Alle ore 14.30, Piazza Zanellato n. 19 - Zona Stanga

Padova, 20 giugno - Presidio presso la sede della Commissione Territoriale di Valutazione delle domande di protezione internazionale

Un'iniziativa promossa da Padova Accoglie

16 / 6 / 2016

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20 giugno - Welcome!

Padova Accoglie invita ad un presidio presso la sede della Commissione Territoriale di Valutazione delle domande di protezione internazionale.

Lunedì 20 giugno alle ore 14.30, Piazza Zanellato n. 19 - Zona Stanga

Non abbiamo più parole per commentare lo sterminio di essere umani di cui come Italiani ed Europei ci stiamo rendendo complici per effetto dei recenti accordi stipulati con la Turchia. Sembra quasi che gli unici provvedimenti che trovano omogeneità tra tutti gli organi di governo europei siano quelli finalizzati a bendare gli occhi e le coscienze di tutti noi lasciando fare il lavoro sporco all’"esperto" Erdogan, compensandolo con laute offerte in denaro ed agibilità politica per l’internamento in campi di concentramento a cielo aperto di milioni di persone o, più sbrigativamente, per il loro annientamento di fatto.

E uguali ci sembrano i principi e le motivazioni che stanno dietro all'impostazione del Migration Compact.

Nel frattempo la più ovvia delle conseguenze di questi accordi è l’aumento esponenziale dei rischi di traversata del Mediterraneo, sempre più spesso indirizzati verso le nostre coste, rimaste unica via di fuga dopo il blocco della rotta balcanica, con conseguenze da bollettino di guerra che ormai non fanno più notizia, neppure di fronte a migliaia di morti in pochi giorni.

Tutto il sistema di accoglienza si sta gradualmente adattando a questa impostazione "negazionista" con l’unico obiettivo di cancellare il maggior numero possibile di migranti alla vista dei cittadini. Dagli HOTSPOT, addirittura concepiti in mare, agli HUB sovraffollati, insani ed isolati dai centri abitati, l’unica strategia che sembra essere chiara da parte governativa è quella dello struzzo. Non esiste un modello di sviluppo neanche minimamente abbozzato, si lasciano queste persone a languire nei Centri di Accoglienza Straordinaria spesso allestiti a scopo di lucro.

Esistono però anche strutture di accoglienza che lavorano seriamente per costruire nuovi progetti di vita intrecciando migranti e territorio. In questi progetti, mentre ancora la valutazione della domanda di protezione attende il responso, le persone sono già, di fatto, cittadini: vivono e gestiscono la loro casa, lavorano creando ricchezza per il territorio, interagiscono con un tessuto sociale e produttivo che, anche grazie a loro, si rinforza.

Tutto questo però non conta nulla poiché la Commissione Territoriale di Valutazione delle domande di protezione umanitaria non tiene in alcuna considerazione né le condizioni oggettive che hanno imposto alle persone di fuggire dalla nazione di origine, né tanto meno della crescita di ognuno, del percorso svolto qui in Italia nell'attesa del responso.

Lo scopo, apertamente dichiarato da alcuni commissari, è semplicemente di cacciare via quante più persone possibile, negando lo status di rifugiato politico ed imponendo le condizioni di clandestinità a migranti che sono in Italia da lungo tempo.

Accade così che uomini e donne con contratto di lavoro, anche a tempo indeterminato, a cui è già stato negato il diritto di asilo dalla commissione territoriale si potrebbero trovare ad essere da un giorno all'altro licenziati e clandestini in caso di parere negativo del Tribunale di primo grado.

Padova continua ad essere il punto di riferimento dell’esclusione sociale, la commissione della nostra città detiene il record nazionale di dinieghi e vede tra i suoi componenti i più efficienti generatori di marginalità sociale e degrado.

Risulta incomprensibile poi il comportamento delle Prefetture, in particolare quella di Padova, che fanno sistematicamente ricorso ad ogni parere favorevole da parte del Tribunale di Venezia alla concessione dei permessi, ben sapendo che l’unica conseguenza è l’aumento esponenziale di cittadini clandestini, della criminalità e della prostituzione, come segnalato con forza da chi si occupa dell’anti tratta.

La via d’uscita già esiste, è la modifica del "decreto flussi" che regolamenta le procedure di rilascio di permessi di soggiorno e di lavoro.

Un territorio abitato da persone marchiate col bollo della clandestinità e quindi per questo dichiarati criminali non può prosperare, non può svilupparsi, è ostaggio della retorica del degrado appositamente generato ed imposto dall'alto ed ha invaso sotto questa luce ogni spazio pubblico di dibattito.

Nessuna forza politica si è dimostrata capace di affrontare nel merito e con lungimiranza il tema. Nella propaganda da campagna elettorale permanente che occupa ogni ambito comunicativo non c’è posto per una seria discussione sulle forme di inclusione sociale a lungo termine. L’attenzione delle forze politiche si concentra sulle condizioni di vita dei migranti esclusivamente nel tempo limitato in cui sono accolti nei CAS (centri di accoglienza straordinaria) lasciando inesplorato il terreno delle proposte su quello che più conta, su ciò che è di fondamentale importanza per chi migra, ossia i " lustri successivi". Nessuna forza politica elabora proposte e spinge per percorsi di accoglienza che superino la prima fase, ma guardino lontano, al "dopo", che mirino all'autonomia dell’individuo nell'ottica di una reale integrazione nel tessuto territoriale, come individuo- cittadino.

Spetta alla società organizzarsi, agire e dare corpo e voce alle soluzioni che solo dalla cooperazione tra tanti e diversi possono prendere vita, è carico di tutti e di ciascuno indicare la via da percorrere per uscire dalla cosiddetta "crisi dei migranti" a chi ogni giorno alimenta quella crisi, vuoi per incapacità politica o al contrario per cinico calcolo.

Il 20 giugno è giornata dedicata a migranti e profughi: invitiamo tutti coloro che agiscono affinché nessuno sia escluso, tutti coloro che rigettano il degrado imposto attraverso politiche di esclusione, tutti coloro che si spendono ogni giorno nella costruzione di una Padova senza clandestini ad un presidio presso la sede dove avvengono le audizioni dei richiedenti asilo.

Pensiamo che l’istituzione delle commissioni territoriali sia già di per sé un abominio giuridico. 

Pensiamo che la composizione di queste commissioni sia iniqua. 

Vogliamo che l’opinione pubblica capisca, e soprattutto che i componenti di questa commissione siano pienamente consapevoli, che le decisioni che loro prendono determinano non solo il tipo di vita delle persone che giudicano, ma spesso, e non solo in via ipotetica, la vita stessa di queste persone. Il fatto che, per fortuna, i rimpatri non vengano realmente effettuati non può essere un "detergente di coscienza". 

Chi nega oggi il permesso di soggiorno a questi uomini e donne deve sapere che solo il fatto di averlo chiesto contro i dittatori dei loro paesi di origine mette a rischio la loro vita in caso di rimpatrio. 

La fabbrica della clandestinità va fermata, il "decreto flussi" che regolamenta le procedure di valutazione delle domande d’asilo modificato.

Respingere formalmente chi materialmente è già cittadino è un crimine.