Duc occupato per 4 ore nuova protesta in Comune

Ieri il blitz contro gli sfratti della rete Diritti in casa e della Società di riappropriazione urbana. Dopo che gli assessori hanno rifiutato il dialogo, la polizia è intervenuta sgomberando gli attivisti. Che stamattina sono tornati a protestare, ma in municipio

22 / 1 / 2010

di Marco Severo
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Sgomberati. Trascinati via di peso ma pacificamente da polizia e carabinieri.(LE FOTO). Dopo tre ore e mezza di occupazione sono usciti così dal Duc gli attivisti anti-sfratti. Nessuna reazione da parte loro, solo cori di “Vergogna” e “Grazie Comune amico”. A lungo era durata la trattativa, con la Digos a fare da ponte col municipio. Ostinata la posizione dei manifestanti: “Non ce ne andiamo se gli assessori non ci ricevono, ci sono famiglie senza casa”. Silenzio assoluto però dai portici del Grano, quindi la decisione della polizia: “Vi sgomberiamo, ma non useremo la forza”. Finisce così, alle 19.40, un pomeriggio lunghissimo tra gli sportelli del Duc. E la protesta ricomincia questa mattina quando gli attivisti sono tornati in Comune per chiedere d'incontrare il vicesindaco Buzzi, il quale - stando ai manifestanti - ieri avrebbe promesso di riceverli anche se, in serata il Comune aveva precisato che l'unico incontro sarebbe stato con la famiglia sotto sfratto per la quale era andata in scena l'occupazione del Duc.

L'occupazione

Sono le 16 quando una cinquantina di attivisti entrano nella reception di viale Fratti (“Viale Sfratti” ironizza qualcuno). Srotolano uno striscione, si fermano al pian terreno. “ Abbiamo scelto questi uffici– dicono - perché qua possiamo volantinare tra i cittadini in coda”. Loro sono quelli dell’a ssociazione Diritti in casa e della Sru, la provocatoria Società di riappropriazione urbana già autrice di occupazioni in via Guastalla e via Firenze. Da settimane si battono per chiedere lo stop degli sfratti esecutivi: “A Parma ogni giorno c’è gente che a causa della crisi – ribadiscono - finisce in strada per morosità”. 

Claire Badia

Tra i manifestanti c’è anche Claire Badia, divenuta simbolo della mobilitazione. Ivoriana, 32 anni e due bimbi oltre che un marito disoccupato e un padre cardiopatico, Claire ha uno sfratto esecutivo che – grazie agli attivisti – continua a essere rimandato. Il blitz al Duc è dedicato a lei: “Il Comune le ha sì offerto un posto nel residence Parmigianino – spiega Matteo Somacher, di Diritti in casa – ma pretende che Claire si separi da suo marito e dal padre malato, accettando di accogliere solo lei e i bimbi”.
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Le richieste

Una sola dunque la richiesta dei manifestanti: incontrare l’a ssessore alle Politiche abitative Giuseppe Pellacini o il suo collega ai Servizi sociali Lorenzo Lasagna. “Ci siamo stufati d’e ssere presi in giro – lamentano gli attivisti - qui sono in ballo vite umane”. Con Claire c’è anche la sua piccola di 16 mesi, treccine crespe e un’espressione triste: “Ecco finalmente un sorriso” esulteranno più tardi alcune manifestanti, dopo ore trascorse a giocare con lei. Sul posto arrivano i funzionari della Digos, partono le prime trattative. Alle 17 gli uffici chiudono, le luci si abbassano. Loro però, i ragazzi anti-sfratto, non schiodano: “Vorrà dire che passeremo la notte al Duc” sorridono.

"E poi parlano di famiglia..."

A tratti partono i cori: “Dal Comune non ce ne andiamo”. Il clima però è pacifico, disteso. I poliziotti lo capiscono e cercano un accordo con i giovani. Ma i ‘niet’ dal Comune arrivano ad ogni proposta: “Non parliamo con chi si pone fuori dalla legge” è la posizione dell’amministrazione. “E’ singolare – fanno notare gli occupanti – che proprio la città della Family card pretenda di separare una famiglia in difficoltà come quella di Claire” dice Emilia Arisi di Diritti in casa. 

Il rifiuto del Comune

Alle 18.30 i manifestanti hanno un’idea: “Telefoniamo al vicesindaco Paolo Buzzi e, testimoni i giornalisti presenti, gli facciamo accettare un accordo per Claire”. Viene stesa una lettera, chiesta la firma dell’ivoriana. Ma dal Comune rispondono di nuovo picche. E’ stallo. Gli occupanti fanno sul serio: “Noi non sloggiamo” ripetono. Resta una sola soluzione: “Chiamo le pattuglie e vi faccio sgomberare” avvisa un dirigente della Digos. Ma non è un atto di guerra, i manifestanti accettano la via d’uscita come onorevole: “Così almeno tutti sapranno che il Comune non ha risposto”.


Lo sgombero


Tempo cinque minuti e il Duc si riempie di agenti e carabinieri. Compaiono caschi e manganelli, ma non saranno usati. Arrivano anche il capo della municipale Giovanni Maria Jacobazzi e il dirigente della mobile Alfredo Fabbrocini. Gli occupanti si rivestono, si siedono a terra e aspettano. Quindi via, scatta lo sgombero: uno alla volta i ragazzi vengono sollevati e trascinati per le braccia. Qualcuno ride, molti – nonostante il clima sereno – s’i nnervosiscono: “Questa è una battaglia, non vi libererete di noi”, annunciano. E poi a pioggia: “Vergogna, vergogna”. In serata, infine, la notizia: "Buzzi riceverà i manifestanti domattina alle 9".

(22 gennaio 2010)