Falconara - Un presidio di democrazia e resistenza: questo è solo l'inizio...

Assediato il consiglio comunale che ha votato la vendita del centro sociale Kontatto

1 / 5 / 2010

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Abbiamo atteso fino alla fine da questa Giunta un segnale di distensione sulla questione della vendita dell'immobile sede del centro sociale. Questione che riteniamo decisa e preparata ad arte dalla Giunta comunale molti mesi orsono e solo da pochi giorni resa pubblica, per giunta, solo grazie alla necessaria pubblicità degli atti in occasione della commissione bilancio di lunedì 26.

Una questione quindi nata male, condotta malissimo dalla maggioranza e, solo per ora, finita peggio. Dal 25 aprile scorso abbiamo richiesto con urgenza un incontro con Sindaco e assessori competenti, prima del consiglio comunale: questa disponibilità è arrivata solo alle ore 13, ad una oretta scarsa dall'inizio del consiglio. Abbiamo condiviso così con il Sindaco circa l'impossibilità, al momento, di un incontro costruttivo e questi si è impegnato nel rinnovare nel prossimo futuro, a dopo la seduta odierna, un tavolo di discussione per risolvere la vicenda.

Durante la discussione, è stata posta una mozione congiunta da parte delle opposizioni che prevedesse il procastinarsi della vendita dell'immobile nell'arco del piano triennale di alienazioni 2010-2012, cioè lo spostamento dei termini dal prossimo autunno ad almeno il 2011: dopo le prime positive esternazioni della Giunta, la seduta è stata sospesa su proposta della maggioranza, che, tornata in aula, ha negato ogni possibilità in tal senso, con motivazioni tecniche in merito ad una possibile mancata tenuta dell'intero bilancio comunale, motivazione che riteniamo, oggettivamente, inadeguate. In merito sfidiamo l'Assessore al bilancio Mancini ad illuminarci circa la non fattibilità tecnica. Sono emerse evidenti divisioni interne alla maggioranza tra chi intende assumere la distruzione dell'esperienza del Kontatto come elemento simbolico di una politica autoritaria e fascista e quanti, forse, vorrebbero cercare di addivenire ad una qualche soluzione condivisa.

L'unica possibilità finora concessa da questa Amministrazione è quella dell'Assessore Astolfi, già comunicata attraveso i giornali e ribadita in un'aula deserta, dell'acquisto della struttura a prezzi di mercato entro l'autunno, ipotesi che non ha precedenti nè riscontri altri nel mondo associativo falconarese, e non solo.

Su richiesta del Kontatto le opposizioni hanno letto, all'interno di un'aula ammutolita, la "dichiarazione di resistenza" che riporta il primo punto di vista degli interessati sulla vicenda e sullo stato delle cose cittadino.

Dopo circa due ore di discussione si è conclusa la vicenda del centro sociale.

Spontaneamente, dopo quanto successo, circa un centinaio di ragazzi sono affluiti da Falconara verso il consiglio comunale ed hanno animato un rumoroso e colorato presidio di protesta all'esterno dell'aula, blindata da uno spiegamento esagerato di forze dell'ordine e chiusa al pubblico.

Il "presidio di democrazia" che si è autorganizzato all'esterno dell'aula ha dichiarato di non voler interrompere, per rispetto alla Città, la votazione del bilancio, ma di voler contestare le modalità autoritarie con cui è stata condotta la vicenda della vendita del Kontatto, e le più generali modalità con cui si intende governare Falconara. Man mano che continuava l'afflusso di persone, il presidio ha cinto d'assedio la sala consiliare e si è mosso in corteo spontaneo per le strade di Falconara Alta. Dopo essersi fermato per qualche minuto davanti alla prima sede del centro sociale (occupata nel 1993), ha appeso uno striscione con scritto "Svendesi" davanti alla porta d'ingresso del Comune per contestare la politica di alienazioni del patrimonio pubblico, bene comune cittadino. Ha poi continuato la protesta e l'assemblea spontanea davanti al consiglio comunale, rilanciando ulteriori appuntamenti aperti per ricostruire nuovi e necessari presidi di democrazia.

Questo quindi è solo l'inizio...

Di seguito la "dichiarazione di resistenza" letta fuori e dentro il consiglio comunale:

Dichiarazione di Resistenza verso Goffredo Brandoni e la sua giunta 

Abbiamo collettivamente deciso di non assistere da spettatori a questo consiglio comunale, ruolo che vi piacerebbe imporci, perchè da tempo abbiamo scelto di vivere le nostre vite da protagonisti, che si sporcano le mani davvero per quello che credono, magari anche accettando il rischio dell'errore, ma senza mai chinare la testa, accettare diktat o ultimatum da chicchessia, oppure obbedire senza ragionare, discutere, confliggere.

