Padova - Picchiato dai vigili urbani un cittadino nigeriano, fermato per un controllo sul biglietto dell'autobus

Ennesimo inacettabile episodio di violenza da parte degli "uomini in divisa"

11 / 4 / 2014

Oggi alle 14.30 la conferenza stampa dell'Associazione Razzismo Stop e dell'ADL Cobas per denunciare un ennesimo caso di violenza da parte di agenti in divisa: i vigili urbani picchiano al volto Presley, cittadino nigeriano, fermato per un controllo sul biglietto dell'autobus, che finisce in ospedale con il volto tumefatto. 

La vicenda che viene raccontata ha dell'incredibile se non fosse che sono troppi i casi in cui persone in divisa pensano di poter fare ciò che vogliono coperte dall'impunità. E' passato poco tempo dall'aggresione dei celerini ad un attivista del CSO Pedro, nell'episodio di oggi in scena a picchiare un migrante sono vigili urbani. Contesti diversi ma che ci fanno dire che è quanto mai necessario denunciare ogni caso di violenza e di arroganza degli "uomini in divisa". Continuare le battaglie e le mobilitazioni generali, da quella sui numeri identificativi alla fine dell'impunità per gli episodi di violenza durante operazioni di polizia o nelle carceri, per rompere il paradigma della "sicurezza" presentata come la giustificazione dell'inaccettabile comportamento delle cosidette "forze dell'ordine" che arriva a plasmare anche l'operato dei vigili urbani (.. basta pensare alle squadrette contro i venditori ambulanti). 

Di seguito il racconto di Presley e della conferenza stampa riportato da Progetto Melting Pot

PADOVA I VIGILI URBANI PICCHIANO AL VOLTO UN CITTADINO NIGERIANO AMMANETTATO

Un’altra storia di violenza ai danni di un cittadino straniero. Ma a Padova questa volta sono i Vigili Urbani ad essere i protagonisti di questo vergognoso episodio che riporta alla mente quanto successo nel 2008 ad Emmanuel Bonsu, un giovane studente picchiato da sette agenti della Polizia Municipale.

Questa volta però la vittima delle violenze è un lavoratore nigeriano di 49 anni. Prensley è in Italia da vent’anni, è sposato, ha un figlio di qulache mese e da sei anni lavora come stuart a chiamata durante gli eventi che si svolgono in fiera. Si occupa di sicurezza e la sua stazza non lascia spazio a dubbi: non è certo uno che può essere facilmente colpito al volto in una collutazione.
Eppure, quando entra nella sede dell’ADL Cobas di viale Cavallotti 2, a Padova, sembra essere stato torturato. Il suo volto è completamente tumefatto. I suoi occhi sono gonfi, quasi non ci vede e ai polsi ha ancora i lividi delle manette.

Mercoledì pomeriggio usciva di casa per fare la spesa. Saliva su un autobus extraurbano per poi scendere ed incrociare il numero 22, linea urbana, che doveva portarlo al supermercato. Doveva, perché una volta salito sull’autobus ha timbrato nuovamente il biglietto e l’autista, dopo aver chiesto l’esibizione del titolo di viaggio, ha contattato l’auto dei controllori che in pochi minuti si sono presentati ad una fermata successiva per salire a bordo. Secondo i controllori il biglietto sarebbe stato irregolare, ma invece di procedere con l’emissione della multa, hanno preferito informare Prensley che sarebbe stato accompagnato in Questura.
Sono le quattro del pomeriggio. Lui,in possesso del permesso di lungo perido non ha nulla da nascondere. Incensurato, regolarmente soggiornante, pensa ad un enorme equivoco. Ma quando all’altezza dell’incrocio che divide in due Corso Vittorio Emanuele II i controllori di viaggio si accorgono della presenza di una pattuglia della Polizia Municipale, chiedono all’autista di fermare la corsa.
Scendono e con loro scende anche Presley che immediatamente viene circondato dai tre controllori e dai due agenti. Continua a chiedere che gli venga notificata la multa ed invece si ritrova schiacciato addosso al muro con le manette strette ai polsi.
Ma è quello che accade dopo ad essere vegognosamente grave: perché un agente della Polizia Municipale inizia a colpirgli ripetutamente il volto. Sette otto, dieci pugni sferrati contro l’occhio e la bocca di Presley prima di scaraventarlo a terra, mentre lo stesso Vigile non smetteva di rivolgergli frasi che la dicono lunga sui pensieri che passavano per la mente all’agente: "torna al tuo paese, non devi venire qui a rompere, torna a casa tua". Eppure la casa di Presley da vent’anni è l’Italia dove ha costruito famiglia e futuro.

