Lo scrittore noir: "L'esistenza della mafia al Nord provoca fastidio ai settentrionali. Ricordo quando a Parma il Prefetto mi disse che ero un rinnegato che parlava male della sua città"
Tre immobili, due a Salsomaggiore e uno a Langhirano. Sono questi i beni confiscati alla criminalità organizzata nella provincia di Parma fino al giugno 2009 secondo i dati diffusi dall'agenzia del Demanio sul proprio sito. Dove si scopre che la città ducale, quando si parla di mafia, in Emilia Romagna è in buona compagnia: altri 25 edifici sono stati sequestrati a Forlì-Cesena, 16 a Bologna, otto a Ferrara, sette a Ravenna, cinque a Piacenza e due a Rimini. A cui si aggiunge la confisca di 22 aziende, di cui 10 nel bolognese.
SCARICA I dati del Demanio in Emilia Romagna
LEGGI Libera: "Due immobili confiscati a Salso"
In regione. Numeri importanti, comunicati stamattina nel
capoluogo di regione durante la presentazione della rassegna culturale
"Politicamente scorretto", quest'anno incentrata sulla lotta alla
mafia. Un fenomeno che nel Nord Italia esiste ma viene sottovalutato. Parola
dello scrittore parmigiano Carlo Lucarelli, che a margine
della conferenza stampa ha ribadito:"Al Nord Italia ci sono i mafiosi più
pericolosi, quelli che fanno affari. Infatti quelli che hanno contatti con
l'alta finanza li hanno arrestati a Milano". Eppure parlarne non è facile.
La presenza della criminalità organizzata, afferma lo scrittore, "è presa
con fastidio". L'ha potuto constatare di persona quando per 'Blunotte' ha
realizzato una puntata sull'argomento. "Tutte le volte che ti metti a
parlare di un posto del Nord e parli di mafia - spiega - c'è sempre qualche
sindaco che ti chiede perché e ti accusa di offendere l'immagine del
posto". Ad esempio a Parma, sua città natale. "Un po' di gente
compreso il Prefetto - ricorda - avevano detto 'guarda un po' questi scrittori
rinnegati che stanno parlando male della loro città'". E' un
atteggiamento, dice Lucarelli, che "al Sud non c'è più, nessuno si
permette più di dire 'la mafia non esiste'".
CAMORRA CAMORRA Saviano denuncia. Il prefetto: "Solo sparate"
"Parmigiani, sveglia". Ritornando alla sua città
lo scrittore ha commentato: "La realtà di Parma di adesso non la conosco,
ma due o tre esiti giudiziari per imprenditori, anche molto noti, che sono
finiti in galera per aver fatto affari con i Casalesi ci sono stati. Quindi
attenzione, è quello che vorrei dire ai miei fratelli parmigiani,
'sveglia'".
La
mafia al Nord. L'Emilia-Romagna, in quanto a confisce mafiose, è la
quarta regione del Settentrione, dopo la Lombardia con 655 beni, il Piemonte
con 121 e il Veneto con 78. Dati di fronte a cui, secondo lo scrittore, bisogna
fare "attenzione". La nostra regione, dice infatti, "normalmente
non la associ alla mafia, sbagliando, perché molte cose passano di qui, poi
invece vai a vedere i numeri e pensi 'Se qui erano così tante le cose in mano
alla mafia, allora la mafia c'è". Anche se, precisa, no bisogna "fare
allarmismi" e pensare che adesso la mafia gestisca l'Emilia-Romagna.
"Non è così, è chiaro".
Poi Lucarelli ricorda la vicenda di Modena, dove lo scenario di una recente
inchiesta, dice, rispecchia "uno schema tipico di Corleone e invece siamo
a Modena", dove una recente inchiesta contro i Casalesi portò a scoprire
di "persone che se ne stanno in galera condannati per mafia, danno ordini
alla cosca che sta fuori, gestiscono due locali pubblici gestiscono gli appalti
e, quando c'è un imprenditore che non ci sta, lo fanno gambizzare. Tutto questo
dove avviene? A Locri? No, a Modena".
(20 novembre 2009)