Il sonno della ragione genera mostri

Documento di presentazione del Collettivo Resistenze Ambientali di Padova.

23 / 2 / 2017

Riceviamo e pubblichiamo il documento di presentazione del neonato Collettivo Resistenze Ambientali di Padova. Il neo liberismo crea eco-mostri. Cacciamoli, riprendiamoci la nostra terra e i beni comuni.

Il sonno della ragione genera mostri. Il neo liberismo crea eco-mostri. Cacciamoli, riprendiamoci la nostra terra e i beni comuni.

Qualsiasi cittadino normale, aprendo i giornali locali nella nostra regione, non può non farsi andare di traverso la classica brioche e cappuccino leggendo le notizie relative alla devastazione ambientale ed ai rischi per la salute diffusi in ogni territorio. Fiumi e falde acquifere inquinate da sostanze altamente tossiche, cause accertate di tumori in progressivo, inesorabile aumento, secondo dati ufficiali degli stessi ministeri e centri di ricerca nazionali; catena alimentare fortemente compromessa, poiché, come è ovvio, le acque inquinate irrigano campi e coltivazioni; discariche abusive e rifiuti tossici sparsi ovunque, alcune scoperte, molte nascoste; PM10 con valori ben sopra la norma in tutte le città del Veneto, tra cui Padova detiene un triste primato; politica delle grandi opere e consumo di suolo, nuovo eldorado per imprenditori senza scrupoli e speculatori di ogni risma.

Autostrade, tangenziali, bretelle di collegamento, alta velocità: tutto ciò mascherato dal mito del progresso, dello sviluppo illimitato delle “forze produttive”, del “just in time” come paradigma della mercificazione totale, dell’alienazione umana e distruzione degli ecosistemi naturali. 

Per chi? Per che cosa? Lo sappiamo: la trasformazione dei terreni agricoli in terreni edificabili, inevitabile conseguenza di questa logica, ha l’unico scopo di far lievitare la rendita immobiliare e la speculazione edilizia, l’intreccio strutturale tra corruzione politica e business economico, lo sviluppo delle eco-mafie. Arricchimento di pochi, distruzione dei beni comuni e delle relazioni sociali, culturali, comunitarie nei territori...Lungo i tracciati delle grandi opere e delle vie di trasporto sorgono le cittadelle delle merci, ipermercati, colossi della distribuzione delle grandi catene alimentari transnazionali, le “fabbriche multinazionali del cibo” che determinano la nostra stessa vita fin dalle fondamenta.

Intorno, valanghe di cemento, posti anonimi, senza identità, “non luoghi”, spaesamento e sradicamento dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con il proprio territorio. Sono tutti aspetti collegati e riguardano le stesse “forme di vita”, il loro valore, la loro qualità: la salute, ciò che si mangia, la bellezza del paesaggio, il rapporto armonico con l’ambiente naturale di cui siamo parte, il benessere fisico e spirituale...cosi come nella visione del mondo dei nativi americani, che non a caso, come i Sioux del North Dakota, che con la loro lotta per la dignità e l’ambiente hanno fatto qualcosa dal basso per contrastare la distruzione della terra, e come molte altre comunità indigene nel mondo, hanno resistito per molto tempo ed ancora resistono ai falsi miti del “Progresso”. 

Un “Progresso” che ha determinato l’uso smoderato di combustibili fossili e lo spreco delle risorse naturali, il consumo di suolo e la cementificazione della nostra Regione sono tra le cause che hanno portato all’aumento della frequenza e della violenza di fenomeni climatici estremi. “Il consumo di suolo e l'impermeabilizzazione delle superfici, oltre a rendere il territorio più vulnerabile dal punto di vista idraulico, favoriscono anche la formazione delle cosiddette “isole di calore urbano”, un aumento della temperatura dell'aria sopra le zone più cementificate che va ad alimentare proprio le trombe d’aria - si legge in un comunicato di Opzione Zero post trombe d'aria del 2015 -. 

Insistere con le trivellazioni per estrarre petrolio, favorire la costruzione di nuove autostrade, dare via libera ad operazioni come Polo Logistico a Dogaletto o Veneto City significa riproporre politiche vecchie, inadeguate, e soprattutto irresponsabili” In poche parole come ci ricorda un “vecchio adagio” non è il clima che dobbiamo cambiare, ma il sistema.

I MOSTRI E GLI ECOMOSTRI

Imprese multinazionali, come la Meteni di Trissino, responsabile di un inquinamento delle falde acquifere che riguarda 250000 persone tra Vicenza, Verona, Padova: i suoi dirigenti, spalleggiati da qualche politico locale, arrivano a negare qualsiasi problema, nonostante dati ufficiali. Qualche “brillante” consulente dell’azienda, già a servizio dei Riva di Taranto, si spinge fino al punto di dire, in puro stile “negazionista”, che i tumori sono un prodotto degli stili di vita, e non frutto dei prodotti chimici tossici!

