E di Energia

Contributo per Citizen U “L'energia nelle vostre mani” del 19.03.2011, Radio Popolare Roma. Di Danilo Di Genova [1] e Federico Di Traglia [2]

22 / 3 / 2011

Link alla trasmissione di Citizen U.

E di energia. Cos’è l’energia? Aristotele ci da una prima definizione, ovvero azione efficace.  

Non c’è dubbio infatti che qualsiasi azione, svolta dall’uomo, dall’accensione di un fuoco alla edificazione di un castello, dalla costruzione di un motore alla messa a punto di una bomba atomica, sia possibile grazie all’utilizzo di energia.

 

La storia dell’uomo è la storia della ricerca di nuove fonti di energia.

 

Ma oggi a che punto siamo arrivati? Diciamolo subito, grazie alla sua continua ricerca, l’uomo è riuscito a controllare e sfruttare diverse fonti che abitano questo pianeta. E infatti dietro a quella combinazione di atomi di idrogeno e carbonio, l’uomo è riuscito a capire le infinite potenzialità sia dell’oro nero che del metano. Senza dimenticare gli studi dei “ragazzi di via Panisperna” che si concentrarono sul nucleo degli atomi. Studi che portarono alla costruzione del primo reattore nucleare, grazie al quale è possibile, ancora una volta, produrre energia. Tutte queste scoperte, insieme a molte altre, ci indicano come la storia dell’uomo è la storia della ricerca di energia.

 

La realtà però è ben più complessa. E infatti è sotto gli occhi di tutti che chi produce energia tende come prima cosa ad accentrare, costruendo oligarchie devote alla crescita del PIL e il cui unico traguardo è il guadagno a ogni costo. Guadagno, accumulo e sfruttamento sfrenato dell’ambiente sembrano essere i 3 paradigmi imperanti oggi.

 

Però ormai qualcosa si è rotto, e questo paradigma sembra non funzionare. La nostra sete di energia non potrà crescere all’infinito.

Citizen U cercherà oggi di indagare un’altra via: quella delle risorse rarefatte e decentrate. Vento, sole e biomasse. Chiarendo, però, fin da subito che dietro queste energie, definite green, sempre più appetibili al profitto, si cela una nuova scommessa: quella dell’accesso a tali fonti e la sua distribuzione.

 

Alla luce del dibattito sul nucleare spinto dalla catastrofe Giapponese, cercheremo di allargare l’orizzonte e di smarcarci dai dibattiti che leggiamo sui giornali e ascoltiamo in televisione: "Se i giapponesi vinceranno la battaglia nella centrale di Fukushima potremo dire che anche nella più grande devastazione quella fonte indispensabile di energia per i prossimi anni è relativamente al sicuro".

 

Premesso che non si tratta di battaglia, né di un videogame giapponese, ma di almeno una cinquantina di persone che stanno, disperatamente, andando incontro alla morte per bloccare l’emissione di particelle radioattive. Non possiamo sottolineare che la costruzione di una qualunque infrastruttura, più o meno pericolosa, su una costa soggetta a potenziali tsunami, non sia stata una scelta saggia.

Questo dovrebbe farci capire che, forse, ad oggi non esiste una centrale atomica tecnicamente sicura. Dal momento in cui ciò che riteniamo impensabile viene a verificarsi. E se dovesse esistere, una centrale nucleare tecnicamente sicura, quanto costerebbe?

 

Questo già dovrebbe indirizzarci verso una totale avversione al nucleare.

 

E invece in Italia sentiamo parlare di nucleare sicuro, e mentre sentiamo queste parole, negli occhi tutti abbiamo la sabbia di mare mescolata al cemento della casa dello studente dell’Aquila. Un brivido ci attraversa la schiena.

 

E allora, c’è stata una politica energetica italiana degli ultimi anni in grado di affrontare le sfide della contemporaneità? C’è stata una programmazione che possa giustificare, oggi, la costruzione di altre centrali nucleari, a fianco di quelle in dismissione, se poi di dismissione si tratta? Chiaramente la risposta è no. Le risposte vanno cercate altrove:

 

*costruire una centrale nucleare significa ricevere l’appalto economicamente più conveniente sul pianeta;

 

*costruire una centrale nucleare serve a calmierare il prezzo del petrolio. In particolare in questo  momento dove sul petrolio vengono effettuate molte speculazioni. Un pensiero corre veloce ai fatti libici di quest’ultimo mese.

 

Dobbiamo quindi guardare altrove, abbandonare i sistemi energetici centralizzati può essere una soluzione. Siamo abituati a pensare all’energia come al prodotto di grandi centrali termoelettriche o nucleari, oppure a bacini artificiali trattenuti da dighe imponenti. Ma forse il futuro non potrà essere più così.

 

Per tutto il resto, il decentramento può essere la chiave del futuro. Permetterebbe di evitare sprechi nella rete di distribuzione, e di dipendere dall’approvvigionamento di paesi terzi tra l’altro politicamente instabili. Inoltre eviterebbe gli inevitabili conflitti che insorgono in occasione dell’insediamento, coatto, di nuovi impianti. Favorirebbe la partecipazione attiva delle comunità locali nei processi di generazione dell’energia.

 

Allo stesso tempo, Citizen U, resta in guardia davanti ai proclami della green economy che in alcuni casi può rappresentare un’altra faccia della stessa medaglia; quella della speculazione. Il sole è ubiquo e alla portata di tutti, oggi. Domani sarà ancora accessibile e gratuito? Il 12 Giugno si voterà, oltre che per il rifiuto al nucleare, anche per il referendum sulla privatizzazione dell’acqua. Questo dovrebbe già metterci in guardia.

 

 

“Siamo contro il nucleare perché è l'apice dell’accentramento della produzione di energia e dunque della sua proprietà. E’ il contrario di quella che è una gestione comune del bene comune”

Assalti Frontali.

[1] Geologo Università Roma Tre

[2] Geologo Università di Pisa