Ma non assistiamo da spettatori anche perchè non riconosciamo più questo luogo, in questo preciso momento, come il luogo della democrazia, benchè “solo” rappresentativa. Questa non è una asserzione ideologica né prevenuta, bensì una constatazione di fatto. Nel senso che non siamo preventivamente contrari e antagonisti ai processi della rappresentanza, al rispetto del voto e della decisione emanata da chi ne ha facoltà e diritto. La democrazia rappresentativa è “cosa buona” (benchè non sostituisce mai quella, migliore, diretta e partecipata...) quando resta legata, immanente e aperta al  confronto con i movimenti della società che la esprimono e la orientano di volta in volta, e mai il contrario.

Questo per noi è il bello, autentico, della democrazia. Il nostro modo di fare comunità, cultura, movimento, e a volte anche politica, segue questo parametro essenzialmente e assolutamente democratico. Oggi, e da qualche anno, a Falconara, non è più così.

L'avete dimostrato con tanti casi esemplari, che vorrebbero fare scuola, o consuetudine, ma che noi, come molti altri in questa Città, non accetteremo mai: stipulare una convenzione con l'Api sulle megacentrali, rendendola pubblica solo pochi giorni prima del consiglio; radere al suolo le case con le ruspe; utilizzare la precarietà e la giusta esasperazione della gente per avallare campagne di odio verso gli immigrati, i diversi, i più deboli a volte; imporre ordinanze securitarie ideologiche che non risolvono i problemi ma li nascondono sotto il tappeto...e potremmo continuare.

Ora tocca a  noi, domani a qualcun altro. Ora vi siete inventati una nuova lista di beni alienabili dal nulla, dopo quella di due anni fà che non vedeva presente il centro sociale, ma altri immobili che tra l'altro restano ancora invenduti. Una nuova lista magari decisa nel silenzio impenetrabile della vostra giunta mesi e mesi fa, e avete collegato le nostre sorti a quelle del bilancio che vi apprestate a votare. Un piano triennale di alienazioni che vede però noi svenduti da qui ai prossimi mesi, come se il valore di quella struttura potesse tanto pesare sulle sorti del bilancio annuale e non potesse invece essere procastinata più in là, spalmata nel triennio. Avete deciso del nostro futuro senza nemmeno pensare di consultarci o di valutare possibili alternative. Anzi volontariamnete avete fatto di tutto, fino alla fine, secondo modalità che con il processo democratico non hanno veramente nulla a che vedere. Una prassi sconosciuta a questa Città.

Quindi abbiamo deciso di essere altrove, di ricostruire un “presidio di democrazia” fuori, e molto vicino, da qui. E questo presidio che oggi nasce, sarà il primo di una luga serie; e sarà il presidio di tutti, e per i beni comuni, non solo del e per il Kontatto. Un presidio di democrazia perchè a questa Città manca, e perchè a questa Città serve. Non è la prima volta, in diciassette anni di autogestione, che vediamo a rischio la nostra attività. Anzi, come molti resistiamo alla continua precarizzazione delle nostre vite individuali e delle nostre esperienze collettive. Ma mai abbiamo rifiutato di parlare, di discutere, di confliggere anche. Mai nessuno in questa Città ha fatto lo stesso con noi. Al livello più strettamente amministrativo le precedenti giunte, di cui mai siamo stati “amichetti tolleranti”, che mai ci hanno finanziato o appoggiato,mai però ci hanno negato la parola. Non perchè fossero “di sinistra” o accondiscendenti verso di noi. Forse semplicemente per il rispetto di un elementare principio democratico, che a voi pare sconosciuto.

