Gli Indisponibili

Rifiutare il DDL per costruire un'altra università

27 / 9 / 2010

Con l'inizio delle lezioni universitarie inizia la parte più dura della lotta dei ricercatori strutturati. Indisponibili a fare lezione, si sono detti a partire dalla scorsa primavera, indisponibili a fare ciò che il loro contratto non prevede. Questa indisponibilità è stata ribadita durante l'estate, consiglio di facoltà per consiglio di facoltà, e lo scorso 17 settembre nella grande assemblea nazionale promossa dalla Rete 29 aprile. Un'indisponibilità che parla della disobbedienza radicale e del rifiuto del DDL Gelmini, già approvato dal Senato e adesso in dirittura di arrivo alla Camera. Governo e Confindustria, infatti, hanno deciso di accelerare i tempi e, indipendentemente dalla tenuta della maggioranza, portare a termine il lavoro di demolozione dell'università pubblica avviato con la Legge finanziaria dell'agosto del 2008, la legge 133.

Per i ricercatori strutturati un futuro incerto, se non disastroso: parcheggiati in attesa dell'esaurimento della specie. Potrebbe sembrare una battaglia corporativa e all'inizio per molti versi lo è stata, ma nelle ultime settimane tra i ricercatori è cresciuta la consapevolezza che senza una difesa più generale dell'università pubblica è impossibile salvare il futuro della ricerca e, altrettanto, che la battaglia degli strutturati deve essere la battaglia degli studenti per una didattica di qualità e per un diritto allo studio rinnovato ed effettivo (al reddito, alla casa, ai servizi culturali), ma anche la battaglia dei precari della ricerca e della docenza, per i quali il futuro, con i tagli, è ancora più drammatico: disoccupazione o lavoro neoservile.

I rettori, intanto, giocano su tutti i tavoli: contro il governo perché vogliono più soldi; con il governo perché vogliono la riforma. E Tremonti che non è stupido risponde: "I soldi ci saranno, ma solo dopo la riforma". Dopo tanti strilli i magnifici fanno marcia indietro e ancora una volta credono alle promesse (o alle balle!). Ma intanto nessun consiglio di facoltà ha intenzione di sostituire i ricercatori, dunque saranno tantissimi i corsi che non partiranno. Tra una minaccia e l'altra di sospensione dell'anno accademico, le lezioni inizieranno dimezzate, oppure, più semplicemente, viene rinviato il loro inizio (sono già molti i casi alla Sapienza di Roma).

Si apre un tempo vuoto, sospeso, un tempo in cui i ricercatori giocano la loro battaglia, mentre i rettori provano a sgraffignare qualche spicciolo per poter sopravvivere al 2011, l'anno in cui i tagli previsti dalla Legge 133 diventeranno insostenibili. In questo tempo bisogna costruire la mobilitazione: connettere la lotta dei ricercatori con quella degli studenti e dei precari è l'obiettivo principale! Senza questa connessione le mobilitazioni rischiano di essere spuntate e inefficaci. Altrettanto, portare l'università fuori da se stessa, ripetere l'incontro virtuoso con la scuola, come accadde nel 2008, ma definire la combinazione con i metalmeccanici che difendono il contratto e più in generale il diritto di sciopero e la possibilità del conflitto nel paese dei Marchionne e dei Sacconi. Questo è ciò che ci aspetta in questi giorni, in queste settimane, questo è lo spazio dove esprimere la nostra indignazione.

Leggi lo speciale a cura della redazione di UniRiot.org