Il Comitato No Grandi Navi - Laguna Bene Comune torna in acqua

Parata acquea il 15 febbraio

13 / 2 / 2015

Domenica 15 febbraio le barche degli attivisti e dei simpatizzanti del Comitato che da tre anni si batte contro il passaggio dei “bisonti del mare” in città, animeranno la seconda domenica di carnevale attraversando con una parade musicale ed allegorica, i canali veneziani. L'appuntamento è per tutti alle 14:00 sulla riva di Palazzo Labia, vicino al Ponte delle Guglie, dove il Rio di Cannaregio incrocia il Canal Grande. Barche a remi in testa, il colorato corteo attraverserà la città, per finire (verso le 17:30) nella storica pescheria di Rialto. Oltre a musica, vin brulè e pasta e fagioli, ad attendere la parata di barche ci sarà anche lo stand informativo delle associazioni ambientaliste dove sarà possibile acquistare in anteprima una copia del nuovo “Libro Bianco” Venezia, la Laguna, il Porto e il Gigantismo Navale – Le grandi navi fuori dalla laguna” di Gianni Fabbri e Giuseppe Tattara.

Non ci sono imbarchi o navi da bloccare questa volta, ma a sette mesi dalla “retata storica” che ha stretto le manette attorno ai polsi dei vertici della politica regionale e dell'imprenditoria veneta, i motivi per cui continuare la mobilitazione sono davvero molti. “Se la procura veneziana ha effettivamente decapitato la cupola è del tutto evidente che il sistema rimane”, affermano i comitati. Le dichiarazioni dello stesso procuratore Nordio all'indomani dell'inchiesta sembrano confermare i timori degli ambientalisti: il Mo.S.E. viene difeso dagli stessi magistrati malgrado tutte le criticità progettuali ed ingegneristiche che decine di esperti internazionali hanno sottolineato per quasi vent'anni mentre il fenomeno corruttivo viene dipinto come un semplice problema di “mele marce”, nonostante gli stessi atti dell'inchiesta evidenzino come sia stato lo stesso sistema corruttivo a determinare la scelta di quale opera erigere alle bocche di porto mettendo a libro paga anche pezzi importanti dello Stato quali due diversi Magistrati alle Acque. La concessione unica (che dal 1984 affida in monopolio studi e lavori al Consorzio Venezia Nuova) non viene messa in discussione, anzi, il commissariamento del Consorzio sembra funzionare da acceleratore nell'esecuzione dei lavori continuando a garantire al suo consiglio di amministrazione (privato) quel 12% di utile su ogni miliardo (pubblico) che lo Stato sborsa per la più grande tra le “grandi opere” italiane. Miliardi che grazie alla Legge Obiettivo del 2001 sono stati progressivamente sottratti alla città, miliardi che avrebbero dovuto servire per migliorare servizi e offerte ai cittadini che ora vivono in una città senza un'amministrazione politica, strangolata da un patto di stabilità insensato, che per 50 milioni di buco di bilancio (una bazzecola se confrontata solo con gli “stipendi” in nero che Mazzacurati pagava a Galan, Chisso & C) viene massacrata dai tagli di Zappalorto. Per questo alla parata di domenica hanno aderito anche i comitati per la casa ed i lavoratori comunali che proprio ieri hanno occupato il Comune per protestare contro la macelleria sociale del Commissario. Anche sul fronte delle grandi navi la situazione sembra continuare inesorabile nella direzione passata: il TAR, annullando i fragili divieti che avrebbero impedito alla prossima stagione crocieristica di accogliere navi sopra le 96.000 tonnellate di stazza lorda, riapre le porte della Laguna ai mostri da 120, 130.000 tonnellate mentre con l'arroganza a cui ci ha ormai abituati, il presidente dell'Autorità Portuale Paolo Costa continua incurante dell'opposizione dei cittadini e delle impietose valutazioni di impatto ambientale a spingere sul progetto “Contorta”. Un'altra vera grande opera, uno scavo dal costo stimato di 150 milioni di euro (pubblici, si intende) per “ricalibrare” il piccolo e tortuoso canale in una sorta di autostrada fonda oltre 10 metri e larga dai 100 ai 150 che dovrebbe collegare il famigerato Canale dei Petroli al cuore della Città Storica. Milioni di metri cubi di fanghi si trasformeranno in barene artificiali, dovrà sparire un elettrodotto e forse un'isola (Sant'Angelo delle Polveri) che ha la sfortuna di trovarsi nel bel mezzo del tracciato. Un'opera gigantesca che tutti in città temono venga affidata alla solita cricca monopolista, un'opera dalle conseguenze ambientali imprevedibili (come sostiene anche uno dei più prestigiosi idraulici italiani, il professor D'Alpaos dell'università di Padova) ma che di sicuro continua nella direzione sbagliata, quella novecentesca in cui si scava e si interra, si fa entrare sempre più acqua dal mare e contemporaneamente si riduce il  suo bacino di espansione. Ci si domanda poi perché il livello delle alte maree salga...

Un'opera che ha il solo scopo di garantire il profitto alle compagnie armatoriali, che ormeggerebbero le loro città galleggianti esattamente dove ormeggiano ora, a poche decine di metri dalle case di chi ancora in questa città ci vive. Un'opera che non risolverebbe nessuna delle vere criticità legate alle grandi navi: resterebbe il terribile inquinamento atmosferico, dislocamento e sifonamento continuerebbero a danneggiare rive e palazzi ed il fenomeno erosivo continuerebbe, peggiorato addirittura, a “mangiarsi” il fondale della Laguna.

Ma i progetti alternativi ci sono e uno dopo l'altro stanno incassando pareri favorevoli dalle Commissioni V.I.A. ed i comitati vogliono sostenerli. “Certo non ci sono lobby o interessi che li appoggino” dicono i no navi “ma lo faremo noi con le nostre mobilitazioni, che in questi anni hanno dimostrato come Venezia sia ancora viva e vegeta, non disposta a subire ulteriori imposizioni da parte di poteri distanti e ottusi che questa città la vogliono solo vendere e comprare distruggendola un pezzo per volta”. 

Gallery