La “marcetta” su Bolzano e le connivenze politiche con l’estrema destra

2 / 6 / 2016

Che Bolzano fosse diventata, nel giro di qualche anno, un laboratorio politico per l'ascesa dell'estrema destra, lo si sapeva da tempo. D'altronde il 6,7% dei voti presi da CasaPound l'ultima tornata elettorale (8 maggio) è rappresentativo di un clima di intolleranza e xenofobia che gli italiani (e i tedeschi) dell'Alto Adige sembrano proprio non disdegnare. Un clima cresciuto nell'alveo di un centrodestra che, se non è stato in grado di raccogliere più voti rispetto alle passate elezioni, ha sicuramente portato in dote una polarizzazione verso l'ala più estrema rappresentata da Lega Nord e partitini molto vicini all'ideologia del Ventennio.

Ma nessuno, veramente nessuno, si sarebbe aspettato che martedì 31 maggio, giorno del primo consiglio comunale guidato dal neo sindaco del PD Renzo Caramaschi, i "fascisti del Terzo Millennio" avrebbero inscenato una vera e propria “marcetta” verso il Consiglio Comunale.

La scena è di quelle tragi-comiche che speri, nella vita, di non vedere mai. Eppure, e lo dico con un certo ribrezzo, è successa proprio a Bolzano. 

Martedì era una giornata particolarmente uggiosa, quasi autunnale. Nuvoloni scuri ricoprivano un cielo che non voleva sentir parlare d’estate. Piazza Vittoria, simbolo del Ventennio, primo pomeriggio; un drappello di una trentina di persone, a prima vista uscite da un Carnevale posticipato, inizia una sfilata di circa mezz'ora che li porterà ad attraversare tutto il centro città, fino a Piazza Municipio. Una trentina di persone rigorosamente in corteo militare, capeggiati dai tre neoeletti consiglieri comunali e da una bandiera italiana, vestiti "d'ordinanza" anni Trenta, muso duro e petto in fuori per le foto di rito del primo consiglio comunale.

Vista così può sembrare l'ennesima buffonata di un gruppetto di nostalgici in cerca di visibilità ma, a ben vedere, l'azione ha un carico simbolico rilevante.

In primis la “marcetta” del 31 maggio ha ripercorso l'itinerario che le squadracce fasciste fecero nell'ottobre del 1922 per chiedere la destituzione del borgomastro tedesco di Bolzano e per dare avvio all'italianizzazione dell'intero territorio. Allora si marciava contro i tedeschi, oggi si marcia per rivendicare l'italianità e per ricordare che solo loro, i "duri e puri", sono contro migranti, profughi, drogati e qualsiasi forma di "degrado", all'urlo di "Italia agli italiani".

Ma la marcia di martedì 31 maggio rappresenta in realtà l'apice di azioni che i fascisti portano avanti da almeno un anno in città: il primo luglio 2015 un gruppetto di aderenti a CasaPound occupa l'ex scuola "St. Josef" di Aslago, sobborgo di Bolzano, a loro dire dimora abusiva di immigrati e simbolo del degrado del quartiere. L’occupazione finisce con un nulla di fatto, qualche striscione srotolato, canti del Ventennio ma, purtroppo, ampio risalto nei media locali. Sul posto giungono le forze dell'ordine che però non intervengono.

Marzo 2016, la storia si ripete. Accampando l’aiuto ad una famiglia (ovviamente italiana) in difficoltà, i fascisti occupano la sede IPES (Istituto per l’Edilizia Sociale della Provincia di Bolzano) in via Milano. Tanti slogan, striscioni, accuse di regalare le case popolari ai profughi (sic) che tengono in garage auto di lusso e richiesta di una graduatoria comunale per l’assegnazione delle case solo agli italiani. Sul posto giungono nuovamente le forze dell’ordine che però non intervengono.

A fianco di queste “occupazioni”, usate più per avere visibilità che non per una causa politica, i fascisti non si sono mai trattenuti dal menare le mani e, negli ultimi due anni, sono stati protagonisti in tutta la regione (Trentino compreso) di innumerevoli episodi di violenza contro antifascisti o contro tutti coloro che potevano anche lontanamente sembrare di sinistra.

Viene da chiedersi per quale motivo un movimento dichiaratamente fascista come CasaPound, e che per questo nemmeno potrebbe esistere secondo la Legge Scelba, abbia un agire politico così ampio e una visibilità costante. Ma la domanda risulta, a questo punto retorica.

Nessun partito bolzanino, neppure di quelli che si dichiarano di centrosinistra, ha lanciato una nota di protesta contro la “marcetta” dei fascisti. Nemmeno i Verdi che, in Consiglio Comunale, siedono con ben 4 consiglieri; nessuna istituzione, comunale o provinciale, ha dichiarato la “marcetta” illegittima dando così agibilità politica ad un movimento di picchiatori con la cravatta.

E non hanno mosso un dito le forze dell’ordine, Digos in primis, sempre pronte ad alzare il manganello quando le occupazioni sono portate avanti da movimenti di sinistra e centri sociali (lampanti gli ultimi sgomberi a Bologna e Roma), così caritatevoli e comprensive, invece, con i “fascisti del Terzo Millennio”.

E per ultimi, ma non per importanza, i media, almeno quelli locali, che hanno quasi sempre descritto i fascisti come, in fondo in fondo, “bravi ragazzi” guardandosi bene dal non chiamarli con il loro nome, fascisti.

Il connubio di tutto questo ha portato Bolzano a diventare la città più nera d’Italia, un triste primato che può essere abbattuto solo se l’antifascismo militante saprà, ancora una volta, alzare la testa e reagire per spazzare via uno dei periodi più drammatici degli ultimi decenni.