Il centro sociale La Talpa e l'Orologio di Imperia interviene sul caso di Bholi Kaies morto durante l'arresto.

Le divise danzano ancora sui corpi

Ennesima vittima di Stato, Bholi Kaies è morto il 5 giugno per soffocamento, mezz'ora dopo un concitato arresto, a Santo Stefano al mare, alle porte di Sanremo. Lascia la moglie e i due figli.

8 / 8 / 2013

Quando il povero Bholi Kaies ha smesso di respirare era il 5 giugno. Non certo un malore causato dall'afa, insolitamente, c'erano ancora pioggia e temporali. E' morto in stato di arresto come, purtroppo, accade spesso in Italia.

Siamo a Santo Stefano, un piccolo comune alle porte di San Remo, provincia di imperia. Siamo nel parcheggio di un super mercato intorno alle 18.00. D'improvviso tra i carrelli e le macchine parcheggiate scatta un inseguimento a piedi: militari in borghese dell'arma dei carabinieri inseguono Kaines per una presunta questione di spaccio. Tutto si risolve in pochi minuti, tra uno scivolone ed una breve colluttazione (che sicuramente non può avere causato il decesso), poi le manette. Un testimone aiuta addirittura i militari a tenere fermo Bholi, che si dimena, bloccandogli le gambe.

Questo è quello che si sa con approssimata certezza. L'altra cosa certa è che il giovane tunisino muore dopo un'ora e mezza presso l'ospedale di San remo.

Sono i giorni della sentenza Cucchi, giorni in cui non ci si aspetterebbe l'ennesimo abuso di potere. La procura fiuta il clima particolare, la quale emette un primo comunicato che suona lapidario a scacciare collegamenti immediati: “Non siamo di fronte ad altro caso cucchi!” dicono. Eppure senza neanche un'autopsia tra le mani più che un'affermazione degna della magistratura sembra un atto di fede, una preghiera, un'imprecazione.

I primi esami sul corpo non sono in grado di stabilire le cause del decesso, ma individuano un generico “stress celebrale”, come se il cervello fosse rimasto improvvisamente senza ossigeno.

La storia non finisce qui: nei giorni seguenti alcuni proiettili vengono spediti ad un carabiniere subito trasferito, “questi sono per Kaies” sta scritto sulla busta. Anche al comando c'è un trasferimento immediato, sembra strano. Chiude il tutto una foto scattata con uno smartphone, intercettata dai giudici, in cui si vede Bholi a terra in commissariato ed in allegato le parole “guardate come lo massacrano”.

Il centro sociale La talpa e l'orologio di Imperia e le associazioni locali scrivono un comunicato stampa, chiedono che venga fatta luce sulla vicenda evidenziandone le ambiguità e ricordando a tutti che questo è il paese di Cucchi e Aldrovandi.

Tutto resta sopito per un po', fino ai primi giorni di agosto. L'esame istologico ed i rilevamenti necroscopici fatti in un secondo momento sono perentori: lo stress celebrale è avvenuto a causa di una violenta compressione della gabbia toracica, in parole povere la morte si è verificata perché si è impedito a Kaines di espandere il torace e respirare per almeno tre minuti, naturalmente in modo "violento".

La conferenza stampa di Cavallone, procuratore del tribunale di San remo, recita quasi testuale: “lo stato si deve assumere la responsabilità di questa morte, sarà un brutto processo”.

Sarà opportuno vigilare perchè tutto non finisca in un nulla di fatto, perchè a livello mediatico non emerga e si proponga il gioco che è morto uno spacciatore, mentre siamo di fronte all'ennesimo essere umano ucciso mentre era sotto la custodia di “uomini di Stato”.

Francesco Scopelliti - Centro Sociale la Talpa e l'Orologio, Imperia