Contro i sessismi e contro le "ghigliottine"

Spunto di riflessione per l’apertura di un dibattito: declino della rappresentanza, degrado linguistico, il teatrino della politica istituzionale.

5 / 2 / 2014

Abbiamo avuto modo di riflettere in questi giorni sull’amara realtà istituzionale(-e non), in particolare su quanto accaduto con la vicenda Boldrini-Grillo, dagli antefatti alle derive delle conseguenze.

D'altra parte come avremmo potuto esimerci: la baruffa, che lascia presso di sé il brutto odore dello show concordato, è spiattellata ovunque e ha scatenato un'infinità di sequele e di commenti di più o meno improbabili opinionisti da tastiera improvvisati, approdando con ridondanza nel mondo del web.

C'è anche chi si schiera in questa coltre spessa di chiacchiericcio fastidioso che tende ad obnubilare una realtà piuttosto “terrena”, nel senso di semplice: da un lato la Boldrini che usa il suo potere per assecondare la linea del Governo Letta a favore delle banche, e che poi piagnucola riempiendosi la bocca di categorie sempre comode come eversione e campagna d'odio, in modo da raccogliere la solidarietà di tutte le forze sinistrorse, dei benpensanti e di tutti i supporters della sacralità delle istituzioni. Non siamo certo noi a solidarizzare con lei e con questa politica.

Dall'altra parte, l'opposizione cosiddetta dei pentastellati di Grillo, che inizia una campagna contro la Presidente della Camera utilizzando una terminologia sessista e becera, anziché focalizzarsi esclusivamente sull'inadeguatezza nel coprire un ruolo istituzionale e sulle nocive scelte politiche che ricadono inevitabilmente su di noi.

E tutti in nome della democrazia ( “democratica” la Boldrini che, dopo la “ghigliottinata”, cita l'eversione e lamenta il clima di odio, la campagna d'odio contro di lei, identificandosi come nel ruolo della madonna, “democratici” i grillini che invocano lo stupro).

Ulteriormente fuori luogo tutto quello che consegue a partire dallo schiudersi del vaso di Pandora: ed ecco il rincorrersi di un intero repertorio di tutte le specialità del sessismo, che saltano fuori e si autolegittimano.

Potremmo metterci il cuore in pace con un bel “che si arrangino tra di loro, spettacolo indegno, ecc.”, ma la realtà è che noi viviamo qui, in questo “assurdo bel paese”, e tutti questi personaggi fanno la loro politica sulla nostra pelle (come se la totale crisi della rappresentanza non li riguardasse)!

Per questo sentiamo l'urgente necessità di ribadire la nostra accesa avversione contro le istituzioni non a nostro servizio bensì inchinate davanti a banche e poteri forti e, non meno, il nostro sdegno verso i razzisti, i sessisti, e i populisti, di qualunque natura e partito, grillini compresi che aprono il varco a derive fasciste.

Noi siamo altro. Esiste altro, oltre le brutture che ci sorbiamo (e che combattiamo).

Mentre la cronaca di questi giorni ci ha mostrato immagini delle piazze e delle strade vive a Madrid, Parigi, Roma, e di molte altre città in tutta Europa, piene di migliaia di donne e uomini che rivendicavano il diritto all'aborto e all'autodeterminazione e la tutela della salute per tutti/e (manifestazioni riportate quasi con indifferenza dai media), nei cosiddetti palazzi del potere l'aria si fa nauseabonda, il livello di ragionamento ed il modo di fare politica sprofonda nel turpiloquio sessista e nella mancanza di democrazia, all'interno del solito teatrino che scambia fischi per fiaschi e a cui, dopo l'exploit creato, seguirà a breve la perdita della memoria di una delle più brutte scene della nostra politica, scene a cui mai dovremmo abituarci.

Non è ammissibile un tale livello d’ignoranza e grettitudine di stampo populista che mostra tutta la vulnerabilità di un panorama socio-culturale basso, purtroppo già terreno fertile di pericolose ideologie. Sono questi gli episodi che, passo dopo passo,coltivano e rinforzano un substrato del possibile, un immaginario deformato, che permea stereotipi, ruoli, pregiudizi, sentimenti, alla base di violenze e discriminazioni.

Sono piuttosto i movimenti veri a mettere a frutto la rabbia sociale per costruire discorsi e fatti diversi da quelli che riscontriamo in tutti quei “livelli” che si nutrono di “ordine costituito”. La democrazia è, per l'appunto, indignazione dal basso per le ingiustizie, valorizzazione delle differenze, nell’uguaglianza dei diritti e per il bene comune.

Con questo primo spunto, vorremmo dare vita ad una discussione che possa arricchirsi di molteplici contributi, in modo da diventare narrazione e denuncia comuni della gravità di queste farse dal contenuto sessista e, al contempo, rivendicazione di un modo diverso di fare politica.

Attendiamo le vostre riflessioni, personali e/o collettive. Grazie.

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A cura di Q-Generation