’euro e ritornare  a qualsiasi sovranità è lottare su un piano favorevole alle destre. La possibile affermazione delle destre “euroscettiche” porta in dote con sé un discorso chiaro che parla si di sovranità monetaria, ma che è solo il primo passo verso il sogno reazionario del ritorno a stati nazionali su base etnica e religiosa. La storia la conosciamo, la conservazione si incarna nel nazionalismo, e questo oggi cresce di pari passo con i vari principi sovranisti.

Quello che ci serve, per contrastare sia questa Europa tecnocratica che l’ipotesi nazionalista è costruire la nostra Europa, dal basso e a sinistra.

Abbattere la frontiera “nazionale” è uno dei compiti che movimenti antagonisti di tutta Europa si devono porre per rilanciare un ipotesi che possa dirsi realmente rivoluzionaria. Riuscire a coinvolgere sempre più organizzazioni di movimento e non in questo processo è l’unica possibilità per darsi una prospettiva. Discutere di programma, in questa fase, per noi vuole dire discutere apertamente di punti programmatici con compagni molto differenti da noi, sia per genesi che per storia che per influenze politiche e territoriali. Bisogna osare, e farlo a partire dall’oggi perché troppi ormai non pensano più sia possibile un cambiamento da sinistra. Dobbiamo essere noi per primi a convincerci della necessità di costruire un soggetto organizzato su base europea che sia all’altezza della sfida che ci pone questo presente costellato di  insorgenze, che dalla sponda sud del mediterraneo fino al nord Europa, ci danno il segnale di un bisogno compositivo nuovo.

Partiamo da questo, dall’assumerci le nostre responsabilità in questo processo fondamentale, in cui sarà necessario iniziare a confrontarsi su temi tanto strategici quanto spinosi per i movimenti quali il “comune”, come orizzonte contro e oltre il pubblico e il privato, e quello dell’”organizzazione”, per essere in grado di portare a compimento un vero processo rivoluzionario, perché rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato, a partire da questa maledetta Fortezza Europa.

Laboratorio Aq16