Cronaca di un disastro annunciato

14 / 8 / 2018

Sono ancora morti e lacrime, rabbia e dolore, a segnare questa infausta estate. Intorno alle 12.00, sul cavalcavia sulla autostrada A-10, che collega Genova verso la Riviera di Ponente e la A-26, accade l’apocalisse: il collasso dei piloni, il crollo, tir e auto che si schiantano da 50 metri di altezza, fumo e macerie sul fiume e sulle abitazioni sottostanti. Ai piedi del ponte Morandi c’è tutta la fragilità del nostro Paese. Un Paese che sempre più spesso è costretto a contare i morti in quelli che ex post vengono definiti disastri evitabili, addirittura annunciati. Trentacinque le vittime accertate fino ad ora, ma si teme che il bilancio possa essere ancora più grave.

Genova

Ci sarà il tempo per le analisi approfondite, per la legittima battaglia politica. Per adesso crediamo sia doveroso stringerci attorno alle vittime, ai loro cari, ai feriti e a chiunque abbia perso qualcosa in questa catastrofe ancora dai contorni poco nitidi.

A caldo, appare inequivocabile che ci sia un problema di sicurezza nella rete di trasporto italiana, sia ferroviaria che stradale. Le stragi di Viareggio, Andria, Pioltello - per citare solo gli episodi più recenti – si sommano ai viadotti crollati su strade e autostrade. Quello genovese è il quarto in meno di due anni, dopo i crolli avvenuti il 28 ottobre 2016, lungo la statale 36 Milano-Lecco, ad Osimo il 9 marzo 2017 sulla A14, con due morti e due feriti, sulla tangenziale di Fossano – in provincia di Cuneo – il 18 aprile 2017.

Incuria, scarsa manutenzione, minimizzazione dei costi per la verifica costante delle opere; sono tutte concause dei macro-processi di privatizzazione e finanziarizzazione che hanno investito tutte le infrastrutture viabilistiche del Paese negli ultimi decenni. La A-10, come la maggior parte delle autostrade italiane, è in concessione al colosso multinazionale Atlantia (fino al 2007 Autostrade S.p.A), il cui maggiore azionista è la famiglia Benetton. Proprio il Ponte Morandia sarebbe stato lo snodo principale della Gronda di Genova, una grande opera relativa alla costruzione d'una nuova autostrada dal capoluogo ligure verso nord, finanziata nel 2017 dal governo Gentiloni per 4,5 miliardi di euro. Ma la tenuta del ponte da tempo suscitava perplessità tra gli addetti ai lavori e proprio in queste ore stanno balzando agli onori della cronaca alcune dichiarazioni fatte dall’ing. Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in C.A. e C.A.P. dell’Università di Genova. L’ingegnere, in una intervista rilasciata nel 2016 a Primo Canale, parlava di criticità strutturali relative a tre ponti costruiti in Italia da Riccardo Morandi negli anni Sessanta a Genova, Catanzaro e Agrigento. Diceva il professore in un'altra intervista, rilasciata al sito Ingegneri.info: «Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale. Ancora nei primi anni ’80 chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità»

Al di là di queste brevi note di carattere ingegneristico, registriamo che il dibattito pubblico in queste ore è frenetico, come sempre accade dopo episodi simili. Ma rischia di rimanere opinionismo d'accatto, o al peggio speculazione tout court, se non mette in evidenza le responsabilità sistemiche di una cultura economica e politica che continua a tenere la barra dritta verso il modello delle grandi opere, della devastazione ambientale e umana, della speculazione finanziaria sui territorio che è nemica della loro messa in sicurezza. 

Per questa ragione vogliamo dare voce a quelle realtà che nei territori si battono da anni, per salvaguardare e proteggere l’ambiente e la vita delle persone.

-          Da Notav.info.

Crollo del ponte Morandi, no fatalità ma precise responsabilità!

