Maledetta miseria

Sono 6 milioni i poveri in Italia. Non c'è denaro disponibile per i consumi. Rilanciamo le lotte sociali per il reddito.

17 / 7 / 2014

Nell'editoriale della 'Repubblica', Massimo Giannini, dopo le consuete giaculatorie sui mali dell'economia e dell'imprenditoria nostrana, si lancia in uno sperticato elogio del reddito di cittadinanza, lamentandosi che, appunto, l'Italia, assieme alla ex cicala greca, è l'unico paese europeo, in cui non è stata introdotta una forma generale di sostegno al reddito dei propri cittadini.

Giannini e' buon ultimo nella schiera degli economisti ortodossi che negli ultimi anni si sono spesi per l'introduzione, in forma variegata, di un reddito di cittadinanza anche qui in italia: sono diventati, forse, sponsor dell'agire dei movimenti?!!! Proprio no ma fanno di necessità virtù, come scrisse il poeta. Vediamo di delineare quello che ci sta dietro alla loro virtù, tutta virtuale.

Sono da alcuni mesi che il Centro Studi della Confartigianato di Mestre lancia messaggi di ripresa economica nei distretti produttivi del Nord est, assicurando che il portafoglio degli ordini garantisce lavoro fino all'autunno, ma che tale positiva performance non è in grado di creare nuova occupazione. Una situazione simile viene descritta dalle Camere del Commercio per tutti i comparti produttivi, con una accentuazione nel Centro Nord e una andamento disomogeneo, comparto per comparto, in forma di macchie di leopardo, per quando riguarda la dimensione territoriale.

I dati resi noti dall'INPS, confermano la tendenza sopra descritta, evidenziando una riduzione della erogazione di interventi a sostegno del reddito per i dipendenti inoccupati. Infatti nell' ultimo trimestre si registra una riduzione, rispetto al periodo precedente, di oltre il 20% delle ore di Cassa Integrazione, anche al mese rispetto di mag­gio: –12,7%. Le ore di cassa restano comun­que mol­tis­sime, 74,5 milioni, e sono in calo soprat­tutto gli inter­venti in deroga (-41,5% fino a 15,6 milioni di ore) in attesa appunto del rifi­nan­zia­mento da parte del governo. Anche le domande di disoc­cu­pa­zione sono ancora tante (105.484) e si divi­dono tra 73.075 richie­ste di Aspi, 22.893 di mini Aspi, 9.174 di mobi­lità e 341 tra disoc­cu­pa­zione ordi­na­ria e spe­ciale edile.

Tutti questi indicatori ci segnalano che non si da nuova occupazione, se non in maniera minima e in forma temporanea, ma si ricolloca al lavoro le forze fino ad ieri in esubero e, quindi, poste a carico della previdenza e fiscalità generale. Questo ci rivela anche che l'afflusso di nuove disponibilità economiche di spesa è minimo, e non crea nuovo reddito aggiuntivo, afferendo alle somme non coperte dalle forme di integrazione al reddito esistente: è solo, quindi in piccolissima parte, nuovo reddito spendibile nel mercato; senza nuova occupazione (nuovo reddito) non vi può essere una nuova propensione all'aumento della spesa pro capite.

E' la così detta stagflazione, un mix tra stagnazione e deflazione, un cocktail economico sociale che terrorizza tutti gli operatori economici italiani ed europei: un'inflazione leggera e costante è indice di salute e prosperità per un sistema economico. Fino ad ora poco hanno aiutato gli 80 euri dispensati dal governo Renzi che, nulla avevano di filantropico, ma avrebbero dovuto rispondere allo scopo di far ripartire i consumi: in un paio di mesi non hanno smosso ancora nulla.

Denari freschi non ne sono entrati  - ovvero ne sono entrati troppo pochi - nelle tasche degli italiani di fascia medio - bassa e conseguentemente i consumi, da quelli alimentari, alle auto, ai pacchetti vacanza, sono rimasti fermi, motivo che ha prodotto, conseguentemente, seppur in maniera diversificata per ciascun segmento merceologico e di servizio, una stabilità dei prezzi, quando non una loro diminuzione.

