Denunce e intimidazioni non ci fermano! Presidio in tribunale contro la mafia delle cooperative.

Martedì 7 luglio ore 10.30. Sotto processo 40 lavoratori ed attivisti per aver combattuto contro la mafia presente all'interno del magazzino di Padova.

1 / 7 / 2015

 Martedì 3 luglio si terrà la prima udienza di un processo che vede come imputati 40 persone, tra attivisti di Adl Cobas, lavoratori, precari, disoccupati facenti parte per lo più ai Centri Sociali del Nord Est, con l’accusa di violenza, minacce e lesioni, presenti all’iniziativa in solidarietà con ADL Cobas che aveva subito una pesante aggressione fisica, il 30 MARZO del 2012 mentre, assieme ad alcuni lavoratori licenziati provenienti da Verona, si stavano accingendo ad appendere uno striscione fuori dal cancello del magazzino MTN di Padova. In sostanza, era successo che la Coop. Borgato che gestiva i magazzini MTN di Padova e Verona, aveva deciso di licenziare molti dei lavoratori che operavano presso il magazzino di Verona, perché avevano osato chiedere l’applicazione regolare del CCNL. A fronte di uno sciopero proclamato da ADL Cobas, non avendo trovato dall’altra parte alcuna disponibilità ad una trattativa,la cooperativa spostava buona parte della merce ed alcuni lavoratori, da Verona a Padova. 

A fronte di questa risposta alla lotta, due macchine di lavoratori di Verona si recavano a Padova il 30 marzo del 2012 davanti ai cancelli dell’MTN , per parlare con i lavoratori di questo magazzino e per far presente a tutti, affiggendo uno striscione sulla cancellata, che era in atto l’ennesima operazione truffaldina ai danni dei lavoratori.

Le due macchine di lavoratori provenienti da Verona, accompagnate da un nostro attivista, non facevano nemmeno a tempo ad arrivare nei pressi del magazzino, che venivano affiancati da una macchina, con all’interno 4 individui, i quali, con stile inequivocabilmente mafioso, li minacciavano, lasciando ad intendere che se si fossero solo avvicinati ai cancelli, avrebbero fatto una brutta fine.

Per nulla intimoriti, i lavoratori, sempre accompagnati dal nostro attivista, parcheggiavano vicino al cancello di MTN, e senza nemmeno rendersene conto, venivano aggrediti con bastoni taglierini, e spray di colore, da una ventina circa di individui, alcuni dei quali italiani facenti parte della “famiglia” che gestisce l’appalto, coadiuvati da altri di origine straniera, per lo più rumeni o moldavi. L’aggressione durava alcuni minuti, procurando varie ferite ai lavoratori ed al nostro attivista, accompagnata da minacce di morte per chi avesse voluto continuare la vertenza. L’azione si concludeva con gli aggrediti costretti a risalire in macchina, subendo ulteriori colpi anche sulle carrozzerie.

Alcuni degli aggrediti si recavano per le cure del caso al Pronto Soccorso, dove venivano medicati e dimessi con prognosi da 7 a 20 giorni e venivano sporte regolari denunce per l’aggressione subita.

PER LA PRIMA VOLTA A PADOVA IN UNA VERTENZA SINDACALE, FACEVANO IL LORO INGRESSO METODI DI TIPO MAFIOSO. NON ERA MAI SUCCESSO PRIMA CHE UNA SQUADRA ORGANIZZATA DIRETTAMENTE DALLA “FAMIGLIA” CHE GESTIVA L’APPALTO, VENISSE MANDATA CONTRO UN GRUPPO DI LAVORATORI E CONTRO ADL COBAS PER TERRORIZZARE LAVORATORI E SINDACATO MEDIANTE UNA PESANTE AGGRESSIONE FISICA, CONDITA CON MINACCE DI OGNI TIPO.

Venivano presentate tutte le denunce del caso alle autorità competenti e si pensava nel frattempo, nel vuoto assoluto di prese di posizione di Interporto, Comune, Provincia o di altri sindacati o forze politiche, di mettere in atto una risposta sul piano sindacale e sociale perché non era pensabile che a Padova una azione mafiosa/squadristica potesse essere demandata esclusivamente agli organi istituzionali.

Veniva così organizzata una mobilitazione per il giorno 5 aprile 2012 che vedeva coinvolti molti lavoratori del comparto della logistica di Padova, provenienti dai magazzini TNT, BRT, GLS, ARTONI, del Comune di Padova, dell’Agenzia delle Entrate, della scuola e militanti e attivisti di Centri Sociali e di altre Associazioni, i quali si davano appuntamento dalle ore 6,30 del mattino per metter in atto una protesta energica contro i mafiosi che gestivano il magazzino MTN, chiedendo spiegazioni a chi gestisce e dirige le strutture di Interporto, a partire dal direttore Tosetto. Alcuni dei personaggi responsabili dell’aggressione del 30 marzo, non entravano nemmeno mentre altri erano già all’interno del magazzino. Veniva attuato un presidio con un microfono aperto che dava la possibilità a tutti gli intervenuti di esprimere la rabbia e l’indignazione per quello che era successo e la volontà di far piazza pulita della mafia all’interno dei magazzini e di tutti i posti di lavoro.

Dall’interno del magazzino, gli artefici della aggressione si facevano provocatoriamente vedere rivolgendosi ai manifestanti con gesti provocatori. A quel punto, raccogliendo l’invito dei provocatori mafiosi di farsi avanti, una delegazione di manifestanti si avvicinava al magazzino per parlare con i responsabili di MTN. I provocatori sparivano all’interno del magazzino e veniva organizzato un incontro con il responsabile di MTN, al quale venivano espresse le legittime preoccupazioni per una presenza così inquietante all’interno di MTN. Veniva risposto che la scelta delle cooperative non era di sua competenza e che ne avrebbe parlato con i suoi dirigenti.

Nel frattempo, alcuni dei provocatori mafiosi continuavano a mettersi in mostra senza temere neppure la presenza delle forze dell’ordine e venivano investiti da urla e fischi da parte del presidio.

DOPO UN PAIO DI ORE IL PRESIDIO SI SCIOGLIEVA RIPROPONENDOSI DI RITORNARE DAVANTI AI CANCELLI ANCHE IN ALTRE OCCASIONI PER PORTARE FINO IN FONDO LA BATTAGLIA CONTRO LE COOPERATIVE E CONTRO LA MAFIA CHE, SPESSO, SONO LA STESSA COSA!

E’ importante mobilitarci a partire da questa prima udienza del processo perché non possiamo accettare che chi ha avuto il coraggio di mobilitarsi contro il sistema mafioso delle cooperative, si trovi oggi sotto processo, quando gli aggressori del 30 marzo 2012 non ne hanno ancora subito alcuno. Non solo, ma, contrastare oggi l’azione della Magistratura contro le lotte legittime significa rafforzare la lotta di tutti per respingere le ben più gravi provocazioni del governo Renzi che ha cancellato fondamentali diritti dei lavoratori, come l’art. 18, introducendo il cosiddetto “contratto a tutele crescenti”. Chiaro che se dovesse allargarsi il peso della presenza della mafia anche all’interno del settore della logistica, affiancato dalla cancellazione dei diritti, da parte governativa, significherebbe far rientrare dalla finestra quel sistema di sfruttamento di tipo schiavistico che in buona misura siamo riusciti a smantellare con le lotte di questi ultimi anni all’interno di questo comparto fondamentale per l’economia.

ADL COBAS

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