L’emergenza rifiuti in provincia di Napoli è il capitolo più drammatico di una gestione fallimentare in varie regioni meridionali italiane, tra cui Lazio, Calabria, Sicilia. In tutte queste regioni, l’emergenza rifiuti è stata dichiarata dagli anni '90 e mai veramente risolta; commissari di governo con poteri speciali e enorme disponibilità di denaro sono stati nominati. Nella maggior parte dei casi, i commissari sono stati i presidenti delle regioni interessate, o prefetti. Questo è stato il caso anche in Campania, fino al più recente coinvolgimento della Protezione Civile. E’ molto importante notare che la struttura del "commissario" è stata duramente criticata e vari procedimenti giudiziari sono aperti. Attualmente, i commissari ultimo governo (l'ex presidente Bassolino e Guido Bertolaso, il capo glamour della Protezione Civile) sono sotto inchiesta per cattiva amministrazione e corruzione come numerosi loro stretti collaboratori. La caratteristica più importante della struttura commissariale come si è andata via via definendo negli ultimi anni è la capacità di derogare a tutti i regolamenti e controlli (incluse le normative europee) per ottenere denaro facile, per poter decidere quali aziende devono realizzare le opere previste, dove localizzare le discariche o gli inceneritori e come organizzarli, con la possibilità di non dover fornire alcuna informazione agli enti locali e abitanti circa le decisioni prese. In occasione della emergenza rifiuti scorsa (2007/2009) le aree interessate sono diventate "siti di interesse strategico" e sono sorvegliate dall'esercito esenti da ogni controllo amministrativo e giudiziario. La scelta della struttura commissariale e gli interessi che si sono venuti costituendo negli anni sono tra le cause principali dietro la "creazione” e il mantenimento della crisi emergenza rifiuti; l'incompetenza e l’incuria evidenti, la mancanza di ogni controllo e trasparenza ha favorito l'infiltrazione della criminalità organizzata, già attiva da decenni nel settore del traffico dei rifiuti tossici provenienti dalle industrie del Nord e dello sversamento in centinaia di discariche illegali. Tanto che la Commissione UE ha deciso nel 2007 di sospendere tutti i pagamenti dei contributi comunitari in materia di rifiuti fino a quando la struttura del Commissario fosse durata.
Un elemento importante da prendere in
considerazione in merito alla visita della Ue, è l'effetto estremamente potente
di propaganda sulla supposta soluzione della crisi dei rifiuti a Napoli negli
ultimi due anni. Dal momento dell'arrivo del governo Berlusconi nel 2008, la
maggior parte dei media ripetono che la responsabilità principale della crisi
dei rifiuti è dei cittadini e dei partiti che non vogliono gli inceneritori e
le discariche nei loro territori. Si é detto -sicuramente in qualche caso con
fondamento reale- che la camorra ha
infirltrato i movimenti e che questi cittadini sono vittime della sindrome "non nel mio cortile" (NIMBY); in
questa situazione non rimaneva che «risolvere» la questione costruendo 4 nuovi
inceneritori, allestendo nuove discariche (prevalentemente in cave) e militarizzando le aree scelte. Tutte le discussioni
sulla localizzazione, il tipo e la quantità di rifiuti gettati in discarica o
alla necessità reale dei 4 (oggi 3) inceneritori previsti è stato totalmente
cancellato dall'urgenza di trovare luoghi per mettere i rifiuti vecchi e nuovi
in modo rapido e indifferenziato. Come si vedrà non vi è stato alcun vero
lavoro o di investimento sulla riduzione, il riciclaggio e la separazione dei
rifiuti. Coloro che contestano queste situazione e hanno tentato di proporre
altre vie sono emarginati e ignorati. Non sorprende quindi che vi sia una
profonda diffidenza degli abitanti nei confronti della maggior parte dei
politici e in ogni caso chi li ha difesi ha pesantemente perso in seguito la
partita elettorale. I petizionari,
insomma, raramente hanno controparti politiche o istituzionali credibili. E non
hanno informazioni chiare su ciò che realmente sta succedendo nel loro
territorio, che in molti casi ha subito una lunga storia di scarichi illegali o
di inquinamento. Vedono la loro terra occupata dall'esercito e cosa molto
importante, non intravedono nessuna prospettiva di un cambiamento reale della
situazione. Quindi si ribellano. Il risultato è che i comitati e i movimenti
sono sui giornali per le loro manifestazioni e non per le loro proposte. La
repressione di questi movimenti è diventata dura. Tanto per fare un esempio, il
sindaco di Marano (comune vicino a Chiaiano, Salvatore Perrotta), è stato
tenuto lontano dalla sua città per diversi mesi e ogni tanto le persone sono
arrestate e poi rilasciate. I media dicono che l’emergenza è finita e che il
governo è stato in grado di risolvere una situazione tragica in poche
settimane, perché non ci sono montagne di rifiuti nel centro di Napoli. Per la
maggior parte degli italiani la questione è chiusa. Quello che i cittadini che
hanno sottoscritto le petizioni al Parlamento europeo denunciano è il fatto che
ora è legale quello che la camorra ha fatto in questi anni: buttare tutti i
tipi di rifiuti in buche per lo più inadatte in deroga a tutte le regole, siano
esse europee o nazionali. Questo è il contesto nel quale si svolge la missione
della commissione petizioni.
L'Italia è da anni il paese con il maggior numero di infrazioni UE, in
particolare in materia ambientale.
