Pubblichiamo, tratto da Ecomagazine.info, un call for action delle Climate Defense Units, che invita tutte le realtà che negli ultimi anni si sono mobilitate sul fronte anti-PFAS a costruire una campagna e una grande mobilitazione che punti alla chiusura della fabbrica Miteni, principale responsabile dell'inquinamento da Pfas della falda acquifera che fornisce di acqua più di 300 mila persone tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
Nel maggio del 2016 è stata resa pubblica la ricerca da
parte di un gruppo di lavoro congiunto dell’ENEA (agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e dell’ISDE
(Associazione internazionale di medici per l’ambiente): i risultati sono inquietanti,
poiché in circa 30 anni ci sono stati ben 1260 morti in Veneto da
tipologie riconducibili all’inquinamento da PFAS e PFOS,
tra cui diabete, ictus, aumento dell’Alzheimer soprattutto tra le donne, tumori
al rene e alla tiroide, nonché gravi disturbi nella gravidanza e nello sviluppo
dei bambini.
La ricerca inoltre mette in rilievo come l’area inquinata sia molto estesa e
riguardi circa 800mila persone nelle province di Padova, Verona, Vicenza.
La divisione in aree di pericolosità ha poco significato in
quanto le sostanze inquinanti trasportate dall’acqua sono presenti ovunque e
ancor più nella catena alimentare.
Nella recente relazione della commissione ecomafie si certifica con la massima
chiarezza che quasi il 97%
dell’apporto totale di PFAS nel bacino idrico del Fratta-Gorzone è
riconducibile alla Miteni, la quale è sotto inchiesta dei carabinieri del
NOE e vede ben nove dirigenti della società indagati per la responsabilità di
omissione e gravi reati ambientali, tra i quali l’amministratore delegato
Nardone.
Dopo tutto ciò, la Miteni non solo continua a produrre e inquinare, ma
addirittura chiede i danni alla regione veneto per le misure di prevenzione
messe in atto, per quanto scarse ed insufficienti per risolvere il problema.
Siamo al paradosso e ci sarebbe da ridere se la situazione non fosse così
tragica per migliaia di donne uomini e bambini. I carnefici vorrebbero
trasformarsi in vittime, mostrando tutta la loro arroganza e prepotenza come i
vecchi padroni delle ferriere.
Evidentemente si sentono molto forti ed impuniti visto che la Miteni fa parte
di un gruppo multinazionale della chimica, la Weychem legata a International
Chemical Investors Group, con sedi a Lussemburgo e Francoforte e con attività
in diversi paesi Europei ed in Usa.
Non solo non chiudono la produzione di morte pagando tutti danni ambientali
provocati in questi anni, e la devastazione del territorio, ma addirittura
chiedono soldi pubblici, come se i cittadini inquinati ed avvelenati dovessero
pagare il loro stesso avvelenamento.
A fronte di queste provocazioni non rimane altro che porre
come obiettivo prioritario da parte del vasto movimento anti-PFAS la chiusura della fabbrica di morte
e l’imposizione al totale pagamento dei danni provocati da parte dei
responsabili.
Organizziamo nei prossimi mesi una
mobilitazione popolare contro la Miteni, con varie iniziative, assemblee,
incontri e un accerchiamento di massa della fabbrica della morte.
Chiudiamo la Miteni!
Mobilitiamoci tutti!
Climate Defence Units