Le lobbies del cemento e del mattone, come i cementifici Zilio a Monselice, la società autostrade, il consorzio Venezia Nuova, l’alta velocità, ipermercati etc... un florilegio di patti, accordi, varianti urbanistiche, tra comuni, regione, imprese, banche, senza alcun controllo vincolante da parte delle popolazioni, alcun potere dal basso. Non siamo noi “paroni” a casa nostra, sono loro i padroni di casa nostra. I poteri forti e le oligarchie dominanti, oltre la democrazia formale, al di là delle appartenenze politiche. Sono loro che traggono enormi profitti e rendite dal saccheggio dei beni comuni: l’eliminazione dei vincoli ambientali non porta certo giovamento al piccolo proprietario di casa che vorrebbe allargare, magari di poco, il proprio spazio abitativo e chi è convinto di questo cade, purtroppo, nell’ennesima truffa!

Altro che modello Nord-Est, dunque, altro che “paroni a casa nostra”, come nell’ipocrita slogan leghista usato contro gli immigrati e i ceti emarginati! Ai veri padroni si accodano quasi tutte le amministrazioni e politiche territoriali, forti coi deboli e deboli con i forti, a partire dal governo regionale di Luca Zaia, democristiano doroteo travestito da leghista! Ma non solo, Zaia e suoi scagnozzi forzaitalioti e leghisti propagandano un idea di tutela del Veneto che guarda alle spinte autonomiste presenti nel tessuto produttivo di questo territorio. 

Si fanno grandi propositori di referendum sull'autonomia o sulla lingua veneta ma nella realtà applicano il concetto del “project financing” per i nuovi ospedali (Santorso, Schiavonia, Mestre, il futuro ospedale di Padova), per la Pedemontana, utilizzando il modello MOSE (un grande buco nell'acqua!). per tutelare nella realtà sempre i soliti Chisso, Mantovani, Mazzacurati & Co.

A fronte del collasso del modello nord-est e della catastrofe ambientale, non solo non vengono presi provvedimenti efficaci (come per esempio la mancanza di prevenzione del dissesto idrogeologico: secondo dati ISPRA ben oltre 100mila padovani dei comuni della provincia sono a rischio alluvione!), con il solito, ridicolo giochetto dello scaricabarile e del triste palleggiamento di responsabilità con Roma, ma si pensa di applicare una sciagurata legge nazionale che prevede la riduzione dei parchi e delle aree protette...con conseguente apertura alla cementificazione ed al capitale estrattivo. 

Vedi vicenda del parco Colli Euganei, ma in prospettiva anche tutti gli altri parchi regionali, dai Lessini, al parco Laguna nord e tanti altri. Anche le politiche delle singole amministrazioni comunali mirano a ridurre il verde pubblico, come a Padova con il sistematico taglio degli alberi per far posto ai parcheggi o ridurre i costi di manutenzione: sembrano tutti tanti piccoli Trump! La logica di questo assalto al territorio è quella di depredare e rendere la nostra terra un deserto che avanza! Scacciare i Mostri e gli Ecomostri: una necessità per difendere la nostra vita, un dovere etico!

Nelle nostre realtà territoriali si esprimono molti comitati e movimenti, ricordiamo la mobilitazione vincente nella bassa padovana contro il CSS, le iniziative molto partecipate a difesa del parco Colli Euganei, i mercati alimentari alternativi e a km 0, comitati grandi e piccoli che sorgono ovunque su problemi specifici, circuiti autogestiti per il benessere psico-fisico e lo sport, insomma un grande potenziale umano e soggettivo che, a livello locale e regionale, resiste e propone un altro mondo possibile e necessario contro la logica del profitto e della mercificazione di ogni forma di vita. La stessa logica del profitto che spesso viene applicata a una visione distorta della “green economy” che colonizza i territori con un utilizzo scorretto delle rinnovabili generando consumo di suolo e bypassando le comunità locali nei processi decisionali. Ma tutto ciò deve, rispetto all’emergenza territorio e per evitare la catastrofe, fare un salto di qualità, superare il “localismo” che spesso accompagna, anche inconsciamente, le lotte, iniziative, mobilitazioni. 

E’ evidente che il punto di partenza è sempre “locale”, ovvero il luogo dove ognuno vive materialmente, ma questo è solo un punto di partenza che deve assumere carattere “espansivo”, un po’ come un’onda che si moltiplica, intrecciandosi con altre onde, creando una marea potente ed inarrestabile. D’altra parte, il territorio non è costituito da pezzi separati, ma è un organismo vivente e ciò che succede in qualsiasi punto si riverbera e porta i suoi effetti in tutti gli altri. E’ indispensabile creare un grande blocco popolare e sociale di resistenza ambientale, in grado di intervenire “orizzontalmente” su tutta la complessità delle problematiche, ma anche in alcuni momenti concentrare “verticalmente” la propria forza su obiettivi centrali e strategici.

Collettivo Resistenze Ambientali - Padova