Padova - Lo scoop, i patti segreti, il centro sociale

11 / 1 / 2016

Il giornalismo d’inchiesta, si sa, è sempre stato una tradizione storica per le testate padovane. I quotidiani locali sono sempre dediti allo svelamento delle trame sommerse dei poteri forti, scoperchiando i grandi complotti contro i cittadini con le imponenti notizie in prima pagina. Così, a ragione, si può parlare di redazioni che rivelano lo scandalo, quello che più colpisce il senso comune provocando una giusta reazione di indignazione perché fino a quel momento non si era a conoscenza di un fatto.

Se ci si chiedeva come sarebbe iniziato il nuovo anno, in questi giorni si può dire che si è già raggiunto lo scoop che farà vivere di rendita i giornali fino al 2017. Per essere rispettosi del proprio codice deontologico da giornalisti, si deve tirare fuori dal cappello uno scoop che crea interesse nei lettori. Quindi, la prima pagina va aperta bene. Con una notizia del tipo “Patto segreto Bitonci-Pedro”. Gli “autonomi” che si vendono al nemico giurato, il sindaco che non rispetta la sua dichiarazione elettorale. Eccovi servita la storia.

Riportiamo le cose alla realtà, al di là di qualsiasi vena scandalistica da tabloid da quattro soldi. Proprio sulle pagine degli stessi giornali locali troviamo articoli di alcuni mesi fa in cui Bitonci dichiara a mezzo stampa la sua volontà di trovare un accordo sulla regolarizzazione del centro sociale Pedro, citando il modello del Rivolta. Dove sarebbero di conseguenza la segretezza ed il complotto? Tanto più che ad ora non esiste alcun tipo di documento o di procedimento formale avviato, quindi non è di fatto variato niente dalla dichiarazione passata del sindaco ad oggi sulla condizione degli spazi del centro sociale.

Gestire un centro sociale e fare attività politica sono per noi un qualcosa che hanno riconoscimento e legittimità al di là di qualsiasi decisione venga fatta dalle Giunte comunali: lo dimostrano le decine di migliaia di persone che attraversano ogni anno lo spazio e le tantissime altre con cui si connettono le nostre iniziative politiche e mobilitazioni. Accade talvolta che questa legittimità sia registrata anche dalle amministrazioni comunali, che riconoscono il radicamento e la presenza di una forza politica cittadina per ciò che produce e rappresenta nella città. L’amministrazione di Bitonci sembra voler riconoscere l’esperienza del Pedro, sapendo che non parla di un luogo fisico ma di un progetto politico che ha gambe ben solide. La volontà di non procedere con la demolizione dell’area in via Ticino non riguarda, tuttavia, soltanto la consapevolezza del soggetto politico che è il centro sociale. I nostri giornalisti narratori si scordano della mobilitazione trasversale al quartiere, in particolare dell’ansa Borgomagno, in opposizione allo sviluppo del centro commerciale in via Ticino; una mobilitazione che di certo non è stata portata avanti unicamente dal Pedro, anzi è stata organizzata spontaneamente grazie alla partecipazione diretta dei residenti della zona che rivendicavano verde, lo stop alla cementificazione, luoghi di socialità di quartiere.

Riguardo alla possibile regolarizzazione restiamo lineari con quanto detto in passato. Per noi un'eventuale regolarizzazione del Pedro significa sia ottenere riconoscimento, sia avere la possibilità di riqualificare con dei lavori specifici l’area in questione per ampliare i progetti culturali ed i servizi che offriamo. Stiamo parlando di installare pannelli fotovoltaici, dispositivi di produzione energetica ed alimentare a impatto zero, ospitare eventi culturali e musicali adesso non pensabili in uno degli ultimi luoghi di aggregazione giovanile rimasti a Padova, intensificare i lavori di informazione e di sostegno ai migranti così come ai precari. Alcuni di questi progetti sono in qualche misura, come noto, già esistenti da diverso tempo, ma per poterli intensificare hanno bisogno della formalità giuridica. Una nota a margine, che sarebbe inutile ripetere se non continuassero ad esserci le solite insinuazioni: le utenze di gas e luce sono sempre state pagate dal centro sociale, avendo stipulato un contratto a nome nostro. L'affitto non esiste proprio in quanto non c'è mai stata alcuna convenzione.

Insomma, le velleità da notizia dell’anno che gli articoli sul Pedro hanno avuto sembrano la scusa per una certo centro-sinsitra per continuare a fare campagna elettorale, senza rappresentare (ma, del resto, mai lo sono stati) alcuna alternativa a Padova. Per vent’anni l’amministrazione del Partito Democratico non ha saputo individuare una ricchezza nella cultura, nelle attività politiche e nelle problematiche cittadine che sono sempre state evidenziate dal Pedro, nonostante il centro sociale sia stato un polo di attrazione e di crescita politica per intere generazioni, nonché abbia determinato un cambiamento sociale nella vita stessa della città. In tutto questo tempo, non siamo mai stati convocati dagli amministratori di centro-sinistra per discutere del Pedro. Il PD ha sempre preferito rimanere sordo alle nostre istanze, costruire muri, emanare ordinanze sulla sicurezza, svuotare il centro storico dai giovani, non garantire le condizioni degne di accoglienza per i migranti. Proprio tutto quello che contesta adesso. Il sottofondo del complotto e del collaborazionismo tra amministrazione ed il centro sociale che si trova nelle parole degli esponenti del PD nasconde l’evidente pochezza di questo partito.

Se ancora ci dovessero essere dubbi su degli accordi segreti, oppure se il desiderio di capire quale “risposta ufficiale” gli attivisti del Pedro daranno a Bitonci dovesse essere irresistibile, ricordiamo che ogni martedì alle 19.00 c’è il comitato di gestione del centro sociale, durante il quale tutti i punti all’ordine del giorno vengono discussi in maniera pubblica, non certo clandestina. Passate a trovarci per avere informazioni, questa volta provenienti dalla fonte diretta.

Centro Sociale Occupato Pedro