Arrivano come un pugno nello stomaco le immagini del crollo del ponte Morandi a Genova, mentre i soccorritori scavano tra le macerie cercando le persone scomparse e si spera che la conta delle vittime non salga ulteriormente.
Una tragedia che colpisce ancora una volta il nostro paese, lasciando dietro di se morti e devastazione e tante domande che rimangono senza risposta.
Alcune cose però le sappiamo, una di queste è che le fatalità non esistono.
Le cose accadono perché sussistono le condizioni affinché si realizzino e ciò che è reale e determinante in questa tragica storia sono le priorità politiche che questo paese si è sempre dato e la messa in sicurezza dei territori non è mai stata una di queste.
Prioritario, e lo dimostra la tarantella sulle grandi opere che 5 stelle, leghisti e pd stanno facendo da quando questo governo è stato eletto, è l’equilibrismo politico, quello dei grandi interessi, il business delle grandi opere inutili figlie degli interessi dei soliti noti. Il denaro è ciò che muove il business delle grandi opere, non la sicurezza dei cittadini, un sistema che il governo “del cambiamento” aveva detto avrebbe disarticolato ma noi lo vediamo ancora vivo e vegeto, pronto a drenare altri soldi pubblici ed indirettamente sottrarre a tutti noi il denaro necessario per vivere senza rischiare di morire nei nostri territori.
Non c’è solo qualcosa che non funziona, non si tratta di fare tarantelle polemiche, è un sistema marcio che continua a vivere e rinnovarsi, nonostante le roboanti dichiarazioni dei volti politici della tv.
I politici nostrani tramite tweet e brevi dichiarazioni si accusano a vicenda, provando a tenere per ora bassi i toni nonostante la campagna elettorale perenne e convergendo su un generico “le responsabilità verranno accertate dalla magistratura”.
Abbiamo sperimentato in questo ultimo anno sulla nostra pelle cosa vuol dire svegliarsi in mezzo alle fiamme o avere la montagna che ti crolla sulla testa, pensiamo a quello che accade nel nostro paese ogni volta che piove un po’ più del dovuto, quando la terra trema, quando i treni deragliano. Tutti questi morti sono nostri, sono famiglie, gente comune, persone che vanno a lavorare, che portano i figli a scuola, che tirano avanti per come si può.
Per questo oggi pretendere che vengano bloccate le opere inutili e dannose non è una battaglia di parte, ma è punto di partenza se si vuole davvero dare le giuste priorità a questo paese. Con pochi centimetri di Tav quanti chilometri di strade e autostrade potrebbero essere messe in sicurezza? Questa domanda oggi pesa come un macigno e andrebbe posta a tutti coloro che occupano poltrone nelle istituzioni e che in questi minuti hanno il coraggio di mostrarsi in tv.
Siamo vicini a tutte le famiglie colpite da questa ennesima tragedia.
Anche per loro continueremo a lottare.

-          Da No Tav Terzo Valico

La tragedia di Genova dimostra, ancora una volta, che le fatalità non esistono. Esistono le priorità politiche. La messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti non è mai stata una priorità di chi ci governa. Si preferisce lucrare sulle grandi opere e investire somme folli su progetti tanto faraonici quanto inutili. Questo è ciò che muove il sistema grandi opere. Come ogni volta che piove, come ogni volta che smotta, come ogni volta che esonda, come ogni volta che deraglia le morti le contiamo noi. Miliardi per le opere inutili, briciole per le nostre vite.

-          Da 3e32

Chiediamo da quasi dieci anni la messa in sicurezza delle opere pubbliche e private, nei territori a rischio sismico e idrogeologico. Oggi le ennesime vittime, e domani? I soldi per un piano pluriennale ci sono: basta prendere i miliardi previsti per le grandi opere inutili, pericolose e dannose, come Tav, Tap e Rete Adriatica Snam. Vogliamo vivere!

-          Da Comunità di San Benedetto al Porto (Genova)

Quello che è accaduto oggi è una tragedia di cui ancora si devono capire le proporzioni e senza precedenti nella nostra città, siamo tutti in lutto.
Scriviamo queste righe per ringraziare le persone che ci stanno scrivendo da tutta Italia per sapere come stiamo , così come le stanno ricevendo ognuno di noi , e ognuno sta facendo con i proprio cari. Queste foto che postiamo sono della Fabbrica del Riciclo una struttura dove ogni giorno persone della comunità San Benedetto operano gestendo con AMIU il recupero dei mobili usati.
Come vedete la parte terminale è stata gravemente colpita ma non ci sono vittime, tra le persone della comunità attendiamo notizie dal personale di Amiu. Le due donne presenti all'interno rimaste sotto le macerie sono state tratte vive e in salvo. Abbiamo appena appreso dal presidente Roberto Perugi che non ci sono persone ferite tra il personale della Il Rastrello Cooperativa Sociale edificio successivo a quello dove operiamo noi. Grazie a tutti dell’effetto ora ci aspettano qui a Genova giorni molto difficili davanti.

Genova