No Expo - Bloccato il cantiere della "via d'acqua"

28 / 1 / 2014

Anche oggi sono stati bloccati i lavori in via Cantera, uno dei cantieri della "via d'acqua". Le ruspe che dovevano iniziare i lavori non hanno potuto entrare in azione e gli attivisti sono all'interno dell'area.  Già ieri c'era stato il blocco del cantiere. 

Per capire cosa sta dietro la "via d'acqua" vi proponiamo due articoli curati da Andrea Cegna: uno dedicato ai blocchi del cantiere di questi giorni e l'altro scritto per Desinformemonos con alcune riflessioni generali.

NoExpo, blocchi e presidi contro il progetto "via d'acqua" di Andrea Cegna in Dinamo Press

Da ieri sono in corso i blocchi al Nel tempo però il sogno "leonardiano" di una città navigabile è scomparso e si tramutato in un canale di scolo. L'idea originaria della via d'acqua era quella di costruire un canale navigale che partisse dalla Darsena e diventasse una grande attrazione turistica, ora si è tramutato in un canale non navigale, a dire il vero in un vero canale di scolo, che dovrebbe congiungere un laghetto artificiale nel sito expo con il parco agricolo sud. Cioè un canaletto capace di trasportare 2 metri cubi d'acqua al secondo, utile per i 6 mesi dell'esposizione universale. 90 milioni di euro previsti di spesa, 22 chilometri di canale che passeranno attraverso 4 parchi cittadini della metropoli milanese. Il tutto travestito da grande opera.

Vie d'acqua non è certamente tra i progetti principali di Expo 2015, ma assume un piano centrale e simbolico grazie all'opposizione popolare che si è sviluppata e che è stata capace di smascherare la logica "grande evento".

Vie d'acqua mostra in tutta la sua sostanza la logica di governance territoriale del grande evento: amministratore delegato di azienda privata che ha in deroga poteri speciali che permettono di superare amministrazioni locali e governi. Così per esempio Sala (amministratore delegato Expo spa) può lungo i 20km di canale declassare categorie inquinanti e evitare bonifiche.

Contro quest'opera inutile, dannosa, nociva e costosa (denunciata tempo fa da Off Topic e inserita anche nel libro Expopolis) da novembre un comitato di cittadini, sotto il nome No Canal, ha iniziato ad opporsi alla distruzione dei Parchi Trenno e Pertini. Piano piano la mobilitazione si è estesa al Bosco in Città e al parco delle Cave. La lotta ha bloccato più volte l'inizio dei lavori, ha fermato ruspe, coperto buche, smontato cantieri, ha presidiato parchi, consigli comunali, consigli di zona, ha fatto fiaccolate contro expo e ha obbligato Comune di Milano (tra i soci di maggioranza in Expo spa) ed expo SPA a fermare i cantieri fino all'8 gennaio.

Dopo le vacanze di natale sono iniziati una serie d'incontri tra il rappresentante del comune di Milano dentro Expo spa, Gianni Confalonieri, e il comitato No Canal. Il tavolo ha dato un esito risibile e limitato, accettato dall'assemblea No Canal senza però sottoscrivere accordi, solo per quel riguarda il Parco Trenno. Esito limitato e limitante perché oltre a riferirsi solo a meno di un chilometro del percorso dell'opera non interessa la questione costi e utilità e allieva solo in piccola parte la problematica paesaggistica di salvaguardia del parco.

A questa parziale proposta e alla sua accettazione la rete NoExpo (da sempre e subito presente nella mobilitazione) ha espresso tutte le sue perplessità e rilanciato la necessità di continuare la mobilitazione perché l'unica vittoria possibile è non permettere la realizzazione dell'opera.

Così questa mattina sono ripresi i presidi mattutini che hanno un unico obiettivo: bloccare i cantieri, interrompere i lavori e fermare le ruspe.