Intanto arrivano altre pattuglie. Presley viene caricato in auto e portato al posto di Polizia Municipale sul retro della stazione dove rimane chiuso in cella per oltre un’ora con il viso grondante di sangue le manette che stringono forti i polsi. Poi arriva il Comandante della Stazione che, evidentemente preoccupato per le condizioni dell’uomo, lo fa liberare e chiama immediatamente il Pronto Soccorso. Arriva l’ambulanza ed i Vigili chiedono semplicemente al personale del Pronto Soccorso di medicare e pulire il viso del ferito. Il personale medico si rifiuta e impone che Presley venga immediatamente trasportato in ospedale, che raggiunge accompagnato da tre agenti, diversi dai protagonisti dell’episodio. I medici sono costretti a visitarlo in presenza degli agenti. Quando all’una di notte il medico chiede di lasciarlo in osservazione i Vigli chiedono le sue dimissioni per poterlo portare in Questura. Il Medico cede chiedendo agli agenti di riportarlo in ospedale una volta finiti gli accertamenti. Una storia grottesca.
Presley raggiunge la Questura e dopo circa un’ora gli viene chiesto di firmare un verbale che muove contro di lui pesantissime accuse, redatto da tre Vigili che neppure erano presenti all’episodio. In tasca ora ha un foglio con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti e mancata esibizione dei documenti.
Il giorno seguente Presley si reca dai Carabinieri per sporgere immediatamente denuncia e poi si rivolge all’Associazione Difesa Lavoratori che, insieme all’Ass. Razzismo Stop, lo sosterrà nella ricostruzione dei fatti e nella denuncia delle violenze subite. Già nel pomeriggio di venerdì la prima conferenza stampa che certamente non farà dormire sonni tranquilli ai vertici dei Vigili Urbani cittadini. Solo poche settimane fa un attivista del Centro Sociale Pedro aveva avuto un trattamento simile da parte degli agenti del reparto mobile della Questura, con il risultato di una costola rotta e diverse contusioni sul corpo.

Da parte della Polizia Municipale, ad ora, non vi è alcuna ricostruzione dei fatti. I verbali redatti si limitano solamente a riferire che "il soggetto tentava la fuga alla richiesta da parte degli agenti dell’esibizione dei documenti". Ma sollecitati dalla stampa a rispondere dell’episodio i Vigili ora sostengono di essere stati aggrediti da Presley. Non sarà facile ricostruire la verità di quei minuti trascorsi in cosrso Vittorio Emanuele. E forse, non è neppure interessante. Perché qualsiasi sia la colpa di Presley, è il suo volto a raccontare quegli istanti. Un uomo con il volto tumefatto che evidentemente non ha potuto proteggersi da colpi che a tutto assomigliano meno che ad un tentativo di fermare una persona che fugge per non aver obliterato correttamente un biglietto dell’autobus.
Le immagini parlano chiaro: un "nigeriano" di quasi due metri con i segni delle manette strette ai polsi che viene colpito ripetutamente al volto. che operazione giustifica un pestaggio simile?

Nelle prossime ore il Comandante della Polizia Municipale di Padova, Lorenzo Panizzolo, dovrà spiegarlo alla città. Sempre che si voglia andare fino in fondo. Sempre che il colore della pelle del nostro amico Presley non sia già una mezza accusa contro di lui.

Articolo tratto dal Progetto Melting Pot

Padova - Presley racconta l'aggressione dei vigili urbani