Niscemi - Non si arresta la contestazione al Muos

3 / 10 / 2016

Più di mille persone hanno attraversato, ieri pomeriggio, le vie di Niscemi, una delle zone più militarizzate d’Italia, per ribadire un fermo No al sistema del Muos: complesso strategico statunitense ed emblema della politica militare guerrafondaia americana e dei vari governi italiani, di destra e di sinistra, che, in spregio all’articolo 11 della Costituzione, continuano imperterriti a sostenere guerre in onore di non si sa quale democrazia.

La Sicilia è oggi un grande campo militare a cielo aperto: oltre al Muos, le basi di Sigonella, Birgi ed Augusta, i radar di Lampedusa, una serie innumerevole di depositi di armi, la militarizzazione di alcuni porti strategici della Sicilia Orientale, l’apertura dei CIE, degli Hotspot e del Cara di Mineo in un contesto geopolitico che vede l’isola come punto di approdo per i tanti disperati che, dagli stati arabi e dal continente africano, scappano proprio da guerre, povertà e devastazioni.

La manifestazione di ieri, 2 ottobre, si inserisce all’interno di un percorso più ampio che va dalla difesa della propria terra ad un fermo No contro qualsiasi tipo di guerra e che vede nel movimento NoTav l’esempio di una resistenza territoriale di lungo periodo.

I manifestanti, partiti da Contrada Ulmo, storico luogo di presidio dei militanti NoMuos, sono via via aumentati con l’arrivo di centinaia di persone provenienti da Catania e Palermo, con i componenti dei COBAS e del sindacato USB, e di tutte quelle realtà che da decenni combattono contro le antenne americane. Nonostante i tantissimi divieti della Questura, e la massiccia presenza di forze dell’ordine in assetto antisommossa, in tanti e tante, sin dalla partenza del corteo, hanno iniziato un simbolico taglio di reti per ribadire che il Muos è illegale, abusivo e strumento di morte; a tutta risposta la polizia ha iniziato un fitto lancio di lacrimogeni che però non ha fermato il corteo che, nonostante il divieto, si è snodato a ridosso delle antenne protette dalle forze dell’ordine.

Oggi più di ieri la lotta contro il Muos riafferma quel NO che è alla base di ogni presa di posizione sociale contro un modello di militarizzazione del territorio e controllo della popolazione tanto caro al governo Renzi e alla “buona” politica che, dagli scranni parlamentari, muove miliardi di euro con la vendita di armi, l’estrazione del petrolio e il controllo politico-economico di territori strategici a livello mondiale.

L’autunno caldo è cominciato!