L'ISTAT nel suo recente bollettino informativo ci dice che l'inflazione di fondo, al netto degli ali­men­tari fre­schi e dei beni ener­ge­tici, scende allo 0,7% (era 0,8% di mag­gio) e al netto dei soli beni ener­ge­tici si porta allo 0,5% (da 0,6%). L’aumento men­sile dell’indice è dovuto prin­ci­pal­mente ai rialzi dei prezzi dei tra­sporti (+0,7%), legati a fat­tori sta­gio­nali. L’inflazione acqui­sita per il 2014 è sta­bile allo 0,3%. I prezzi degli ali­men­tari sono dimi­nuiti a giu­gno dello 0,6% segnando il livello più basso da settem­bre 1997. Per l’Istat è il risul­tato più basso da quasi 17 anni e con­trad­di­stin­gue i prezzi del car­rello della spesa che include, oltre ai beni ali­men­tari, quelli per la cura della casa e della per­sona e cala dello 0,5% rispetto al 2013.

I consumi sono fermi, quindi, se non in contrazione, perché la maggior parte di cittadini devono far attenzione alla contabilità domestica, perché milioni di persone, 6 milioni, il 10% della popolazione italiana, sono alla canna del gas. La polarizzazione economica e sociale nel ultimo 15ennio, con un enorme spostamento del reddito disponibile dagli strati intermedi e bassi a quelli alti, creando una concentrazione di disponibilità economica senza precedenti nelle mani del 1% della popolazione mondiale, ha ridefinito i rapporti di forza tra le classi ma ha, contemporaneamente, asciugato il bacino dei ‘prosumer’  (produttori/consumatori) del mercato mondiale delle merci e dei servizi.

I concordi dati diffusi dal CENSIS e dalla Caritas di questo ci parlano: dal 2012 al 2013, l’anno di pas­sag­gio dal governo Monti a quello Letta, l’esplosione della povertà asso­luta è aumen­tata col­pendo 1 milione e 206 mila per­sone in più. In Ita­lia ci sono 6 milioni e 20 mila di indi­genti, il 9,9% della popo­la­zione, un resi­dente su 10. È un record mai visto dal 2005, da quando esi­ste la rile­va­zione di que­sta stima. Nel 2012 i poveri asso­luti erano 4,8 milioni (l’8% della popo­la­zione), rad­dop­piati dall’inizio della crisi nel 2008. Tutto que­sto è avve­nuto men­tre i governi hanno tagliato la spesa sociale da 2,5 miliardi a 964 milioni di euro.

Nel det­ta­glio, la povertà asso­luta è aumen­tata tra le fami­glie con tre (dal 6,6 all’8,3%), quat­tro (dall’8,3 all’11,8%) e cin­que o più com­po­nenti (dal 17,2 al 22,1%). In attesa dei dati sul 2014, sap­piamo che ha peg­gio­rato la con­di­zione delle cop­pie con figli (dal 5,9 al 7,5%) se hanno un figlio unico. Se invece sono due, le dif­fi­coltà aumen­tano dal 16,2 al 21,3%. È notte fonda quando i figli sono tre o più, soprat­tutto se non hanno rag­giunto la mag­giore età. Leggendo questi report della Caritas e del Censis ritornano, drammaticamente, alla quotidianità le pagine di Charles Dickens e di Victor Hugo.

Dentro a questa devastata situazione sociale e' centrale un rilancio autunnale dei movimenti che si battono concretamente per la difesa del reddito, dei diritti e della dignità di tutti i cittadini, che  affronti il tema della moratoria degli sfratti per morosità, del recupero all'utilità sociale degli alloggi e degli spazzi inutilizzati, che rilanci con forza l'urgenza di ripristinare il prezzo politico per i servizi di prima necessità, a partire dai trasporti e dalla sanità, che si faccia carico di dare concretezza alla diffusa mancanza di reddito che riguarda tutti noi.

Vedremo, allora, se ci sarà anche Massimo Giannini e lo stuolo di economisti che, oggi, disquisiscono sul reddito di cittadinanza, di quello minimo, di quello garantito o comunque lo vogliano - loro - declinare.


Beppi Zambon - ADL cobas