I tentacoli della expo si allungano anche sulla INNSE?

Da Ssangyong alla INNSE gli operai non ci stanno

Gli operai resistono da tre giorni a dodici metri dal suolo

Utente: mao
7 / 8 / 2009

La situazione alla fabbrica di via Rubattino a Milano non è certo la stessa che c’è in questi giorni in Corea del Sud, dove nella fabbrica della Ssangyong centinaia di operai stanno cercando di resistere ad un pesantissimo attacco da parte della polizia che gli vuole sgomberare dopo mesi di occupazione della stessa.

Alla INNSE, dove nacque la Lambretta, la situazione è diversa ma i principi per cui lottano gli operai sono gli stessi.

Dopo una vita dedicata interamente a far nascere e crescere una fabbrica ti ritrovi in mezzo a una strada e su questo punto ovviamente le tute blu non ci stanno.

Per questo martedì un gruppo di quattro operai e un sindacalista della Fiom, è riuscito a eludere il cordone di poliziotti e carabinieri che sorvegliavano l’entrata alla fabbrica e ad arrampicarsi sul carro ponte all’interno del capannone dove altri operai stavano già smantellando i macchinari.

Gli operai molto determinati nelle loro azioni hanno minacciato di buttarsi di sotto se qualcuno avrebbe provato a portarli giù di li, e per questo prefetto e proprietario si sono visti costretti ad interrompere i lavori di smantellamento dei macchinari.

Questa notte sarà la terza che passeranno appollaiati a dodici metri dal suolo, e sembrano molto determinati a rimanerci molto tempo se non si troverà una soluzione degna a questa faccenda.

Fanno turni per dormire e per il momento la polizia si occupa di dargli regolarmente acqua e cibo che arrivano dall'esterno del presidio permanete.

Intanto il presidio fuori dai cancelli continua anche con alcune tensioni legate al fatto che le forze dell’ordine hanno negato l’accesso a tutti quanti, sindacalisti compresi, nel tentativo di far sentir soli gli operai all’interno della fabbrica.

Mercoledì 5 agosto arriva l’appello dei sindacalisti a Berlusconi, che chiedono al premier di prendere parola per la questione Innse. Di fatto lui ha mostrato preoccupazioni solo per l' A.C. Milan, probabilmente non accorgendosi neanche di chi chiedeva vanamente una sua presa di posizione.

Invece c’è il cardinal Dionigi Tettamanzi a fianco dei lavoratori della INNSE che con una lettera ha espresso la sua solidarietà.

Le sorti di questa delicata situazione ovviamente non potevano che essere legate a delle speculazioni edilizi che per forza vedono coinvolto il padrone Silvano Genta, che ha un grosso debito con la proprietaria dell’area di via Rubattino, l’Aedes.

Genta di fatto non ha pagato l’affitto dell’area e per questo è in atto un procedimento giudiziario nei suoi confronti. Proprio da qui si potrebbe trovare una soluzione alla faccenda. Difatti basterebbe una richiesta di pignoramento da parte di Aedes nei confronti di Genta per bloccare tutto.

Comunque gli operai non ci hanno pensato due volte nel difendere a tutti i costi la fabbrica che hanno portato avanti per anni, e che per tre mesi erano riusciti a gestire in autonomia.

Forse sarà proprio la forza dimostrata in questi giorni dagli operai nel tener testa a tutti quanti, politici, sindacalisti e padroni, di cui dovrebbe tener conto l’Aedes.

Mercoledi sera arriva la notizia che la Commissione lavoro della Provincia di Milano ha votato all'unanimità un ordine del giorno in cui si delega a Podestà il compito di chiedere al Prefetto di smobilitare l'assurdo dispiegamento di forze di polizia (circa 400 agenti che si alternano quotidianamente) messo in campo contro gli operai e di garantire due mesi di tregua affinché sia possibile trattare in maniera seria per il futuro della INNSE, evitando altri colpi di mano dell'attuale proprietà.

Questa tregua servirebbe ad evitare lo smantellamento dei macchinari e quindi a pensare e trovare una possibile soluzione per il futuro della fabbrica.

Come già avevano dimostrato gli operai quella fabbrica la possono portare avanti loro in autogestione e perché no, perché non provare ad iniziare una trattativa proprio da questo punto fondamentale?

Questa mattina la notizia di un possibile compratore, la piemontese Sofit, specializzata nella vendita di macchine per la lavorazione del legno sarebbe disponibile a rilevare la fabbrica di via Rubattino.

Gianni Rinaldini, segretario nazionale della Fiom, in una lettera consegnata al prefetto e all' Aedes indica il nome di un imprenditore disposto a rilevare capannoni e macchine, garantendo la continuità produttiva, e quindi il posto di lavoro dei 49 operai.

Il messaggio degli operai: «Siamo pronti a scendere solo se c’è un comunicato della prefettura che prende atto della novità rappresentata dalla nuova proposta — dice uno di loro, Massimo — altrimenti restiamo qui tutta la notte».

Intanto fuori il presidio permanete aumenta di numero: metalmeccanici di Brescia, ragazzi, centri sociali e molti cittadini solidali con la causa degli operai; sono ormai quasi duecento davanti ai cancelli della INNSE in questo torrido agosto milanese.

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