Forza irrefrenabile contro oggetto (apparentemente) inamovibile

12 / 3 / 2016

Siamo le studentesse e gli studenti che hanno contribuito alla costruzione della mobilitazione contro la Buona Scuola.
Siamo quell@ che quest autunno hanno costruito in forme diverse ma con linguaggi comuni il 13 Novembre, ed altre mobilitazioni e campagne.
Siamo quell@ che hanno occupato ed autogestito le scuole, che si sono scontrati con le forze dell’ordine, quell@ che hanno subito le denunce, le campagne di diffamazione a mezzo stampa, le pressioni da parte delle dirigenze.
Siamo quell@ che resistono nei quartieri delle nostre metropoli e le nostre città alla violenza xenofoba, sessista, omofoba e razzista delle destre; quell@ che a partire dalle scuole costruiscono una nuova cultura antifascista in un Europa che alza frontiere, che mortifica i migranti e finanzia la Turchia di Erdogan.
Siamo gli studenti contro il biocidio. Gli studenti contro le trivelle. Gli studenti contro le grandi navi e il Mose. Gli studenti contro la tav. Siamo quell@ che si oppongono allo sfruttamento, la devastazione e la speculazione sui nostri territori.
Siamo quell@ che continuano a costruire spazi di socialità a partire dalle scuole, dalle piazze e dai centri sociali delle nostre città.

Proviamo a scrivere un nuovo capitolo del nostro cammino, analizzando con schiettezza cosa si è mosso negli ultimi mesi sul tema della formazione, con l’obiettivo di costruire il capitale di saperi necessario per costruire una nuova opposizione radicale e determinata.

Partiamo da due dati fondamentali:
– La Buona Scuola è passata. Velocemente e senza troppa opposizione. Le piazze che chiedevano un cambiamento e che si opponevano a questa riforma sono rimaste inascoltate.
– La controparte, con la riforma, si è dotata di organismi di controllo e repressione sempre più efficaci.

Le nostre scuole negli ultimi mesi stanno vivendo una svolta storica: il progetto delle “autonomie” di Berlinguer è stato fedelmente portato a termine dal governo Renzi.
Il processo di “normalizzazione” della legge 107 nelle nostre scuole sta portando dei fenomeni totalmente nuovi per le nostre comunità:
L’ingresso delle forze dell’ordine negli istituti con le unità cinofile alla ricerca di droghe, l’autoritarismo sempre più aggressivo delle dirigenze, gli spot che vengono concessi alle scuole ed università private durante l’orario di lezione ci mostrano dei luoghi della formazione lontani dal modello di istruzione che proviamo a costruire quartiere per quartiere.

Crediamo che il nostro compito di organizzazioni e coordinamenti territoriali studenteschi sia quello di interpretare e costruire nuovi linguaggi, nuove pratiche e nuove analisi per cambiare un mondo della formazione in continuo divenire.
Il quesito fondamentale sul quale ci stiamo interrogando dall’inizio di quest’anno scolastico verte sulle forme di resistenza da mettere in campo a partire dai singoli collettivi degli istituti.
Questo approccio non è semplicemente di metodo; serve a costruire una cassetta degli attrezzi comune.
Una cassetta che serva a tutt@ innanzitutto per capire da che parte sta andando il mondo della scuola e quali sono le pratiche più utili per far saltare il banco.

A partire da questo tipo di lavoro esprimiamo la parzialità del nostro ragionamento, delle nostre pratiche, del nostro linguaggio.

Domani a Roma si discuterà dei Referendum Sociali. Saremo lì per esprimere il nostro punto di vista sull’alternanza scuola/lavoro, sul comitato di valutazione, sulla competizione, sull’ingresso dei privati nei nostri istituti.
Un clima quello che viviamo nelle nostre scuole che non può non ricordare la scena de “il cavaliere oscuro” in cui due gruppi di persone sono chiamati a scegliere della vita propria a scapito di quella altrui; una scelta che porta nelle nostre scuole il paradigma dei tempi:
un’eterna acquisizione di competenze da vendere in modo competitivo su un mercato del lavoro precario e privo di tutele.
Saremo lì per raccontare le storie di chi come tanti, troppi altri, è costretto a lavorare in gonna, e tacchi a spillo in un albergo stellato, lavando piatti; chi non va a scuola da un mese e che rischia la bocciatura. Saremo lì per provare a farvi sentire l’urlo di rabbia di una generazione che non cede alle ingiustizie.
Saremo lì’ a dire che non lavoreremo mai a 16 anni, o quantomeno vorremo sceglierlo; non accettiamo alcuna forma di lavoro gratuito e vogliamo costruire insieme a tutt@ quell@ che vivono le nostre scuole forme di boicottaggio dell’alternanza.
Domani saremo a Roma per dire la nostra al comitato dei referendum sulla scuola, per poter costruire con tanti e diversi nuovi spazi di riappropriazione del potere decisionale all’interno delle nostre scuole.

Questa cosa qui si fa costruendo dispositivi di mobilitazione reali capaci di colpire le contraddizioni della riforma renziana; mobilitazioni capaci di mettere in crisi i meccanismi di competizione sui quali si vorrebbe basare la pacificazione delle scuole, capaci di impedire ai privati di sfruttare la nostra forza lavoro a discapito di una formazione che viene valutata però con gli standard della “vecchia” scuola italiana, quella che ti boccia. Questa cosa qui, si fa se il percorso verso il referendum è accompagnato da mobilitazioni unitarie di tutte le componenti della scuola.

Noi e le future generazioni siamo una forza irrefrenabile:
crediamo che a partire dalle passioni felici delle nostre vite, si possano costruire spazi di contropotere entro i quali sperimentare l’alternativa. Siamo tanti, indisponenti con chi si mette di traverso tra noi ed il mondo che vogliamo costruire.
Gli oggetti (apparentemente) inamovibili ci sono; sono quelli che hanno svenduto i luoghi del sapere, quelli che hanno progettato per noi un futuro precario.

Però vi sposteremo, non abbiamo null’altro da perdere se non la voglia di cambiare radicalmente lo stato delle cose.

Kaos Napoli
Cas Benevento
CSM Nordest 
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CASC Milano
RSM 
Coordinamento Roma Sud