Padova #14N - La città parla il linguaggio dello sciopero sociale

Corteo selvaggio di lavoratori, studenti, precari e migranti. Scontri all'altezza di via Beato Pellegrino, ma il corteo riesce a raggiungere la rotonda dell'Hotel Milano e a bloccare il traffico.

14 / 11 / 2014

Oggi è la giornata di sciopero per chi sciopero normalmente non lo può fare. Oggi i precari, gli universitari, gli studenti medi e gli insegnanti scendono in piazza. Oggi è il 14 novembre, gli strikers si uniscono, incrociano le braccia, incrociano le lotte.

In piazza Antenore, a Padova, mille i volti differenti, una complessità di soggetti, anime e corpi che aspettano la partenza del corteo, desiderano muoversi per la città, per  ribadire con forza la loro contrarietà alla precarietà, al lavoro gratuito, ad una scuola pensata sul modello di un'azienda.

La prima azione della giornata ha visto protagonisti gli studenti delle scuole superiori, che hanno scaricato delle macerie davanti alla prefettura, simbolico riferimento ai crolli avvenuti al liceo Selvatico, riportando l'attenzione sulla situazione problematica dell'edilizia scolastica. "La vera sicurezza è una scuola in cui non ci crolli il tetto in testa, non le ordinanze e i divieti dell'amministrazione leghista" dicono gli studenti.

Oltre alle macerie gli studenti del Modigliani hanno scaricato dei soldi fac-simile, per denunciare l'incresciosa situazione in cui si trova la loro scuola: pubblica ma con un debito di 90 mila euro con lo Stato. 

Si sono uniti al corteo anche i lavoratori dell'ADL Cobas, che fin dalle prime ore della mattina erano impegnati a fare dei blocchi nel mestrino; una volta terminati, hanno deciso di raggiungere il concentramento padovano per incrociare realmente le lotte.

Il corteo parte poi per conquistare le strade della città, spiegando alla cittadinanza i motivi della manifestazione.

I lavoratori della Manutencoop attaccano uno striscione su Palazzo Moroni. "No alle esternalizzazioni si al riconoscimento della professionalità".

In piazza dei Signori un imprevisto ha colto di sorpresa anche i manifestanti, il Protettore dei Precari ha sigillato l'entrata di negozi e università che sfruttano il lavoro non retribuito. Il corteo accoglie con grande gioia l'ascesa di questo santo!

Gli strikers continuano ad urlare i loro slogan. In piazza contro precarietà e jobs act, contro tirocini e stage gratuiti, contro le riforme che vogliono trasformare la scuola pubblica in un'azienda. 

Il corteo continua poi verso piazza Garibaldi, via Giotto e piazza Mazzini, dove finisce il percorso autorizzato.  Ma il corteo non si accontenta, vuole proseguire per riprendersi la città. Per continuare la protesta contro coloro che stanno cercando di strappare il futuro ai giovani. 

Gli strikers vogliono contestare il partito di governo portando la manifestazione sotto la sede del PD in via Beato Pellegrino, ma l'imbocco della strada è bloccato da cordoni di polizia schierata in assetto antisommossa. 

In tanti e determinati i manifestanti non accettano la presenza di zone rosse nella propria città, chiedono di passare ma vengono caricati dalla polizia, episodio che ancora una volta conferma la chiusura e l'incontestabilità del partito di governo. 

Forti delle ragioni che li spingono e decisi a riprendersi la città gli strikers si dirigono verso Porta Molino, percorrendo via Dante e verso Corso Milano, al grido di: "ma che lavoro gratis, ma che precarietà: tutti insieme blocchiamo la città".

Il corteo arriva alla rotonda di Corso Milano, bloccandola per alcuni minuti.

Ritorna poi indietro verso piazza Dei Signori per finire in piazza Antenore.

Ma la giornata di sciopero non si ferma: l'appuntamento delle 19 in piazza delle Erbe per "scioperare le ordinanze", per una diversa socialità in contrapposizione alle politiche securitarie della giunta leghista, corona la giornata di 24 ore di sciopero.