Il dietrofront pentastellato sulle "grandi opere"

24 / 7 / 2018

In pochi giorni si sta consumando lo strappo dei Cinque Stelle con la linea di contrarietà alle grandi opere che – con tante contraddizioni – ha caratterizzato il MoVimento fin dalle sue origini. Il caso più eclatante riguarda le ultime dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli riguardanti la  Tav Torino-Lione. L’attuale ministro, che in passato si era detto più volte contrario all’opera, fa un dietrofront degno dei più audaci trasformismi della Prima Repubblica, affermando la necessità di proseguire il progetto, apportandovi migliorie.

Passando dall’estremo Nord all’estremo Sud, segnaliamo un altro “colpo di scena”, questa volta relativo al gasdotto Tap. La ministra pentastellata “per la coesione territoriale e il Mezzogiorno”  Barbara Lezzi, che in Salento ha fatto incetta di consensi elettorali lo scorso 4 marzo proprio per le sue posizioni decisamente contrarie al gasdotto, ha recentemente dichiarato  di essere impossibilitata a fermare il lavori per via di antecedenti impegni internazionali assunti dall’Italia. La ministra è stata duramente contestata dai No Tap durante un incontro pubblico svoltosi all’Università del Salento lo scorso 20 luglio. «La ringraziamo per aver abbandonato il Sud» hanno urlato alcuni attivisti nei confronti della Ministra, che è stata costretta ad abbandonare l’aula universitaria.

Di seguito riportiamo il comunicato dei NoTav sulle dichiarazioni di Toninelli.

E’ da questa mattina (lunedì 23 luglio, ndr), dopo l’intervista a Radio 1 che viaggiano le notizie sulle dichiarazioni del ministro 5 stelle Toninelli sul Tav e la Val Susa: «La Tav è un’opera che abbiamo ereditato; quando è nata, se ci fosse stato il M5s al governo, non sarebbe mai stata concepita in questa maniera, così impattante, così costosa». Il nostro obiettivo, ha precisato il ministro, «sarà quello di migliorarla, così come scritto nel contratto di governo. Non vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare un’opera che è nata molto male». E poi l’immancabile condanna alle iniziative del movimento «condanno fermamente le proteste incivili soprattutto perché limitano l’espressione delle proteste civili».

Insomma niente di nuovo per quello che ci riguarda, le solite dichiarazioni di un ministro qualunque, come tutti quelli che abbiamo già visto passare, che se non sono stati fan espliciti dell’opera, hanno iniziato a insinuare qualche revisione, qualche miglioria, qualche innovazione (ci ricordiamo Pecoraro Scanio e Antonio Di Pietro per citarne due a caso).

Segnali questi, proprio come in passato, che qualcosa è cambiato dall’insediamento al governo e che la strada intrapresa sembra essere la stessa di sempre: quella di un tunnel politico cieco e sordo alle vere priorità del Paese.

La Torino Lione non è e non sarà mai la nuova via della seta, come piace chiamarla adesso ai propagandisti Tav, è e sarà un’opera inutile capace solo di drenare denaro pubblico sottraendolo alla cura dei territori, alle nostre scuole, ai nostri giovani e ai nostri anziani. E’ un atto politico chiaro che ha portato ad oggi la crescita e il foraggiamento di un “sistema tav” che ha tentacoli e appigli ovunque, dalla magistratura agli organi d’informazione, passando chiaramente dall’industria e dalla politica.

L’occasione del “cambiamento” tanto citato era qui, a pochi metri, in mezzo ad una Valle che non si è mai piegata e alla fine fa sempre paura per quello che è: popolare, politicamente scorretta ai palazzi del potere, determinata e testardamente convinta di essere dalla parte della ragione.

Alla fine, come abbiamo già visto in passato, basta una serata d’iniziative al cantiere per condannare la lotta notav e bacchettarci spiegandoci che se stiamo buoni e facciamo tanti cartelloni colorati, saremo considerati manifestanti civili e le nostre ragioni saranno ascoltate.

Caro Ministro, avessimo ascoltato i consigli come questi adesso ci sarebbero tre tunnel a Chiomonte. E le diciamo di più: non accettiamo consigli su come dobbiamo comportarci perché sono le nostre esistenze a essere messe a repentaglio, le nostre case, le nostre fedine penali. Sono i nostri nonni e noi stessi a vedersi crollare la montagna addosso quando piove o a dover scappare quando c’è un incendio perché non ci sono i soldi per i soccorsi e soprattutto per la prevenzione.

Tra i tanti ricordi del passato, abbiamo anche quello in cui la forza politica “notav” andava al governo e non fermava l’opera, la discuteva per poi avvallarla (con qualche miglioramento chiaramente!). E nel frattempo i suoi militanti di base, quelli sul territorio si continuavano a battere contro, arrivando poi ad andare contro il proprio partito seduto sulle poltrone del governo.

Siamo abituati a tutto ma rassegnati mai, perché rimaniamo sempre convinti di poter fermare quest’opera, per questo non abbiamo mai delegato nulla a nessuno.

Ora partiranno una serie di distinguo, di “ascoltatevi bene l’audio“, di “il ministro voleva dire che…” e quant’altro, ma poco interessa, se le parole possono essere interpretate (e quelle che abbiamo sentito non è che lasciano spazio a tanti dubbi) sono i fatti a parlare e fino adesso di fatti ne abbiamo visti ben pochi e da quel famoso contratto di governo la parola “fermare” l’opera è stata cancellata e man mano, prende forma un inquietante futuro…già visto.

A voi l’occasione di fare qualcosa di utile per questo Paese se ne sarete capaci, a noi il nostro posto su quei sentieri, che non ci stancheremo mai di continuare a farli, come sempre, come questo sabato dove ci andremo dal Festival Alta Felicità.

Fermarlo è possibile, Fermarlo tocca a noi!