Proprio perchè avete scelto la strada del rifiuto del dialogo e quella di legare le nostre sorti a quelle del bilancio di una Città in crisi (quasi 100 milioni di euro, contro i pochi spiccioli della ex scuola rurale delle Pojole, ma fateci il piacere...), ci comporteremo esattamente in modo opposto a quello che pensate. Il nostro presidio di democrazia non intende interrompere o bloccare questa votazione tanto impellente per la nostra Città, vuole invece contestare voi, il vostro operato il vostro modo di fare. E' un atteggiamento che teniamo per la nostra Falconara che amiamo, non certo per altro... Ma come anni fa denunciammo la non lungimiranza e le deprecabili conseguenze di chiunque sull'altare dell'economia sacrifichi i beni comuni, pezzi interi di territorio e di storia di questa Città, ora a maggior ragione rialziamo la voce. Per difendere il Kontatto e tutto il patrimonio del nostro Comune. Quando avrete venduto tutto, a prezzi al ribasso, senza minimamente con questo colmare il deficit di bilancio, cosa resterà a questa Città? Saremmo tutti più poveri, meno sicuri, più dipendenti dagli altri. A voi va questa grave responsabilità, se non altro perchè dalla giunta precedente sono passati anni, è passato già un commissario prefettizio, e sono passate anche le vostre promesse. La soluzione del “governo amico” (Berlusconi sembra a tutti che non vi pensi proprio...) non vede risultato alcuno, se non la leghizzazione e l'imbarbarimento della politica e del sociale, la devastazione ambientale e sanitaria, e l'annichilimento dei cittadini ai poteri forti e agli speculatori di sempre. Potevate infine, grazie a quel “federalismo fiscale” di cui vi riempite la bocca, acquisire proprietà demaniali a costo zero, per arricchire, riqualificare, ripensare il nostro territorio. Ma non lo fate. Potevate, nell'ottica di monetizzazione della nostra salute e delle nostre vite (scelta deprecabile in ogni caso, ma da voi imboccata...), richiedere un, mai equo, ma almeno dignitoso risarcimento all'azienda API per quello che minaccia di fare di questa Città e dell'AERCA. Ma non lo fate; dimostrandovi anzi deboli con i forti e forti con i deboli...Non ci sarebbe stato bisogno in quel caso di svendere il patrimonio cittadino, la ex scuola delle pojole come tutto il resto, che certo non è nostro, ma neppure vostro. E' bene comune. E' di questa sconfitta politica, ben più grande del tentativo di svendere il Kontatto, che oggi vi macchiate.

Poche parole infine le spendiamo per noi. Poche, perchè tutti sanno a Falconara e altrove chi siamo e cosa abbiamo fatto, facciamo e continueremo a fare. Siamo tanti. Siamo quelli che dall'autogestione quasi ventennale di un centro sociale occupato più volte, sono riusciti a creare associazioni, reti di associazioni, uno sportello di consulenza per precari e immigrati, la riscoperta dei luoghi dimenticati della nostra Città (il Museo della Resistenza, il parco Kennedy, il parco del Cormorano), il Falkatraz Festival, ormai impostosi come uno degli eventi più attesi e partecipati dell'estate non solo falconarese, corsi gratuiti di lingua italiana per immigrati (che tanto osteggiate nelle Lorenzini di Villanova...), centinaia di eventi culturali e di impegno sociale ogni anno in e per la nostra Città e tutto il suo hinterland, le consolidate relazioni con i comitati e le assemblee di cittadini, con le tante associazioni laiche e cattoliche per una Falconara del volontariato e dell'accoglienza. Siamo autonomi da ogni ingerenza partitica e da ogni ideologia preconcetta, ma cerchiamo di relazionarci e di capire tutto e con tutti. Siamo Falconaresi, ma ci nutriamo di un bel pezzo di Provincia e di AERCA. Siamo grandi e vaccinati, perchè abbiamo cominciato a ribellarci al precariato 18 anni fà: abbiamo famiglie e lavoro, e facciamo comunità al centro sociale e in ogni dove, ma proprio lì, al Kontatto, sta il nostro cuore, insieme alla quotidianità dei nostri più giovani fratelli e sorelle, che vi invitiamo caldamente a rispettare senza varcare quella soglia...

Del resto voi fate il vostro “lavoro”, ma noi faremo il nostro: voi proibite “Bella Ciao” e noi la cantiamo, voi vendete le case (ce ne sono molte in quella lista di beni alienabili...) e noi le vorremmo occupate da chi ne ha bisogno e diritto, voi correte dietro ai bambini afghani in fuga dalla guerra, noi siamo contro quella guerra e le ovvie “conseguenze” che oggi arrivano fino a casa nostra, e anche qui potremmo continuare...Ma, nonostante tutto speriamo che rinsaviate, prima o poi, abbassandovi dal vostro piedistallo di carta per confrontarvi, e anche confliggere, come è naturale che sia.

A presto...

!Resisteremo, sempre e comunque, un minuto in più di voi!

L'Assemblea del CSOA Kontatto, Falconara

Foto Presidio Kontatto vs vendita - parte2

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