Mr B. a Lampedusa. Una montagna di balle

30 / 3 / 2011

Seguendo la diretta da Lampedusa, si ripete uno scenario già visto in altre tristi circostanze, dal terremoto all’Aquila alla questione rifiuti in Campania. L’emergenza drammatica di un intero territorio, lampedusani/migranti compresi, viene trasformata in un grande palcoscenico di propaganda populista, con un discorso farcito di spot pubblicitari e false promesse che non toccano per nulla gli aspetti legati a ciò che ha messo in moto il movimento di tanti migranti, che dalle terre in rivolta del nord Africa, agiscono e spingono il loro diritto di scelta e all’autodeterminazione, oltre e intorno i confini invalicabili della fortezza Europa.

Mr. B usa gli stessi toni di sempre fra il sarcastico, “abbiamo comprato come governo italiano diversi pescherecci in Tunisia così non ci saranno più sbarchi”, alla promozione di un business plan per la programmazione turistica dell’isola: “servono intonaci nuovi, nuove aree verdi”.

I lampedusani presenti alla corte del re (circa 200), molto pochi rispetto ad altre circostanze che abbiamo avuto occasione di vedere sull’isola, applaudono a comando. Ma la presenza e il costante aggiornamento degli attivisti Welcome a Lampedusa, ci informa con gli sms pubblicati su Globalporject, che c’è stata una regia dietro all’ennesimo spot di Mr. B., chi dissente, chi espone striscioni contro il governo, non può presenziare la piazza davanti al municipio.

L’unica cosa che emerge dall’intervento di Mr. B. oltre agli spot da reality show è che il governo avrebbe ottenuto dalla Tunisia i controlli dei porti e delle coste per non consentire nuovi sbarchi, così come l’impegno nella riaccettazione di tutti i tunisini che riusciremo a portare indietro. Mentre il “programma di evacuazione” messo in campo nelle ultime 24 ore (la situazione di stallo a Lampedusa va avanti da più di due settimane), richiederà dalle 48 alle 60 ore per trasferire presso nuovi ed altri centri di detenzione i migranti fino ad ora presenti sull’isola.

Di certo questo non sarà sufficiente per “fermare” la mobilità dei corpi in fuga dal Magherb, ne arginerà quello che sta già avvenendo sulle altre frontiere interne ed esterne alla fortezza Europa. Manduria in primis dove ci sono state le prime ronde dei cittadini dei comuni limitrofi, così come a Mineo, mentre sta prendendo sempre più forma l’allestimento delle tendopoli/detentive sparse in diverse regioni anche se il piano non è chiaro neppure per lo stesso Ministero dell’interno. E’ già iniziato l’allestimento di un CIE temporaneo a Trapani, presso l’area dell’aeroporto dismesso di Chinisia e a Caserta presso la caserma Andolfato a Santa Maria Capua Vetere.

Tante piccole Lampedusa, tante isole di detenzione arbitraria, sparse sul territorio italiano e la Francia sempre più lontana dopo lo sbarramento di tutti i valichi di frontiera con l’Italia. A Ventimiglia, e tutto intorno ai valichi italo francesi, vengono allestiti prontamente nuovo chek point della guerra interna all’Europa, 1500 i migranti bloccati. In questo contesto si inscrive la giornata di mobilitazione nazionale del 2 aprile, contro la guerra e per l’accoglienza dei profughi in fuga dal Nord Africa.

L’emergenza a Lampedusa, la sua spettacolarizzazione forse non è finita, così come è appena iniziata per i migranti trasferiti dall’isola, una nuova prospettiva di detenzione con nuovi confini da forzare e superare che sembrano essere stati loro consegnati come un peso da cui non potranno liberarsi facilmente.

In tutto questo devono entrare in gioco tutte le realtà che a livello territoriale hanno agito negli anni contro la violenza del comando sulla mobilità dei corpi, contro lo sfruttamento e l’irregolarità forzata, per la libera circolazione sul territorio europeo. A partire dal 2 aprile, una giornata i cui provare a declinare ad agire subito la rottura di quei dispositivi di imbrigliamento oltre a smascherare la montagna di balle di Mr B. e delle politiche del suo governo, per aiutare quei migranti a raggiungere quel confine Nord verso il quale tendono, alla ricerca della libertà, speriamo, fuori dalla catena di montaggio della clandestinità.

Il video di oggi della discussione fra la popolazione lampedusana rispetto alla presenza di Berlusconi. Minacce a chi tenta di aprire uno striscione con su scritto "Berlusconi fora de ball, nessuna accoglienza per il principale responsabile di questa indecenza". Le parole dell'uomo: "se non ve ne andate vi ammazziamo, se osate aprire quello striscione vi ammazziamo come cani":

Lampedusa: minacce a chi non vuole "applaudire" Berlusconi