Mai più! Autoproduzione e consapevolezza contro lo Stato assassino

una riflessione dopo la morte di Federico Perna

2 / 12 / 2013

L'8 Novembre Federico è morto in una delle tantissime celle-pollaio del carcere di Poggioreale. Federico era un tossicodipendente ed era malato. Le sue condizioni fisiche non erano compatibili con il regime di detenzione. Federico aveva scritto a sua madre, denunciando gli abusi delle guardie carcerarie sul suo corpo malato e fragile. Federico ad un certo punto non ha retto più la fatica di quell'inferno. E' morto nella solitudine di un buco nero.

E' uno dei tanti, come Stefano, come Giuseppe. Un altro morto di Stato in un paese che mortifica, reclude e tortura sistematicamente chi ritiene deviato, marginale o dissonante dall'idea di un ordine costituito, basato su perbenismo e malaffare. Da sempre la voce dei movimenti è stata univoca su questi temi. Non ci convince dimostrare che quello che succede nelle carceri e nelle questure di tutta Italia siano episodi anomali di violenza, da isolare, punire e condannare. Siamo convinti che tutto il sistema detentivo al pari degli apparati di polizia di questo paese siano costruiti per distruggere consapevolmente e sistematicamente la dignità di chi li attraversa. I pestaggi, gli abusi sessuali, le torture non sono anomalie isolate, ma la quotidiana realtà che si nasconde dietro le quattro mura che separano prigioni e questure dal resto del mondo. Una realtà con la quale le fasce di subalternità sociali cominciano a fare i conti fin da giovanissimi, assistendo alle modalità cameratesche e banditesche con le quali polizia e carabinieri si rapportano ai quartiere “difficili”.

E' un dato di fatto che tutto quello che di buono ed eccedente riesce a scampare alla morsa della droga e della manovalanza dei clan, non si mai prodotto per merito dello Stato. Sono le associazioni formali ed informali, la cultura underground, le esperienze vive delle lotte dei territori che rappresentano ovunque, ma a sud in particolare, l'unica via d'uscita dalla marginalità sociale. Lo Stato, la sua mano militare e coercitiva, risponde alla droga, al ricatto dello spaccio perché non esiste lavoro e prospettiva, solo con la violenza efferata del padre padrone. Federico è uno dei tanti a cui lo Stato ha inflitto al sua medicina curativa: il veleno che l'ha ammazzato.

Siamo da sempre convinti che le leggi dei recenti governi, oggi impegnati in appelli stucchevoli al garantismo, abbiano una complicità innegabile con le troppe morti per suicidi, malattie e pestaggi di cui quotidianamente prediamo atto. Siamo attivisti ed attiviste che sfidano da sempre i confini angusti della legalità nelle pratiche politiche, per cui conosciamo sulla nostra pelle, cosa significa finire nella morsa criminale di carceri e questure. Non ci interessano i provvedimenti ritardatari della Ministra che per i Ligresti ha mostrato l'opportuna tempestività nel suo intervento garantista, intervento che celava una palese ingiustizia sociale, di classe. Le catene degli apparati di controllo, sorveglianza e detenzione si spezzano solo con attacchi diffusi , in grado di rompere uno per uno tutti gli anelli. Federico è uno dei tanti a cui lo Stato ha strappato via una vita che doveva essere vissuta fino in fondo.

Affinché la sua storia sia l'ultima di un libro scritto dalle istituzioni e dai funzionari di carceri e polizia, continuiamo a mobilitarci sui territori, come continuiamo ad auto-produrre e a consumare consapevolmente le sostanze, continuando nel nostro percorso antiproibizionista e militante. 

Per questo giovedì 5 Dicembre alle h.10 saremo in presidio davanti al carcere di Poggioreale, dove è morto Federico, per rompere il silenzio attorno all'ennesimo omicidio di Stato, per gridare la nostra rabbia, per dire "Mai più"!

La comunità ribelle del Lab. Occ. Insurgencia e di Mezzocannone Occupato