Siamo le studentesse e gli studenti che hanno contribuito
alla costruzione della mobilitazione contro la Buona Scuola.
Siamo quell@ che quest autunno hanno costruito in forme diverse ma con
linguaggi comuni il 13 Novembre, ed altre mobilitazioni e campagne.
Siamo quell@ che hanno occupato ed autogestito le scuole, che si sono scontrati
con le forze dell’ordine, quell@ che hanno subito le denunce, le campagne di
diffamazione a mezzo stampa, le pressioni da parte delle dirigenze.
Siamo quell@ che resistono nei quartieri delle nostre metropoli e le nostre
città alla violenza xenofoba, sessista, omofoba e razzista delle destre; quell@
che a partire dalle scuole costruiscono una nuova cultura antifascista in un
Europa che alza frontiere, che mortifica i migranti e finanzia la Turchia di
Erdogan.
Siamo gli studenti contro il biocidio. Gli studenti contro le trivelle. Gli
studenti contro le grandi navi e il Mose. Gli studenti contro la tav. Siamo
quell@ che si oppongono allo sfruttamento, la devastazione e la speculazione
sui nostri territori.
Siamo quell@ che continuano a costruire spazi di socialità a partire dalle
scuole, dalle piazze e dai centri sociali delle nostre città.
Proviamo a scrivere un nuovo capitolo del nostro cammino, analizzando con schiettezza cosa si è mosso negli ultimi mesi sul tema della formazione, con l’obiettivo di costruire il capitale di saperi necessario per costruire una nuova opposizione radicale e determinata.
Partiamo da due dati fondamentali:
– La Buona Scuola è passata. Velocemente e senza troppa opposizione. Le piazze
che chiedevano un cambiamento e che si opponevano a questa riforma sono rimaste
inascoltate.
– La controparte, con la riforma, si è dotata di organismi di controllo e
repressione sempre più efficaci.
Le nostre scuole negli ultimi mesi stanno vivendo una svolta
storica: il progetto delle “autonomie” di Berlinguer è stato fedelmente portato
a termine dal governo Renzi.
Il processo di “normalizzazione” della legge 107 nelle nostre scuole sta
portando dei fenomeni totalmente nuovi per le nostre comunità:
L’ingresso delle forze dell’ordine negli istituti con le unità cinofile alla
ricerca di droghe, l’autoritarismo sempre più aggressivo delle dirigenze, gli
spot che vengono concessi alle scuole ed università private durante l’orario di
lezione ci mostrano dei luoghi della formazione lontani dal modello di
istruzione che proviamo a costruire quartiere per quartiere.
Crediamo che il nostro compito di organizzazioni e
coordinamenti territoriali studenteschi sia quello di interpretare e costruire
nuovi linguaggi, nuove pratiche e nuove analisi per cambiare un mondo della
formazione in continuo divenire.
Il quesito fondamentale sul quale ci stiamo interrogando dall’inizio di
quest’anno scolastico verte sulle forme di resistenza da mettere in campo a
partire dai singoli collettivi degli istituti.
Questo approccio non è semplicemente di metodo; serve a costruire una cassetta
degli attrezzi comune.
Una cassetta che serva a tutt@ innanzitutto per capire da che parte sta andando
il mondo della scuola e quali sono le pratiche più utili per far saltare il
banco.
A partire da questo tipo di lavoro esprimiamo la parzialità del nostro ragionamento, delle nostre pratiche, del nostro linguaggio.
Domani a Roma si discuterà dei Referendum Sociali. Saremo lì
per esprimere il nostro punto di vista sull’alternanza scuola/lavoro, sul
comitato di valutazione, sulla competizione, sull’ingresso dei privati nei
nostri istituti.
Un clima quello che viviamo nelle nostre scuole che non può non ricordare la
scena de “il cavaliere oscuro” in cui due gruppi di persone sono chiamati a
scegliere della vita propria a scapito di quella altrui; una scelta che porta
nelle nostre scuole il paradigma dei tempi:
un’eterna acquisizione di competenze da vendere in modo competitivo su un
mercato del lavoro precario e privo di tutele.
Saremo lì per raccontare le storie di chi come tanti, troppi altri, è costretto
a lavorare in gonna, e tacchi a spillo in un albergo stellato, lavando piatti;
chi non va a scuola da un mese e che rischia la bocciatura. Saremo lì per
provare a farvi sentire l’urlo di rabbia di una generazione che non cede alle
ingiustizie.
Saremo lì’ a dire che non lavoreremo mai a 16 anni, o quantomeno vorremo
sceglierlo; non accettiamo alcuna forma di lavoro gratuito e vogliamo costruire
insieme a tutt@ quell@ che vivono le nostre scuole forme di boicottaggio
dell’alternanza.
Domani saremo a Roma per dire la nostra al comitato dei referendum sulla
scuola, per poter costruire con tanti e diversi nuovi spazi di riappropriazione
del potere decisionale all’interno delle nostre scuole.
Questa cosa qui si fa costruendo dispositivi di mobilitazione reali capaci di colpire le contraddizioni della riforma renziana; mobilitazioni capaci di mettere in crisi i meccanismi di competizione sui quali si vorrebbe basare la pacificazione delle scuole, capaci di impedire ai privati di sfruttare la nostra forza lavoro a discapito di una formazione che viene valutata però con gli standard della “vecchia” scuola italiana, quella che ti boccia. Questa cosa qui, si fa se il percorso verso il referendum è accompagnato da mobilitazioni unitarie di tutte le componenti della scuola.
Noi e le future generazioni siamo una forza irrefrenabile:
crediamo che a partire dalle passioni felici delle nostre vite, si possano
costruire spazi di contropotere entro i quali sperimentare l’alternativa. Siamo
tanti, indisponenti con chi si mette di traverso tra noi ed il mondo che
vogliamo costruire.
Gli oggetti (apparentemente) inamovibili ci sono; sono quelli che hanno
svenduto i luoghi del sapere, quelli che hanno progettato per noi un futuro
precario.
Però vi sposteremo, non abbiamo null’altro da perdere se non la voglia di cambiare radicalmente lo stato delle cose.
Kaos Napoli
Cas Benevento
CSM Nordest
CSM Marche
CASC Milano
RSM
Coordinamento Roma Sud