DA DESINFORMEMONOS a cura di Andrea Cegna

Mondiali di Calcio, Expo, giochi Olimpici estivi non sono più solo  eventi ludici, aggregativi, sportivi e culturali, ma oggi sono  un'articolazione del paradigma del capitalismo neoliberale.
La logica del "grande evento" trova una chiave di lettura nel lavoro del collettivo Off Topic di Milano durante la scrittura di un libro su  Expo 2015 "Expopolis". L'articolo in grande parte ne terrà conto e le fa sue.
Facciamo un piccolo passo indietro citando, o meglio parafrasando, il Subcomandante Marcos e il suo "La quarta guerra mondiale è cominciata". In quel testo del 1997 il rivoluzionario, ma anche intellettuale Messicano, definì i governi nazionali come amministratori locali delle volontà delle istituzioni e imprese trans-nazionali. Oggi  questa lettura è oggettivamente riconosciuta da tutti, ma il neoliberismo con il suo step estremo della finanziarizzazione è andato avanti: la gestione nazionale e di stato dei grandi progetti speculativi non basta più. Non basta depotenziare il potere politico, bisogna farlo pubblicamente defraudandolo come concetto.
Il grande evento diventa così una scusa per derogare potere decisionale e cancellare ogni processo democratico di scelta, oltre che permettere di modificare destinazioni d'uso di territorio e regole (non solo in materie di competenza pubblica).
Drenare risorse pubbliche: l'evento è un occasione (per pochi) e per questo le scarse risorse economiche pubbliche che le politiche d'austerità concedono, vanno investite nell’evento stesso, amplificando così i tagli alla spesa per il sociale, l'educazione e la cultura (quest'ultima finanziata solo per eventi di marketing legati all'evento).
Costruire e cementificare: costruire opere che forse serviranno per l'evento, nella maggior parte dei casi è solo la giustificazione per realizzare infrastrutture utili solo alle speculazioni immediate e future.
Il problema non è l'evento in se, ma l'uso strumentale che si fa dell'evento.
Questo processo e questa logica sono iniziati tempo fa, ma nel triennio 2014-2016 sta affondando radici profonde e rivendicate dagli stessi poteri economico/politico.
Se pensiamo al taglio degli investimenti per la sanità e l’istruzione in Brasile giustificati dalla spesa per i mondiali di calcio (insieme all'aumento del costo dei trasporti) o alla nomina di un amministratore delegato per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, e ai superpoteri di cui dispone (può cambiare la categoria di classificazione d'inquinamento di un’area fino a decidere, senza consultare i comuni, come e cosa costruire) vediamo chela direzione è questa.
Debito, precarietà e cemento sono il lascito del passaggio di questi grandi eventi, e per capirlo basta pensare alle Olimpiadi di Atene o di Pechino, ai Mondiali in Sud Africa o in Germania o alle ultime edizioni di Expo: dai faraonici villaggi olimpici abbandonati, alle centinaia di metri cubi di spazi espositivi lasciati marcire fino a stadi enormi che sembrano cattedrali nel deserto; e se a questo aggiungiamo strade e parcheggi costruiti distruggendo spazi verdi comuni, il progetto è terrificante. Poi, la questione debito: la crisi greca è il risultato diretto del disastro economico dei giochi olimpici del 2000; la Città di Torino esce dai Giochi Invernali (che non raggiungono per dimensione, spese ecc. quelli estivi) con diversi miliardi di euro di debito.
Il grande evento si porta in dote il grande valore culturale da cui nasce (su Expo possiamo opinare anche su questo punto) e questo giustifica attacchi, teoricamente vincolati nel tempo, ai diritti sul lavoro, capaci di aprire brecce perenni e irreversibili. L'importanza sociale e l'occasione culturale possono giustificare il lavoro volontario o a bassissimo costo. La globalizzazione di precarietà e sfruttamento oggi ha un nuovo strumento.
In Europa, la logica del grande evento fa rima con il tentativo di spolpare fino all'osso le deboli economie nazionali per speculare senza limiti e cancellare ogni diritto sociale ed ogni opposizione al neoliberismo (non a caso in Italia si parla già di Olimpiadi 2024).
Nei paesi del brics, fa rima con egemonizzare queste economie con i dogmi del paradigma dominante.
La sintesi perfetta sono le polemiche in Brasile sui ritardi nei lavori per Rio 2016, la stessa città che ospiterà la finale del Mondiale di Calcio; come a dire che la macchina neoliberale non si sazia certo con un solo grande evento.