Il Risorgimento: oltre i luoghi comuni.

Intervista al prof.Alberto Mario Banti, docente di storia contemporanea all'università di Pisa

7 / 3 / 2011

Proponiamo questa intervista al professor Alberto Mario Banti,docente di storia contemporanea all’università di Pisa,esperto di storia del Risorgimento,che ha recentemente pubblicato sul Manifesto un articolo in cui ha esposto le sue perplessità alla performance sanremese di Benigni.

Con questo contributo vorremmo aprire un dibattito non tanto sul risorgimento in quanto tale,ma come esso viene riletto oggi. Le quasi unanimi ovazioni che hanno accompagnato l’intervento del comico toscano,soprattutto nel campo delle opposizioni ci indicano un cortocircuito che vorrebbe tenere insieme nazionalismo ed antiberlusconismo. E’ necessario interrogare questo fenomeno e prendere parola,per evitare che il dibattito pubblico si schiacci sulla rappresentazione di una fantomatica unità che risale alla notte dei tempi e cammina stabile verso l’eternità.

Comprendiamo bene che l’operazione compiuta da Benigni avesse la Lega come bersaglio, ma essa diventa quantomeno problematica, se non addirittura pericolosa quando ci racconta una comunità compatta fatta di martiri e donne virtuose,contrapposti a stranieri opprimenti e stupratori. È tipico del discorso nazionalista la creazione di un’immagine granitica che identifica chiaramente gli inclusi e gli esclusi, che distingue il Noi dagli Altri,individuando, magari in presupposti naturalistici come sangue e suolo,gli elementi di un patto fondativo. Evocare una comunanza di obiettivi,sogni, desideri,sulla base di un’appartenenza patriottica, oltre ad essere una contraffazione della realtà,ha il difetto spostare l’attenzione dal ruolo che movimenti stanno avendo nel paese,raccontando che essi sono ai margini della società,poiché alla fine qualunque siano le istanze sociali che essi mettono in campo,tutti insieme,canteremo l’inno.

Dobbiamo uscire dai luoghi comuni,rifiutare identità artificiose, evitare inutili miti fondativi, il presente ci parla d’altro,non usiamo il passato per mistificarlo.

Tijuana project