Padova, Pavia, Firenze: la polizia carica tre iniziative contro il "fascio-leghismo"

8 / 2 / 2018

Una giornata convulsa, quella di ieri. Che riflette al meglio il clima che si respira nel Paese, tra torsioni reazionarie e desideri di riscatto. Mentre si assisteva al tentativo di vietare la manifestazione di sabato prossimo a Macerata, a Padova, Firenze e Pavia tre iniziative diverse contro il terrorismo di matrice “fascio-leghista” sono state caricate dalla polizia.

Ma ripercorriamo i fatti con ordine cronologico.

Il sindaco di Macerata Romano Carancini (PD) ha diffuso nel pomeriggio di ieri un appello, invitando a sospendere la manifestazione di sabato prossimo, per non turbare il processo di guarigione dei cittadini marchigiani. «Credo che ci sia un tempo per il silenzio e un tempo per manifestare, tutti insieme, a favore della vita, per la nostra Costituzione, per i diritti alla legalità. Questo è il tempo della riflessione e dell’impegno a riprendersi e ritrovarsi, tra noi, verso quello che siamo».

Le parole del primo cittadino hanno tuttavia trovato subito l’adesione di diverse sigle della “sinistra istituzionale” - Anpi, CGIL,  Arci e Libera - che hanno dichiarato di aver annullato la manifestazione in ottemperanza alle gentili sollecitazioni. 

Due dichiarazioni, di Carancini prima e delle associazioni poi, da cui si sono immediatamente dissociate le realtà di movimento, che hanno invece ribadito l’urgenza di una massiccia partecipazione alla mobilitazione del 10 febbraio.

Uno statement che non ha tardato a suscitare un’altra dichiarazione, quella del ministro degli Interni Minniti che, sensibile alla necessità di «pace e tranquillità» del capoluogo marchigiano, si è detto sinceramente grato per la devota risposta di Anpi, CGIL, Arci e Libera. «Al tempo stesso mi auguro che anche altre organizzazioni che hanno annunciato manifestazioni accolgano l’invito del sindaco di Macerata. Se questo non avverrà, ci penserà il Ministro dell’Interno ad evitare tali manifestazioni». 

Un’intollerabile minaccia quella di Minniti, in continuità con la negazione de iure degli spazi del dissenso, che hanno caratterizzato il suo operato in questi mesi.

Lungi dall’ottenere una prona risposta, la sommatoria degli interventi di ieri ha dimostrato che esiste nel Paese una volontà di riscatto collettivo, non solo nei confronti del “fascio-leghismo”, ma anche di un’ideologia securitaria che comprime in modo organico il quadro dei diritti e delle libertà.

Ecco perché ad esempio a Pavia, dove pure la questura aveva vietato il corteo antifascista e antirazzista chiamato dopo l’aggressione avvenuta poche ore prima dell’attentato di Macerata da parte di una ventina di naziskin ai danni di cinque ragazzi, ieri si è scelto di scendere comunque in piazza. Così a Firenze, dove il segretario della Lega Salvini era atteso per un appuntamento elettorale, in centinaia hanno partecipato al presidio antifascista convocato da Iniziativa Antagonista Metropolitana. A Padova ancora è stata la «passeggiata antifascista», che da alcuni mesi diverse realtà e singolarità cittadine fanno nelle vie del centro ogni mercoledì sera, ad aver assunto un significato più ampio, dopo i fatti di Macerata.

Tre città, tre contingenze, tre contestazioni peculiari, due tratti in comune: antifascismo e cariche. A Pavia il corteo è stato violentemente respinto dai reparti mobili (guarda il video di Local Team), così come è accaduto a Firenze (guarda il video di RepTv), città in cui la celere era stata spiegata proprio in opposizione alle mobilitazioni. A Padova è stata una provocazione di alcuni neofascisti in piazza dei Signori, prontamente respinta dai partecipanti alla “passeggiata”, ad aver scatenato la celere contro gli antifascisti e le antifasciste. La polizia era presente in piazza per via di un convegno organizzato da Fratelli d'Italia.

«La polizia difende i fascisti e carica chi porta in piazza la solidarietà alle vittime del terrorismo fascio-leghista» hanno detto gli attivisti al megafono, mentre rimanevano in piazza, facendo indietreggiare la pattuglia.

Non può essere considerato casuale il dispiegamento di forze di sicurezza attuato ieri, soprattutto se messo in relazione con le patetiche richieste avanzate dal sindaco di Macerata e, ancor di più, con le intimidazioni di Minniti. Ci si domanda infatti a quali dispositivi ricorrerà sabato 10, perché è evidente che a nulla siano valse le minacce ministeriali, e che anzi abbiano suscitato una più convinta determinazione a riempire le vie e le piazze della città.