L'Aquila, azzardo utile

11 / 7 / 2009

Migliaia in marcia a L’Aquila. Una scommessa azzardata e un dato utile a tutt@.

Dopo aver vissuto complicate discussioni e provato a praticare percorsi condivisi, si è arrivati alla vigilia del 10 luglio con una mobilitazione indetta dal “Patto di base” e l’adesione di partiti politici, Rifondazione in testa. Molti si sono interrogati sulla necessità di manifestare a L’Aquila nei giorni del G 8 e anche chi lo riteneva utile ha dovuto fare i conti con un’accelerazione prodottasi il 21 giugno nell’assemblea nazionale al campo Unicef. Questo passaggio, vissuto malamente da rappresentativi comitati aquilani e sostenuto da Epicentro Solidale, sembrava consegnare la marcia del 10 luglio a un epilogo di pura rappresentanza.

La differenza vera l’hanno fatta la capacità, seppur non supportata da numeri oceanici, di dislocare la mappa della crisi su buona parte del territorio nazionale e la soggettività messa in campo dai movimenti.

A Vicenza, come ad Ancona e a Roma. Una settimana di iniziative persistenti che hanno richiesto rischi considerevoli e prodotto danni visibili a chi ha sostenuto pratiche radicali e azioni dirette, con decine di fermi e alcuni arresti. Tutto questo in diretta connessione con Torino e con le mobilitazioni prodotte dall’onda studentesca.

A L’Aquila l’8 luglio è iniziato il summit dei responsabili della crisi e varie e originali sono state le contestazioni. Così come è avvenuto a Roma. Su questo terreno fertile è cresciuta la manifestazione di oggi e per questo i numeri sono stati importanti, il segnale convincente e capace di rappresentare uno spazio utile e indipendente. Anche il sindacato di base si è avvalso delle eccedenze messe in campo in questi giorni e nemmeno il partito della Rifondazione Comunista è stato a guardare, folta la partecipazione e numerosi i giovani e le giovani.

Una presenza interessante, numerosa e rumorosa sono stati i movimenti di lotta per la casa che hanno sentito un forte richiamo sul tema dell’abitare in relazione con la ricostruzione e il tormentone delle new town. Una partecipazione che non era scontata e che non può essere ascrivibile automaticamente alla filiera sindacale di base.

Questi mondi si sono incontrati a L’Aquila e hanno marciato per 7 chilometri passando davanti ad una tendopoli, che li ha accolti tra gli applausi, alle piattaforme di Bazzano sulle quali saranno edificate le prime nuove case (alloggi temporanei o definitivi?), presidiate da reparti di Celere e di Carabinieri e infine sono arrivati, con gli aquilani e le aquilane in testa alla marcia accompagnati dai Vigili del Fuoco delle RdB, ai Giardini comunali nella parte ovest della città. Possiamo dire, adesso, che chi aveva ritenuto necessaria questa manifestazione ha un po’ meno torto e che la mappa della crisi riparte da qui. Dalla sfida che ci lancia la tragica situazione aquilana, situazione usata strumentalmente dal G 8 per darsi una nuova investitura al tempo della crisi.

Avevamo detto L’Aquila e le altre, e questo abbiamo fatto. Abbiamo manifestato indignazione contro i grandi della terra e siamo alla ricerca delle forme e dei linguaggi indipendenti capaci di produrre la sponda necessaria al malessere sociale crescente. Quel malessere percepito e monitorato con attenzione dagli apparati di governo e che produce quelle preoccupazioni che inducono ad accelerare i dispositivi repressivi da opporre alle nostre lotte.