L’Italia é stata condannata più volte in merito alla non osservanza
delle normative in materia di rifiuti e in particolare per le discariche
illegali e l'assenza o il mancato rispetto dell'obbligo di presentare i piani
per la gestione del ciclo dei rifiuti. L’ultima condanna é del 4 marzo 2010,
proprio sulla questione della gestione della crisi nel 2007 e le sue
implicazioni in termini di salute dei cittadini e dell'ambiente. E 'importante
notare, però, che in Campania vicino al "disastro" di Napoli ci sono
esperienze molto positive di gestione dei rifiuti. Quindi, questa situazione
non era inevitabile ed è una conseguenza evidente della mancanza di capacità di
governo e di organizzazione nel corso degli anni a livello regionale e
nazionale. La criminalità ha giocato un ruolo importante e un business enorme
attorno ai rifiuti che puo’ vantare dei profitti immensi. La mancata gestione della crisi non è stata
certamente una questione di mancanza di risorse o di capacità tecnologiche. E’
stato calcolato dalla Corte dei conti italiana nel 2007 che nel corso degli
ultimi 15 anni circa 1,8 miliardi di euro sono stati spesi nelle regioni in cui
la "emergenza rifiuti" è stata dichiarata. Fondi comunitari sono
stati spesi, anche se il pagamento dei soldi stanziati per questo scopo da
parte dell'UE è stato sospeso dal 2007 per la Campania (UE periodo dei fondi
strutturali 2000/2006). Sappiamo anche che dei 130 milioni di euro stanziati
per la pulizia di aree inquinate e gli incentivi di raccolta differenziata dei
rifiuti, solo pochi sono stati utilizzati per questi scopi e non si sa con
quale efficacia.
Oltre a politici inetti, ai media
incompetenti e conniventi, alla camorra c'è un altro responsabile che non va
dimenticato: le istituzioni dell'UE e in particolare la Commissione. La
"custode del trattato" per anni non ha fatto nulla o si è limitata ad
alcuni interventi prudenti e molto formali. La Commissione ha anche accettato
il piano di gestione dei rifiuti presentato dalla Campania alcuni anni fa e ha
tenuto un atteggiamento estremamente formalistico sulle denunce delle
organizzazioni non governative e comitati dei cittadini. Solo quando la crisi
era ormai nota a tutti il Commissario Dimas ha reagito con forza, ha inviato
una delegazione in Campania e ha portato l'Italia alla Corte di Giustizia.
Questo è accaduto nel 2007. La decisione della Corte è venuta solo il 4 marzo
2010. Negli ultimi tre anni la Commissione ha utilizzato una sorta di moral suasion molto morbido con il
governo italiano. In un certo senso, hanno avuto esattamente lo stesso
atteggiamento delle autorità italiane: la situazione è troppo terribile per
essere pignoli su regole. Comunque, la Commissione ha fatto due cose positive:
quando il nuovo governo Berlusconi ha presentato un decreto legge che prorogava
i poteri straordinari del Commissario, indicando le procedure di scegliere e di
aprire nuove discariche e inceneritori, è intervenuta correggendo le deroghe
più inaccettabili, come l'abolizione di tutti i limiti allo sversamento di rifiuti tossici in discarica o l'eliminazione
completa della valutazione di impatto ambientale (VIA). D'altra parte, ha anche ammesso che fosse possibile
effettuare una VIA in 7 giorni e ha rinunciato al controllo su ciò che
effettivamente va in discarica. In secondo luogo, essa non ha mai creduto ai
rappresentanti del governo italiano quando é venuto a Bruxelles a presentare i
piani di gestione dei rifiuti e ad oggi non ha ancora sbloccato i soldi, nonostante
il fatto che, in teoria, “l’ emergenza" è finita. Sono più che convinta che, se già anni fa la
Commissione avesse reagito con vigore alla cattiva gestione ovvia e alle frodi
e avesse assunto un atteggiamento pubblicamente meno indulgente, le cose
potrebbero essere andate diversamente. Questa è la ragione per cui il viaggio
della commissione petizioni in Campania è così importante e ancora più
importante sarà il seguito che se ne vorrà dare. Due le priorità di azione:
come ha dimostrato la prima breve riunione della commissione petizioni dopo la
missione, il rischio più importante é che sulla scia delle dichiarazioni
bipartisan dei deputati italiani (“prima andava tutto male adesso ci sono dei
miglioramenti bisogna continuare cosi, sblocchiamo i soldi”) la mobilitazione e
l’attenzione del parlamento europeo si afflosci. E che la Commissione, sulla
base di argomenti iperformalistici, lasci senza seguito la sentenza della Corte
di Giustizia del 4 marzo. A questo fine, bisogna secondo me coinvolgere la
commissione ambiente e la commissione controllo di bilancio. Infatti,
l’applicazione del diritto europeo resta una questione aperta; in particolare,
la nuova direttiva rifiuti; la direttiva sulle discariche; la direttiva sugli
inceneritori devono essere prese in considerazione. Inoltre, é necessario
ripartire con la pratica oggi arenata alla DG concorrenza sul CIP6.
Dobbiamo riuscire a fare salire la pressione sulla coerenza “europea” dei piani
nei prossimi mesi. La Presidente Mazzoni ha detto che le autorità italiane
verranno a Bruxelles e che fra un anno la delegazione tornerà in Campania. Da
parte sua la Commissione ha scritto al governo italiano per sapere che cosa
intende fare per rispettare la sentenza della Corte del 4 maggio. Sarebbe
ovviamente molto importante ottenere nei prossimi mesi informazioni precise
sulla risposta del governo italiano anche perché verosimilmente da questo
dipende lo sblocco eventuale dei fondi. Quindi avere informazioni su cosa
davvero succede in Campania nelle prossime settimane è cruciale per permettere
alla commissione petizioni ed eventualmente alla commissione ambiente e la
commissione controllo di bilancio di mantenere la pressione sulle autorità
italiane, con l’obiettivo di farle cambiare passo sulla gestione dei rifiuti in
Campania.
* European Greens